“La rete del gusto punta a creare un legame tra produttori e strutture della ristorazione in modo da fornire al consumatore un panorama completo che lo guidi nella conoscenza, nella scelta e nella degustazione dei prodotti di filiera corta realizzati nell’area Parco.
Si tratta di prodotti tipici e tradizionali di un territorio noto per il ricco patrimonio di biodiversità e culla della Dieta Mediterranea.
Allo scopo di raggiungere questi obiettivi e di stimolare positive sinergie e buone pratiche, il presente disciplinare si collega con quanto definito per la concessione del Marchio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (d’ora innanzi PNCVDA) per i prodotti enogastronomici.
La Rete del Gusto, dunque, coinvolge strutture della ristorazione che utilizzano prodotti a Marchio Parco, offrono un menù con piatti ispirati ai principi della Dieta Mediterranea in cui sono anche chiaramente dichiarate le aziende fornitrici dei prodotti a Marchio.
La Rete offre un panorama completo delle eccellenze dell’area Parco e ne rafforza l’identità.”
Con questa premessa, posta all’inizio del disciplinare della RETE DEL GUSTO DELLA DIETA MEDITERRANEA, il Consiglio direttivo del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA) riprende il cammino avviato in occasione di Expo 2015 quando a Vallo della Lucania fu allestita la mostra “Cilento Mondo”, preceduta nel 2014 dal 1° Salone della Dieta Mediterranea tenutosi presso la struttura “fiere di Vallo”.
Vale la pena ricordare che l’inserimento nel Patrimonio immateriale UNESCO dello stile di vita cilentano fu patrocinato dall’ente Parco su iniziativa di Amilcare Troiano in pieno accordo con l’allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo.
Ecco perché l’aver ripreso in mano il “bandolo” dell’intricata matassa che è diventata la pratica “Dieta Mediterranea” è stata una scelta che va nella direzione giusta per dare un futuro possibile alla tanto auspicata valorizzazione del brand legato indissolubilmente a Pioppi e al territorio compreso nel perimetro del parco.
Dopotutto il primo passo è stato già fatto con la consegna del marchio del parco ai 60 produttori che hanno accettato di aderire alle prescrizioni che l’ente ha codificato nell’apposito atto.
Costruire una rete che potrà essere un elemento qualificante dell’intero sistema turistico del parco non sarà semplice. Ma ancora più difficile garantire che chi sarà inserito nella rete mantenga le “promesse” fatte a chi si metterà alla ricerca di una ristorazione di qualità che non tradisca né la lettera né lo spirito dell’intuizione tradotta in studio scientifico alla fine degli anni ’50 da Ancel Keys.
Inoltre c’è anche da mettere ordine tra la decina di soggetti che da sempre sono portatori di interesse sull’argomento sia dal punto di vista scientifico sia da quello associativo.
Infatti, in questi anni sono stati innumerevoli i convegni, gli studi, le iniziative promozionali, che hanno messo in campo progetti e studi per arricchire il patrimonio di conoscenze connesso alla Dieta Mediterranea. Ma proprio perché ci si è mosso in ordine sparso si è data un’immagine confusionaria dell’argomento che ha impedito di mettere a frutto tutti i vantaggi che il riconoscimento dell’Unesco avrebbe potuto e dovuto portare.
La stessa regione Campania, che ha “depennato” la precedente legge che istituiva l’Osservatorio sulla Dieta Mediterranea, ancora non è riuscita a legiferare in modo definitivo in merito assegnando a tutti i protagonisti schierati in campo un ruolo in grado di evitare dispute ed indirizzare tutte le energie in un’unica direzione: far crescere intorno alla Dieta Mediterranea un progetto che, coinvolgendo le altre località emblematiche che si affacciano sul Mediterraneo, possa finalmente fare uscire dal vicolo cieco in cui ci si è infilati e navigare a gonfie vele nel mare aperto che è oggi il settore del cibo di qualità.