Del Può insediarsi, nominare la giunta e presentarsi in consiglio convocato il 9 o il 10 luglio. IL 17 il tribunale entrerà nel merito del ricorso.
Il concetto affermato dai deluchiani è semplice: va rispettato il diritto del presidente della Regione Campania a governare (poiché legittimamente candidato ed eletto); e vanno rispettati anche quegli elettori campani che hanno espresso la loro volontà scegliendolo come governatore. Ma, com’è ovvio, le basi del ricorso presentato al Tribunale di Napoli sono anche più prettamente giuridiche nel merito e riguardano il vizio di incostituzionalità della legge Severino (già soggetta a giudizio della Consulta) perché si applica agli amministratori locali ma non ai parlamentari, violando l’articolo 3 della Costituzione, vale a dire il principio di uguaglianza. Secondo i bene informati passeranno pochi giorni, forse ore e si saprà se De Luca potrà governare o meno. Se la prima sezione del tribunale di Napoli (la stessa che ha rimesso in sella De Magistris) si pronuncerà in modo positivo, allora si insedierà il consiglio e poi si nominerà la giunta. Altrimenti sarà caos, fino alla soluzione estrema dello scioglimento. La responsabilità della decisione è di Gabriele Cioffi, che guida il collegio della prima sezione civile del tribunale partenopeo cui è stato assegnato il ricorso d’urgenza presentato ieri dai legali dell’ex sindaco di Salerno. A lui De Luca chiede l’annullamento del decreto di sospensione o quantomeno una sospensiva che gli consenta di insediarsi ed esercitare le funzioni con pieni poteri. Tutto questo fino al 20 ottobre, quando la Corte Costituzionale è chiamata ad esprimersi sulla legge Severino. Secondo i legali di De Luca la norma violerebbe la Costituzione negli articoli 7 e 8 laddove la Severino prevede che siano sospesi dalla carica di presidente della Regione coloro che hanno riportato una condanna non definitiva. E poi una sospensione non può produrre gli effetti di una decadenza, che si applica a chi è stato condannato in via definitiva.