Dimensionamento scolastico, la Corte costituzionale rigetta i ricorsi delle regioni. Valditara si dice soddisfatto.
La questione dimensionamento scolastico trova scaturigine nella volontà europea, nell’ambito delle misure del PNRR. Vi è la volontà di rendere proporzionale sul piano dell’efficienza e della convenienza, la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca. “È, questa, dichiara il Ministro Giuseppe Valditara, una decisione in cui come Ministero abbiamo sempre creduto, consapevoli delle fondate ragioni che abbiamo manifestato anche nelle nostre interlocuzioni con le stesse regioni. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, auspichiamo che, venute meno le motivazioni contrarie alla riforma, possa riprendere la piena e leale collaborazione per realizzare il percorso attuativo del dimensionamento, ormai non più procrastinabile al fine di consentire un sereno e tempestivo avvio del prossimo anno scolastico”.
La questione dimensionamento scolastico trova scaturigine dalla volontà europea, nell’ambito delle misure del PNRR. Vi è la volontà di rendere proporzionale sul piano dell’efficienza e della convenienza, la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca. L’inquadramento della politica dimensionamento ha come fine “armonizzare la distribuzione delle Istituzioni scolastiche a livello regionale con l’andamento della denatalità, considerando un arco temporale di dieci anni e superando il modello attuale. Come detto, tale analisi impatta inevitabilmente con il decrescere della popolazione studentesca nella fascia compresa tra i 3 e i 18 anni. Le previsioni future, in termini demografici, non sono affatto rassicuranti. La nostra società sarà costretta a una continua riduzione del numero della popolazione residente. Ricorrendo ai dati ISTAT (2023-2034), “..per individuare il tasso di diminuzione della popolazione scolastica, è stata calcolata l’incidenza media, riferita agli anni dal 2016 al 2021, degli alunni presenti nell’Anagrafe Nazionale Degli Studenti sulla popolazione 3-18 anni. La proposta tiene conto della riduzione degli studenti ma applica anche alcuni correttivi che tengono conto delle specifiche criticità di alcuni territori: comuni montani, piccole isole, minoranze linguistiche, cessazioni previste dei dirigenti scolastici, nuove immissioni in ruolo di dirigenti scolastici”. Sulla base di ciò si ritiene necessario praticare un’azione politica determinata volta al dimensionamento della scuola italiana. Nella pratica, chiarisce il MIM, il sistema introdotto dalla riforma si prefigge di ottenere: “L’armonizzazione delle reti scolastiche a livello regionale con il numero degli studenti nell’arco temporale di dieci anni, favorendo una migliore programmazione pluriennale della rete scolastica; la riduzione progressiva delle reggenze (sino all’eliminazione) attribuite ai Dirigenti Scolastici e della prassi dei DSGA condivisi tra più scuole, con il miglioramento dell’efficienza amministrativa e gestionale; l’attribuzione alle Regioni di un contingente di Istituzioni Scolastiche (ovvero un numero complessivo di dirigenti scolastici e DSGA) che ciascuna Regione potrà organizzare autonomamente senza i parametri legati al numero minino di alunni per Istituto 600/400; la previsione di meccanismi compensativi in grado di attenuare la riduzione delle istituzioni scolastiche rispetto agli effetti della normativa vigente 600/400. Questo modello consentirà anche di programmare per ogni triennio il numero di istituzioni scolastiche, con dirigente scolastico e DSGA. Tale circostanza permetterà alle Regioni di procedere a una pianificazione a livello locale adeguata alle esigenze del territorio e all’Amministrazione di programmare un piano di assunzioni sulla base dell’effettivo fabbisogno. Inoltre, la disposizione esclude il verificarsi di situazioni di esubero di dirigenti scolastici, tenuto conto del personale attualmente in servizio e della stima delle cessazioni per i prossimi anni”. Ciò comporterà anche un significativo risparmio di spesa. Tanto assicura il Ministero dell’Istruzione e del Merito: “Dall’applicazione della misura, a seguito della razionalizzazione della rete scolastica e del minor fabbisogno di dirigenti scolastici e di direttori dei servizi generali e amministrativi, si genereranno dei risparmi di spesa certificabili anno per anno. I risparmi sono stati quantificati nei diversi anni: nel 2024: 5.422, 658 euro; nel 2025: 20.772,297 euro; nel 2026: 34.257,389 euro; nel 2027: 45.905,115 euro; nel 2028: 59.989,619 euro; nel 2029: 62.817,525 euro; nel 2030: 72.760,536 euro; 2031: 82.053,069 euro; nel 2032: 88.371,992 euro. Punto qualificante dell’impianto complessivo è la possibilità di reinvestire in modo strutturale tali risorse a favore del sistema scolastico. In particolare, la norma consente di riutilizzare per incrementare: il Fondo di funzionamento delle istituzioni scolastiche; il Fondo Unico Nazionale della dirigenza scolastica; il Fondo integrativo di istituto, anche con riferimento alle indennità destinate ai direttori dei servizi generali ed amministrativi; il Fondo “La Buona Scuola” per il miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione scolastica di cui all’articolo 1, comma 202, della legge 13 luglio 2015, n. 107 nonché al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie del personale scolastico. In ogni caso, la scelta sulle specifiche destinazioni di tali risparmi sarà rimessa alla decisione del Ministro dell’Istruzione e del Merito, che con un proprio provvedimento determinerà la finalizzazione delle risorse e la loro distribuzione, tenendo in considerazione le esigenze connesse allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti scolastici come soggetti direttamente coinvolti nel processo di riforma. Nell’autunno dello scorso anno, Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a questo riguardo ebbe a dire: “Sul tema del dimensionamento scolastico vorrei precisare che le scelte del dicastero vanno nella doppia direzione di mitigare gli effetti delle normative precedenti e di osservare i vincoli dell’Europa in attuazione del PNRR: non si può essere europeisti a corrente alternata, solo quando non costa alcuno sforzo. Le misure approvate dai ministri Azzolina e Bianchi, disse, hanno illuso il mondo della scuola, facendo credere che si potessero istituire nuove istituzioni scolastiche, ma facendosene carico per soli tre anni. Scaduta quella disciplina temporanea e transitoria (oggi in contrasto con il PNRR) se non fossimo intervenuti si sarebbe arrivati a una disciplina più penalizzante per ben 90 posizioni di dirigente scolastico e direttore amministrativo. È importante quindi uscire da un equivoco su cui troppi stanno giocando: la norma da noi proposta non prevede chiusure di plessi scolastici, ma l’efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della “reggenza”, vero deficit organizzativo che abbiamo ereditato. Tra l’altro, la misura da noi voluta genera dei risparmi, che abbiamo ottenuto rimangano a beneficio del mondo della scuola e in particolare dei dirigenti scolastici. Questi sono fatti suffragati dall’analisi degli uffici tecnici del ministero”. La questione del dimensionamento ha sollevato numerose polemiche nei mesi scorsi. Da ogni parte, infatti, sono arrivate proteste. Hanno alzato la voce anche diverse Regioni della penisola. Queste ultime hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale. Si sollevò, per la Campania, anche la voce del Governatore in carica, Vincenzo De Luca. Una vera e propria guerra tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e la Regione capeggiata da Vincenzo De Luca. Il decreto, adottato dai ministeri dell’Istruzione e dell’Economia, limita il numero delle autonomie scolastiche da 965 a 839. Inizialmente la Quarta Sezione del Tar accolse la richiesta di sospensione cautelare e di rimessione alla Corte costituzionale presentata dal governatore Vincenzo De Luca Il ministro Giuseppe Valditara reagì dichiarando la sua intenzione a impugnare la decisione: “Siamo già al lavoro per ricorrere al Consiglio di Stato, fiduciosi della bontà delle nostre ragioni. Pur nel rispetto che si deve ad ogni pronuncia giurisdizionale, non può ritenersi condivisibile che il Tar Campania si sia dichiarato competente su un decreto, adottato di concerto tra due ministeri, che reca i criteri per la definizione dell’organico dei dirigenti scolastici sull’intero territorio nazionale”. Il 22 novembre scorso l’Ufficio Comunicazione e Stampa della Corte costituzionale ha dato notizia del rigetto dei ricorsi presentati dalle regioni Toscana, Emilia-Romagna e Puglia, che avevano lamentato la violazione di competenze regionali in ordine al dimensionamento della rete scolastica. Questa la motivazione della Corte “siano prevalenti le competenze statali riguardanti l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato – venendo in rilievo personale statale -, le norme generali sull’istruzione, il coordinamento della finanza pubblica. Del resto – sottolinea il comunicato -, la normativa statale non richiede alle regioni la chiusura di plessi scolastici quale conseguenza della determinazione del contingente organico dei dirigenti scolastici”. Di fatto il pronunciamento della Corte non interessa direttamente il ricorso della Regione Campania, ma le motivazioni costringono il pensiero a un esito orientato nella stessa direzione. Questo il pensiero della CISL Scuola, questo il commento di Ivana Barbacci: «Sul dimensionamento della rete scolastica resta la preoccupazione di salvaguardare le realtà nelle quali la presenza di una istituzione aiuta a valorizzare il territorio, specie in aree con forti elementi di specificità o disagio. Detto questo, è bene che la Corte costituzionale abbia richiamato il carattere unitario e nazionale del nostro sistema di istruzione e l’esigenza di tenerne conto anche nel definirne importanti aspetti organizzativi, su cui è giusto e opportuno assicurare un quadro di comogeneità e coerenza. Attendiamo di conoscere il testo della sentenza, ma il principio dell’unitarietà del sistema ci pare esca rafforzato in modo molto esplicito». Così il Ministro Valditara intorno alla decisione di rigetto: “Apprendiamo della decisione della Corte costituzionale, anticipata dal comunicato del proprio Ufficio comunicazione e stampa, di rigetto dei ricorsi promossi da alcune regioni contro la riforma del dimensionamento scolastico prevista dal PNRR. È, questa, una decisione in cui come Ministero abbiamo sempre creduto, consapevoli delle fondate ragioni che abbiamo manifestato anche nelle nostre interlocuzioni con le stesse regioni. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, auspichiamo che, venute meno le motivazioni contrarie alla riforma, possa riprendere la piena e leale collaborazione per realizzare il percorso attuativo del dimensionamento, ormai non più procrastinabile al fine di consentire un sereno e tempestivo avvio del prossimo anno scolastico”.
elgr