Agosto se n’è andato e tornerà di nuovo l’anno che verrà, accompagnato dalle solite temperature alte, dall’afa insopportabile e dai tanti pensieri che porta con sé il confronto con chi poco o tanto tempo fa è fuggito da questa terra natia che non ama più – che non riconosce più – che preferisce dimenticare.
In realtà, chi è andato via, magari prendendo il treno delle sette e trenta, avrà avuto tanti buoni motivi per fuggire da questo Sud o da questa Italia. In genere, si va via dal Sud o dal Bel Paese, per necessità o per puro desiderio di evasione o ancora semplicemente perché si è amanti della vita nomade.
Ricordo qualcuno che una volta ha scritto: “Ogni giorno mi guardavo allo specchio e mi chiedevo se quello che mi accingevo a fare mi piacesse sul serio. Quando mi sono reso conto che la risposta era sempre negativa, ho capito che era il momento di cambiare vita”. Spesso anch’io mi sono posto la stessa domanda davanti allo specchio e certe volte me la pongo ancora. Sono sicuro che tanti altri, come me, si pongano, guardandosi allo specchio, la stessa domanda. Ognuno dovrebbe trovare il coraggio di cambiare la propria vita se non la ritiene soddisfacente e dignitosa. C’è chi consiglia di gettarsi a capofitto nel cambiamento, di farlo per il proprio bene, perché un’esperienza all’estero apre la mente ed insegna la tolleranza.
La domanda allora nasce spontanea: E’ più coraggioso chi resta o chi parte? Questo è un gran bel dilemma. Non è facile trovare una risposta. Quantomeno non è facile trovare un’unica risposta. Dipende da tante variabili e soprattutto dipende da quale punto di vista si osserva la vita. C’è chi sostiene che è molto più coraggioso chi va via, chi decide di trovare fortuna altrove, chi decide che la propria vita è molto più importante di qualsiasi paura o timore, chi mette al primo posto la propria realizzazione personale e i propri sogni, soffrendo nella consapevolezza che ciò comporta l’allontanamento da persone care, dai propri amici e dalla propria famiglia.
Talvolta, cambiare percorso alla propria vita non vuol dire per forza abbandonare la propria terra, a volte significa solo non accontentarsi. Anche se è molto più semplice restare bloccati nello stesso posto, non smuoversi da una condizione di tranquillità e di staticità, nella vita questo non basta…mai. Perché la vita possiamo paragonarla ad un fiume, scorre continuamente, a volte placidamente, altre volte in maniera torrentizia. Restare fermi è innaturale, controproducente, letale.
Si dice che i migliori vadano via prima o poi. Per quanto mi riguarda, non credo in assoluto a questa definizione, soprattutto perché casi di successo esistono ovunque, al Sud o al Nord Italia come altrove. Non è detto che necessariamente i propri sogni si possano raggiungere solo altrove. Ognuno deve trovare il proprio equilibrio personale e professionale, il proprio habitat naturale. Le opportunità ci sono ovunque, basta saperle cogliere. Ormai il mondo in cui viviamo sta diventando sempre più globale e digitale.