L’estate 2023 è stata archiviata con una generale soddisfazione sia per l’aspetto meteorologico sia per quello economico. In ogni angolo di territorio compreso nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA) c’è soddisfazione per il ritorno ad un normale andamento della vita vissuta sia da parte dei residenti, sia da chi ha deciso di trascorrere parte delle sue vacanza sui nostri litorali, nei borghi collinari e montani ed anche di chi è semplicemente tornato ad assaporare la vita nel luogo dove si hanno le radici.
In estate, generalmente, si fermano anche le polemiche su come il territorio è gestito sia dal punto di vista amministrativo sia per come sono organizzati i servizi destinati ad una popolazione raddoppiata, triplicata e, in alcuni casi; anche di più!
Relativamente all’estate del 2023 ci si concentra soprattutto su come il territorio è uscito dalla fase pandemica che tanti problemi ha creato a livello mondiale, europeo, nazionale e, ovviamente, locale.
Chi ha vissuto in modo itinerante l’area del PNCVDA ha avuto l’opportunità di percepire novità, trovare conferme, intravedere opportunità, capire in che direzione ci si è incamminati come comunità, scoprire se qualche antica bruttura è stata sanata …
Chi invece vive stabilmente in un’area o comune del PNCVDA può fare lo stesso in riferimento al suo punto di vista!
Purtroppo, da qualsiasi punto si prenda, il rapporto tra l’ente parco e gli abitanti che vi vivono in modo permanente è quasi inesistente. Con il lungo periodo di commissariamento (è successo anche in altri tempi) dell’ente affidato al presidente “scaduto” Tommaso Pellegrino, la situazione non è migliorata. Né il ritorno alla gestione ordinaria con la nomina del nuovo presidente, Giuseppe Coccorullo, poteva risollevare le sorti di un rapporto compromesso nel tempo tra cittadini e l’area protetta.
Pertanto, il compito di recuperare in toto o in parte un livello minimo di attenzione da parte della popolazione verso l’istituzione Parco toccherà al neo presidente G. Coccorullo, insediatosi all’inizio dell’estate 2023.
Dopotutto, nemmeno i sindaci che amministrano gli oltre 80 comuni compresi nel perimetro dell’area protetta e quelli che si affacciano sulle due Aree marine protette (Baia Infreschi e Masseta e S. Maria. Di castellabate) tengono in grande considerazione l’ente Parco che solo nel 2022 ha riversato sul territorio oltre 21 milioni di euro come spese ordinarie e altrettanti come avanzo di amministrazione provenienti dagli anni precedenti per progetti ancora non completati … (nel rendiconto relativo al 2022 il 90% delle voci in capitolo risultano spese al 70%).
Se è vero che i sindaci hanno poca voce in capitolo nella gestione dell’ente, è anche vero che la Comunità del Parco di cui fanno parte, oltre a nominare 4 consiglieri nel direttivo; ha il suo presidente che vi partecipa di diritto senza poter votare ma con voce in ogni “capitolo” portato all’atenzione del consiglio. Pertanto, è evidente che, anche in questo caso; solo il disinteresse verso cosa succede all’ente può spiegare l’atteggiamento di apatia nei confronti dell’istituzione che tante speranze aveva generato negli anni ’90 quando il parco fu istituito.
Negli anni passati sono stati presentati decine di progetti, elaborati altrettanti percorsi tesi ad avviare e far finanziare. Sono state riversate sul territorio ingenti risorse … tutti i soggetti promotori sono partiti da un punto fisso “essere parte dell’area protetta “PNCVDA”.
Purtroppo, l’ente non ha saputo né voluto assumere un ruolo di coordinamento per evitare fughe in avanti soprattutto su tematiche che toccano nel vivo l’essenza stessa dell’istituzione Parco.
Due progetti finanziati nell’ambito della “Strategia Aree Interne”: quello del Vallo di Diano e del Cilento Interno; Unione dei comuni Cilentani con capofila Capaccio Paestum; un finanziamento al comune di Sanza (20 milioni di Euro) nell’ambito dei progetto che ha premiato 22 Borghi, uno per regione, in Italia; Lo stesso Parco ha avuto finanziamenti straordinari per specifici interventi come la realizzazione del Museo del mare a S.M. di Castellabate, il museo della Dieta Mediterranea a Pioppi, il Museo Naturalistico, della biodiversità e multimediale a Montisani; decine di sentieri tracciati grazie a finanziamenti all’ente e poi consegnati ai comuni che non ne fanno la manutenzione; decine di palazzi e conventi ristrutturati e consegnati ai comuni che li tengono rigidamente chiusi; l’osservatorio astronomico di Pedina e L’archeodromo di Araldi ai piedi del Cervati, nel comune di Monte San Giacomo; una decina di castelli rifatti e rigidamente chiusi al pubblico; impianti sportivi come il Centro sportivo Meridionale di San Rufo ridotto ad una stato pietoso; la rete museale minore gestito una volta dalle Pro Loco, dimenticata …
Di fronte a tale strazio è stato “naturale” per cittadini e sindaci “girarsi” da un’altra parte per non vedere il disastro né sentire il “grido di dolore” che rivendica azioni capaci di risvegliare il “senso civico” dei residenti, anch’esso assopito se non rassegnato.
Chi ha tentato di dare un’anima al territorio compreso nel perimetro del “parco”, arretra e si nasconde dietro la consapevolezza di aver già “dato” lasciando campo libero a chi, fin dalla prima ora, aveva pronosticato come azzardato il tentativo di proteggere natura, cultura e paesaggio. Beni che, fino a quel momento, erano stati preservati dallo “splendido isolamento” in cui la storia, passata e recente, l’aveva lasciato.
L’idea di una regione verde configurata territorialmente, strutturata istituzionalmente e riconosciuta prepotentemente dall’UNESCO che diventasse, nei fatti, quella “provincia” cilentana che ha fatto sognare molti intellettuali e politici cilentani, è fallita! Resta la speranza che, in un prossimo o remoto futuro, le giovani generazioni che incalzano sappiano fare meglio di chi li ha preceduti!
Il futuro è affidato a Giuseppe Coccorullo che avrà la responsabilità di affrontare, oltre al resto dell’autunno e l’inverno mereologico alle porte, anche il “freddo” e il “gelo” (si può anche definire “indifferenza”) che è già calato tra l’ente parco e le comunità che lo abitano.