Di Giuseppe Liuccio
Per giovedì 28 aprile è convocata la Comunità del Parco del Cilento e del Vallo di Diano per procedere alla nomina dei componenti del Comitato di Gestione di propria competenza. Nell’augurare ai sindaci del territorio che facciano con celerità e senso di responsabilità le scelte migliori , vorrei ripercorrere qui di seguito , in sintesi, la storia dei venti anni e passa dell’Ente che accese entusiasmi e speranze e fu salutato come straordinario motore di sviluppo. Così non è stato. E negli ultimi ha perduto capacità di programmazione nonche determinazione ed efficienza nella gestione. Urge riprendere lo spirito degli inizi e ricreare entusiasmo, attese e fiducia negli abitanti. Compito questo, che spetta soprattutto ai sindaci, che sono,o dovrebbero essere,le voci più autorevoli e rappresentative del vasto territorio…
“Dal faggio al corallo!”: fu questo lo slogan con il quale, alla fine degli anni ‘80/Inizi ’90 iniziammo la battaglia per l’istituzione del Parco del Parco del Cilento-Vallo del Diano e successivamente anche Alburni. Eravamo in pochi (ambientalisti convinti, intellettuali di frontiera, politici avveduti, amministratori lungimiranti e sensibili), ma determinati. Ed intendevamo evidenziare una specificità del territorio da proteggere, che poteva contare su di un processo di osmosi, tanto perfetto quanto raro, tra mare e monti lungo itinerari ricchi di memoria storia e di bellezze paesaggistiche, inimmaginabili altrove:Paestum-Calpazio.-Alburni-Vesole- Cervati; Velia-Gelbison;Tresino-Licosa-Monte Stella;Palinuro-Camerota-Infreschi-Scario- Monte Bulgheria.E venne la legge istitutiva con la piena e legittima soddisfazione di quanti si prefiguravano un assetto ed un futuro diverso del territorio e con la rabbia degli speculatori, che alimentarono la canea dei falsi cacciatori e di ingenui contadini e pastori ,vittime del terrorismo psicologico 180.000 ettari e passa da proteggere in un territorio totalmente, o quasi, antropizzato, caratteristica che distingue il nostro parco e ne fa quasi un UNICUM tra le aree protette del nostro Paese, per la delicatezza degli interventi, per il rapporto equilibrato uomo-ambiente, per la tutela ed il rilancio delle attività ecocompatibili, per il recupero degli antichi mestieri, per la valorizzazione dei centri storici delle zone interne, per l’esaltazione della ricca e varia architettura minore. Preesistenze archeologiche di grande valenza internazionale, Paestum e Velia in primo luogo, ma anche Civitella e Roccagloriosa nella stimolante avventura, ancora tutta da rileggere. Dei nostri Padri Lucani;chiese e conventi, eremi ed abbazie, testimoni della storia straordinaria, anche se non opportunamente conosciuta, del monachesimo italo-greco e benedettino; dimore gentilizie, castelli, fortilizi di montagna e torri di mare, tasselli di un ricco mosaico con le figure di baroni e popolo, rivoluzionari temerari e tiranni sanguinari, pirati e briganti. E, ancora, i luoghi sacri al mito:Licosa e Palinuro, Molpa e Camerota, i santuari mariani, le chiese rupestri, i musi della civiltà contadina, i mille mestieri dell’artigianato; ,.infine, i caprici della natura nei miracoli di bellezza dei fenomeni carsici di Pertosa e Castelcivita, della Grava del Fumo e del Bussento, delle gole orride e bellissime del Calore e del Mingardo, del fascino misterioso delle grotte marine di Palinuro e Camerota. Questi ,e non solo questi ,i tesori contenuti nello scrigno Parco, per non parlare di quelli del versante Diano:. Passo del Corticato, della Sentinella, la valle delle orchidee di Sassano, il Museo a cielo aperto di Teggiano, Padula e la sua bellissima Certosa, che ci invidia l’intera Europa(meritano un discorso a partec he di sicuro farò a breve)……un patrimonio di arte, di storia, di cultura, di pregi ambientali da immettere nel circuito virtuoso dell’offerta turistica; un patrimonio da spendere sui mercati attivando rapporti fecondi di collaborazioni con le università e i centri di ricerca, attirando sul territorio istituzioni scientifiche ed intelligenze di spessore a livello nazionale ed internazionale, nella consapevolezza che i nostri piccoli paesi possono diventare riserve ed oasi di vivibilità serena nell’era attuale, e dell’immediato futuro, della società cablata in cui telelavoro, teledidattica, telemedicina alimenteranno la fuga dallo smog e dello stress delle città. .Peccato che istituzioni, economisti, imprenditori e la stessa stampa non abbiano colto appieno la forza dirompente di rivoluzione positiva che il Parco ha in sé. Colpa gravissima di tutte o quasi le “governance”, a cui ne è stata affidata la gestione d a una classe politica inadeguata, che ha governato il territorio, parco compreso, nell’ottica della lottizzazione selvaggia e nella logica del clientelismo becero e del familismo amorale, là dove necessitava sc egliere guardando al merito e alle professionalità poù che alla logica di appartenenza. ..politica. Unica eccezione fu quella del compianto Prof. Enzo La Valva che si distinse per preparazione, professionalità , serietà ed eticità.
L’eredità che raccoglie la nuova “governance” è pesantissima. e costellata, tra l’altro, da vecchie e nuove inadempienze ed appesantita, ancor più, da diversi disastri ambientali e non. Urge fin da subito un serio processo di profonda trasformazione, cche è affidato al nuovo Presidente, che, stranamente ed inspiegabilmente, è stato tenuto in attesa per circa quattro mesi dal momento della designazione (a metà dicembre 20159 a quello dell’insediamento, avvenuto pochi giorni fa. Ora si va diritti e, si spera, a pieno verso il completamento degli organi statutari. Manca solo l’elezione/ designazione da parte della Comunità del Parco dei membri di sua spettanza. Spero e mi auguro fortemente che non si faccia melina e non si sollevino polveroni e pretesti per inutili e dannosi rinvii. Data la situazione si cadrebbe dalla TRAGEDIA nella FARSA.E nessuno ha voglia di ridere, men che meno i cittadini del territorio, che sono stati già ricoperti impunemente ed incolpevolmente di ridicolo. E mi sia consentita un’ultima considerazione: per gestire il Parco, con le caratteristiche uniche e irripetibili del nostro del nostro, occorrono scelte di alto profilo. Nel territorio ci sono intelligenze e professionalità. Tra sindaci e non, che possono consentire di volare alto e dare una spallata decisiva allo sviluppo delle nostre comunità. Che la scelta sia quella giusta, al di fuori della logica asfittica del piccolo interesse municipale o, peggio ancora, del vecchio calcolo di bottega di parte/partito. Se così non fosse un grande progetto di rilancio ed una irripetibile occasione di sviluppo di tutto il territorio a Sud della nostra provincia si arenerebbe nel pantano del più gretto provincialismo politico e culturale. Ma i sindaci faranno onore, lo spero fortemente, alle più nobili tradizioni della nostra terra e si comporteranno di conseguenza. BUON LAVORO!