Il 25 marzo è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della Cultura Dario Franceschini. Il 25 marzo è la data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, si celebra in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con tante iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali. L’edizione del 2021 inoltre ricorre nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta. Se Dante fosse vissuto ai giorni nostri come inizierebbe la Divina Commedia:
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una pandemia,
ché la diritta via era smarrita”.
Il verso di Dante che oggi però tutti ci auguriamo è l’ultimo verso del canto XXXIV dell’Inferno. Un presagio di luce e speranza che oggi più che mai, con l’emergenza sanitaria da Covid-19 in tutto il mondo, ci fa apprezzare la potenza della poesia del Sommo Poeta. Nel finale dell’Inferno si intravede la luce. Dante e Virgilio contemplano il cielo notturno dell’altro emisfero ed è un cielo stellato meraviglioso, una sorta di presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre precedenti. E infatti quel cielo si mostra: “come pura felicità dello sguardo”. Un parallelo che, in qualche maniera, oggi ciascuno di noi potrebbe fare con la condizione di quarantena nella quale siamo costretti a vivere (sempre meglio, giustamente si dirà, di chi invece è ricoverato in ospedale o combatte ogni giorno col rischio di ammalarsi). Viviamo tutti nell’attesa di uscire dal nostro personale inferno, come Dante e Virgilio. Tutti speranzosi di trovarci nel purgatorio di questa pandemia, di avere il nostro presagio di speranza. Ora come ora non possiamo far altro che aggrapparci a quest’idea. E rileggere Dante.
Roberto Scola