di Lucio Capo
Ad affermarlo è Vito Teti, ordinario di Etologia all’Università della Calabria e direttore del Centro di Antropologia e letteratura del Mediterraneo. Nel saggio “Maledetto Sud” il prof. Teti, smonta tutta l’agiografia costruita ad hoc in questi ultimi anni sulla “Dieta Mediterranea”. I meridionali quando emigrarono in America, conobbero il benessere ed uscirono da una povertà atavica, incominciarono a mangiare carne, grassi, caffè e liquori. Gli stessi pilastri della “Dieta mediterranea”, grano, vino ed olio, secondo il professore calabrese, appartengono alla favolistica moderna, perché in antico e fino agli anni cinquanta la povera gente mangiava pane nero condito con grasso di maiale. Ancora oggi nelle realtà rurali del Sud si consumano grassi animali in gran quantità. Alimentarsi con cereali, vino, olio extravergine, frutta, verdura e legumi è soltanto un’astrazione che non trova riscontro sulle tavole delle popolazioni meridionali. Un’esagerazione leggendaria è anche l’esaltazione delle virtù salutistiche dell’alimentazione delle popolazioni meridionali che furono studiate dal fisiologo americano Ancel Keys. Il cibo che si consuma a Sud – afferma Vito Teti – è distante anni luce dal modello di “Dieta Mediterranea”, idealizzato dalla contemporaneità consumistica. I campani, i lucani, i pugliesi, i calabresi, i siciliani, sono i maggiori consumatori di grassi animali e di carne, i più obesi e quelli che soffrono di patologie dovute all’eccesso di cibo ed alla cattiva alimentazione. Le stesse popolazioni costiere della Campania, preferiscono mangiare carni bovine e suine, salumi e insaccati, latticini e formaggi, ricchi di colesterolo, invece di consumare pesce azzurro ricco di omega3. Quella che viene definita – formalmente – “Dieta Mediterranea” in realtà non è un modello conformemente unico e congruente. La “Dieta Mediterranea” vera, quella praticata, è un miscuglio di abitudini alimentari diverse e contraddittorie, fatte di fame e povertà, di benessere ed abbondanza. I morsi della fame placati da tavolacci riccamente imbanditi, di esplosioni di cibarie carnevalesche dopo intensi periodi di quaresima, di sacrifici e di eccessi, di privazioni e di grandi abbuffate…questa per i meridionali era la “Dieta Mediterranea”, altro che verdurine, risottini, spagettini, insalatine, spremutine… Così come non esiste una “Dieta Mediterranea” codificata ed unica, non esiste il concetto di unicità del “Mediterraneo”, che nella realtà risulta scomposto e complesso. “ paesaggi, suoni, emozioni colori, rumori, profumi, sapori mediterranei sono evocati, esaltati, pubblicizzati dai media, dall’industria, dalla politica, senza nessun autentico e reale riferimento alla geografia e alla storia del Mediterraneo”. Un mare tra terre diverse, difficilmente definibile e determinabile nel tempo e nello spazio.