Appena lette le tracce sorteggiate per la prova scritta del concorso per Matematica e Scienze, che sostenni tanti anni fa, il mio cuore riprese a battere con regolarità. La tensione di botto sparì. Uno degli argomenti proposti,” I moti della Terra. Prove e conseguenze”, mi aveva sempre appassionato e incuriosito. Decisa sulla scelta, tranquilla cominciai a scrivere…… .
Partendo dai moti millenari di cui non siamo in grado di osservare direttamente le conseguenze perché producono mutamenti interessanti dal punto di vista geologico ma non influiscono sul corso della vita umana, nel mio elaborato mi concentrai, poi, sul succedersi delle stagioni, l’alternarsi del dì e della notte, che hanno invece importanti effetti sui ritmi biologici terrestri e ripercussioni sul nostro animo.
In particolare il dì e la notte, ore di luce e di buio. Fascino e mistero che ci rimandano alla vita, alle sue bellezze, ci aprono ai sogni e all’immaginazione. Il dì con i suoi colori, i suoi suoni, l’entusiasmo nell’agire, e la notte che, avvolgendo ogni cosa nel silenzio della sua oscurità, è il momento migliore per riflettere, per porsi domande, provare grosse emozioni e nella pace, ascoltare la propria coscienza. Ma la notte rappresenta anche le nostre paure, è anche simbolo dei momenti bui della vita, quando i serpenti velenosi mordono la nostra coscienza e quando la preferiamo al dì perchè non vogliamo che le nostre opere vengano alla luce e vengano riprovate.
A questo pensavo nel leggere il racconto dell’Evangelista Giovanni, una pagina molto bella del suo Vangelo. E’ l’incontro di Nicodemo con Gesù.
E’ la notte di Nicodemo, la notte della trasformazione, del passaggio dal dubbio alla luce della verità.
Nicodemo, dottore della legge, fariseo, va da Gesù, ha bisogno di Lui ma lo fa di notte per non compromettersi, per non essere visto. Un lungo dialogo, di cui la liturgia oggi ci propone solo una parte, avviene fra loro.
Gesù, richiamando un fatto storico accaduto al popolo di Israele durante il viaggio verso la terra promessa, rivela la misericordia, l’amore infinito di Dio Padre che per noi ha sacrificato quanto di più prezioso, suo Figlio. Spiega poi perché si è fatto uomo e perché morirà sulla croce. Sarà innalzato su questo trono umiliante ma da esso sprigionerà la forza per la salvezza per l’umanità tutta. Dio ha tanto amato il mondo: è la buona novella di Gesù. Principio di fede è perciò accettare di essere amati e salvati da Dio.
Le parole di Gesù, intrise di tenerezza, scendono nel cuore di Nicodemo. Gesù non lo giudica, rispetta la sua paura, da lui si aspetta solo la fede. Giovanni non dice quale fu la reazione di Nicodemo. Ma la notte di Nicodemo si rischiara. Alle tante domande, ai tanti dubbi, nel buio ha incontrato Gesù, ha cercato e ritrovato la luce. Diventerà un discepolo.
In Nicodemo possiamo vedere noi stessi, con i nostri interrogativi, sempre alla ricerca della verità. Quante volte nel buio delle notti della vita cerchiamo anche noi Gesù, di nascosto, senza osare di manifestare la nostra identità di cristiani.
Quante volte immersi nel buio dei nostri limiti viviamo nelle incertezze, ci sembra difficile poter scacciare la solitudine, la tristezza, il peccato. Le parole di Gesù rivolte a Nicodemo sono rivolte anche a noi, possono illuminare anche la nostra vita. Possono far sparire dal nostro cuore i dubbi e ci possono guidare verso la Luce! Non cediamo alle tenebre! Anche per noi la notte si illuminerà!
Siamo a metà Quaresima e in questa domenica la liturgia, con il segno dei paramenti rosacei, ci invita a rallegrarci, ad essere gioiosi per la grande rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità. E’ la domenica Laetare, dalla prima parola con cui inizia la celebrazione eucaristica, la domenica della gioia, della luce in cui tutti possiamo sperimentare la infinita grazia divina e alzare lo sguardo verso il cielo per incontrare il Signore, l’unico nel quale c’è salvezza.. . Impegniamoci ad accendere e mantenere sempre accesa la luce della fede!
Santa domenica in famiglia.