di Diodato Buonora Pochi giorni fa si è tenuta a Napoli l’11 a edizione di VitignoItalia, il salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani. È una manifestazione annuale alla quale, salvo imprevisti, partecipo assiduamente. Chi mi segue avrà capito che, quando ci sono eventi che si degusta e si parla di vino, mi trovo completamente a mio agio. Mi sento bene, proprio bene, come se fossi nel mio vero habitat naturale. Vitignoitalia è una manifestazione che è nata nel 2005 e le prime edizioni si sono tenute nei padiglioni fieristici della Mostra d’Oltremare di Napoli. Dal 2009 è stata scelta come sede d’elezione il trecentesco Castel dell’Ovo sul lungomare partenopeo. Questo non ha fatto altro che aggiungere emozione al wine-business di tutto il meridione d’Italia. Dal punto di vista pratico preferivo la prima sede, ma devo ammettere che per i visitatori girovagare nelle varie sale del castello e contemporaneamente degustare vino, è un susseguirsi di emozioni. Da alcuni punti si può ammirare il mare e il Vesuvio, immagini che abbiamo più volte visto in cartolina. Sono veramente sensazioni che non si possono descrivere. Quest’anno, per rendere la mia breve escursione napoletana più interessante e vivace, ci sono andato in treno e da solo. Ho avuto diversi vantaggi, tra i quali: arrivare in meno tempo, risparmio (carburante, autostrada e parcheggio) e inoltre, la possibilità di gustare qualche vino in più, sapendo di non dover guidare al ritorno. Viaggiare in treno non è una cosa che mi entusiasma molto, ma ogni tanto è utile farlo per vedere i cambiamenti e le novità che il cosiddetto progresso ci porta. Esempio: ora i biglietti si acquistano a un distributore automatico o da un tabaccaio. Per informazione, il costo del biglietto per Napoli, da Paestum, è di solamente 5 euro e 90. Nel mio caso sono partito alle 11 e 17. In quell’orario non ci sono treni diretti. Ho dovuto cambiare treno a Salerno e, nonostante una quindicina di minuti di ritardo, non ho avuto problemi per “prendere” la coincidenza. Ho notato con piacere che i treni sono abbastanza puliti e, cosa che non ero abituato, mi è sembrato di stare all’estero, tanti sono stati gli stranieri che ho visto e incontrato. Sfortunatamente per tanti non erano turisti! Lo dico perché non è che non mi piacciono gli emigranti (l’importante è che non siano clandestini), ma perché con i turisti e con i loro soldi si può dare una “mossa” alla nostra economia. Tornando “sul treno”, viaggiando e guardando dal finestrino, ho visto cose che non noto quando sono in macchina. Alludo al degrado che abbonda nelle nostre zone: case vecchie e case in costruzione abbandonate, palazzi abitati che hanno bisogno di un’urgente ristrutturazione, campi incolti, nessuna regola urbanistica e architettonica, cumuli di spazzatura e tante altre cose che conoscete meglio di me. Con un po’ di ritardo arrivo a Napoli. Avevo programmato di raggiungere il Castel dell’Ovo a piedi (sono circa 4 km). Uscito dalla stazione, che devo ammettere mi ha dato l’impressione di essere ben organizzata e ordinata, mi sono avviato verso la mia meta. Passeggiare in una grande città è bello, farlo a Napoli è qualcosa di unico. Mi è capitato di passare davanti a ristoranti dove ho visto camerieri che, con molto “savoir faire”, invitavano i turisti ad accomodarsi ai tavoli (e ci riuscivano). Ho visto fare il gioco, che da tempo non vedevo, dei tre campanellini con la pallina che ha l’obiettivo di spillare soldi a gente ingenua e sprovveduta. Vedo con piacere e interesse che Napoli non è cambiata. Camminando e ammirando la città, la mia curiosità è stata attirata da un negozio di generi alimentari ben fornito e organizzato che era pieno di gente che aspettava per ordinare un panino. Era ora di pranzo e mi sono lasciato tentare di mettermi in fila. Aspettando il mio turno mi ha stupito un operaio che ha ordinato uno sfilatino con prosciutto, tonno sott’olio, pomodori e olive. Mah, ho pensato che le cose non andassero proprio bene insieme. Arrivato il mio turno, ho scelto uno sfilatino con prosciutto crudo (3 euro e 20). L’ho mangiato strada facendo e devo constatare e ammettere che era buono sia il pane che il prosciutto. È vero, alcune cose che sembrano semplici, le sanno fare bene solo a Napoli. Sempre camminando ho fatto sosta per un caffè e una bottiglietta d’acqua. Peccato per l’incuria e le cartacce che ho trovato durante il cammino. Si vedeva che in alcuni posti erano giorni che non passavano gli operatori ecologici. Alla fine, soddisfatto (dopo poco più di un’ora) sono arrivato al castello. Ho guardato, con ammirazione e nostalgia, la fila dei grandi alberghi che gli sono di fronte, che mi hanno ricordato vecchi tempi. Vitignoitalia è aperto dalle 14, io entro alle 14 e 20 e noto che nella prima sala visitata, la A (chiamata “delle prigioni”) molti standisti non sono ancora al loro posto. Il mio intuito mi ha fatto andare dallo stand di Vigneti Villabella, cantina veneta che produce tutti i vini classici del Lago di Garda: Bianco di Custoza, Lugana, Soave, Bardolino, Amarone, ecc. Vereamente una bella scoperta. I vini erano uno più buoni dell’altro e i prezzi molto competitivi. Nella sala B ho fatto solo un giro e nella C mi sono soffermato dai miei amici di Tenute Rubino, la dinamica azienda pugliese che annualmente riceve consensi dalle guide del settore. Qui, ho preferito darmi alle bollicine: il Libens, metodo charmat da uve Vermentino (fresco, beverino, estivo, piacevole) e il Sumaré, metodo classico rosato ottenuto da uve Susumaniello (strutturato, avvolgente, interessante). Poi, dopo un giro in tutte le sale restanti dove ho gustato cose poco interessanti che non mi hanno entusiasmato più di tanto, una nota di rilievo la devo fare per Alepa, azienda casertana che produce dei vini unici e interessanti come il Riccio bianco, il Maria Carolina, il Privo e il Palenio. Alla fine sono andato nella sala E, dov’erano un gruppo di viticoltori salernitani come I Vini del Cavaliere, Lunarossa, Casa di Baal e Maffini. Qualche chiacchiera e qualche goccio ed è terminata la mia giornata napoletana. Il ritorno? Ho chiesto un passaggio ad un amico che mi ha accompagnato fino a casa. Bella giornata che ripeterò il prossimo anno. La ricetta Mezzi paccheri con tonno e ricotta di bufala Ingredienti per 4 persone: 320 g di paccheri, 200 g di tonno sottolio, 200 g di ricotta di bufala, olio extravergine d’oliva, abbondante prezzemolo tritato, sale e pepe Procedimento: Nel frattempo che lessate i paccheri in abbondante acqua salata, frullate il tonno (ben scolato del suo olio) con la ricotta, il sale e il pepe. Aggiungete olio fino ad ottenere una salsa fluida. Condite i paccheri con la salsa al tonno, aggiungete il prezzemolo tritato, mescolate bene e servite. Vino consigliato: Libens, Vermentino spumante extra dry Salento Igt, Tenute Rubino.
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