Piagginesi e Curia separati in casa! Il popolo asserragliato nella piazza con le braccia “conserte” a “vegliare” sull’evolversi degli eventi; il Parroco che si insedia in una chiesa vuota dove entrano il sindaco Guglielmo Vairo e qualche parrocchiano per sbrigare la pratica della consegna delle chiavi.
In mezzo Don Cosimo Cerullo, parroco di Roccadaspide e vicario del vescovo per la Valle del Calore, che scruta “solitario” la scena dal portale della chiesa.
Sarà questo l’ultimo atto della clamorosa protesta dello “sciopero” bianco andata in scena nella serata di sabato 29 settembre nella piazza e nel corso Umberto I?
Solo il tempo potrà fare chiarezza …
Il tutto comincia con la richiesta di don Aniello Palumbo, per decenni parroco di Piaggine e di Valle dell’angelo che giungo alla veneranda età di 86 anni decide che è arrivato il momento di tirare i remi in barca e di evitare gli stressanti impegni liturgici previsti per il mese di agosto con le feste patronali di San Barbato a Valle dell’Angelo e delle Madonna del Vivo e di Santa Filomena a Piaggine.
Ciro Mineri, decide di inviare Don John a Piaggine per assolvere al compito di non lasciare le due comunità orfane di un prete proprio quando i due paesi si rianimano per l’arrivo di decine di emigranti che tornano per riaprire le case e riunire le famiglie disseminate in ogni dove nel mondo vicino e lontano.
Infatti, il sacerdote che è al centro della disputa, era già stato destinato (come conferma Don Cosimo Cerullo) alla parrocchia di Roccadaspide retta proprio dal vicario del vescovo. Pertanto, la sua presenza a Piaggine sarebbe, in ogni caso, stato come il passaggio di una stella cadente nel cielo di agosto.
Le cose, però, vanno diversamente …
Il sacerdote prende sul serio l’incarico. Entra rapidamente in sintonia con le due realtà che gli sono state affidate: apre i portoni della chiesa ad ogni ora, esce tra la gente per farsi conoscere, entra nelle case di chi soffre, convoca i “vivi” al cimitero per rendere onore a chi non c’è più, blandisce i bambini per riportarli intorno all’altare a servire messa, rende “conto” dell’impiego delle offerte dei fedeli, prolunga le liturgie implementando gli incontri con le persone anziane che abitualmente già frequentano la chiesa, accende perfino le luci per dare un “tono” alla navata della chiesa … perfino i giovani che solitamente stazionano davanti ai bar sentono il richiamo del buon pastore!
Intanto, il mese di agosto viene archiviato, come avviene in ogni fine estate, con lo svuotamento di case e piazze che tornano al loro sonnacchioso procedere inesorabilmente verso l’autunno. Ma, come avviene per l’estate meteorologica che non vuole andare a sbarcare il lunario tra le cadute della foglie e i primi temporali, anche l’entusiasmo verso don John non cala, anzi …
I residenti “cronici” hanno preso gusto al nuovo ritmo imposto dal “prete d’agosto” e danno per scontato il fatto di aver trovato il nuovo parroco sul quale poter contare!
Come una doccia gelata, arriva la notizia che don John dovrà lasciare l’alta Valle del Calore per scendere a coprire, come sostituto, il posto di Don Cosimo Cerullo di Roccadaspide perché si deve sottoporre ad un intervento chirurgico programmato da tempo. Mentre sarà don Loreno, attuale parroco di Laurino e Campora, a prendere il posto di don Aniello aggiungendo al suo gregge anche le anime di Valle Dell’Angelo e Piaggine.
A dare la notizia è lo stesso don John che, evidentemente, crede di poter continuare la sua opera pastorale tra la gente che vivono nei due comuni.
I primi a sorprendersi sono proprio gli assidui frequentatori della chiesa che, sfrondate le presenze dei “forestieri” si ritrovano ad essere più numerosi del solito e, soprattutto, a vivere la liturgia in modo nuovo e più accattivante. A seguire, mossi da curiosità, si avvicinano anche i loro familiari. Bambini e mariti. Infine, perfino quelli che abitualmente preferiscono aspettare davanti ai bar a sorseggiare spritz e prosecchi l’uscita dalla messa di donne e bambini, varcano il portone della chiesa madre per capire cosa smuove le coscienze dei propri cari che sembrano trasformati dalle iniziative del nuovo prete.
Da qui alla mobilitazione di un’intera comunità il passo è breve ed ecco che le ultime messe celebrate dal “prete d’agosto” iniziano con happening che vedono coinvolte genti di ogni età comprese persone che ha messa si vedono solo in rare occasioni. Terminata la liturgia l’adunata si trasforma in veglia di preghiera e la mattina dopo la discussione sul “che fare?” si sposta nelle piazze e davanti ai bar, nei negozi, lungo via Europa e perfino sugli alti pascoli dove si incrociano escursionisti e addetti alla cura degli animali al pascolo.
Il tempo passa inesorabile e né il vescovo, Ciro Mineri, né don John riescono a chiarire l’equivoco che ha scatenato una sorta di catarsi collettiva. L’unica strategia che appare evidente venga adottata è quella di dare tempo al “generale tempo” che sa fare bene il suo dovere di far scendere la tensione.
Il calcolo, però è del tutto sbagliato, in quanto all’arrivo di don Loreto, il nuovo parroco, che riceve le consegne da don Cosimo Cerullo delegato dal vescovo, non poteva avvenire in condizioni peggiori:
il popolo “chiainaro” a presidiare corso Umberto e l’ingresso della chiesa piantonato da una gracile suora che accompagna l’ingresso triste del parroco predestinato a svolgere il compito affidatogli dal vescovo in condizioni di estrema difficoltà.
Solo gli ingenui avrebbero potuto sperare in un lieto fine della storia del “prete d’agosto” ma proprio la leggerezza con cui una comunità, che di solito non si esalta né si deprime facilmente, si è fatta prendere dall’entusiasmo avrebbe potuto meritare un finale della storia diverso.
Immaginiamo per un attimo che il Vescovo Ciro Minieri, alla prima avvisaglia di rivolta si fosse precipitato a Piaggine per capire a cosa fosse dovuta una levata di scudi così forte; Oppure che avesse risposto al sindaco Guglielmo Vairo precipitatosi a Vallo della Lucania immediatamente per capire i motivi della decisione, promettendogli un suo intervento diretto a Piaggine; o se solo avesse voluto “guardare” al lato positivo della vicenda che ha avvicinato tanta gente che vive lontano dalla fede per coglierne l’anelito positivo verso l’opera educativa per un ravvedimento; per non parlare della possibilità di rendere permanente la voglia della gente di ogni età di diventare protagonista della propria esistenza …
Oggi, purtroppo, si corre il rischio di un’inversione di tendenza che non riporterà la situazione nelle stesse condizioni in cui il buon don Aniello le aveva lasciate, ma di andare ben oltre quella soglia minima vitale che vedeva qualche decina di anziani frequentare la liturgia quotidiana, il cui numero veniva implementato nei giorni festivi più dalla forza dell’abitudine a “vestirsi” per uscire che per andare a cercare il refrigerio dell’anima, per diventare folla in occasione di funerali o matrimoni con pochi a presenziare le esequie dentro la chiesa e molti ad attendere in piazza pronti ad accompagnare il feretro o gli sposi al cimitero e la ristorante.
Si hanno notizie che Ciro Minieri sta programmando una nuova pastorale tesa a coinvolgere i civili nella gestione delle comunità parrocchiali per far fronte proprio alla carenza di preti che sono alla base di tanti problemi. Ecco, una buona occasione persa per mettere alla prova chi protesta per “convertirli” alla buona causa di creare nuova linfa nella società contemporanea che rende sempre meno attraente per un giovane prendere i voti e indossare l’abito talare.