Nel 431 a. C. Euripide porta in scena la tragedia di Medea che dopo avere sposato Giasone ed dopo averlo aiutato nella conquista del vello d’oro lo segue a Corinto dove, però, viene ripudiata per motivi di interesse: Giasone prende in moglie la figlia di Creonte, re di Corinto. Rivolgendosi alle donne del coro Medea dice: “Fra quante creature han senso e spirito, noi donne siam di tutte le più misere. Ché, con profluvii di ricchezze prima dobbiam lo sposo comperare, e accoglierlo (male dell’altro anche peggiore) despota del nostro corpo. E il rischio grande è questo: se sarà tristo o buon: ché separarsene non reca onore alle consorti, né repudïar si può lo sposo”. La vicenda di Medea dimostra che la battaglia per l’emancipazione della donna, subalterna prima al padre e poi al marito, ha origini antichissime e questo rende difficile sintetizzare in una sola pagina una lotta lunga 24 secoli. Per scriverne nello spazio disponibile occorre fare delle scelte e magari ignorare situazioni importanti che pure meriterebbero attenzione.
Tutto comincia a fine ‘700 con la Rivoluzione Francese quando Olympe de Gouges pubblica la “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine”; i tempi, però, non sono maturi per cui Olympe paga con la vita il suo coraggio. Anche in Italia i primi importanti cambiamenti si hanno con l’Illuminismo. Merita di essere ricordata Eleonora Fonseca Pimentel, protagonista della breve e sfortunata esperienza della Repubblica Napoletana del 1799: non solo sa leggere e scrivere ma addirittura fonda e dirige un giornale, il Monitore Napoletano, organo ufficiale della neonata Repubblica.
Nella lunga marcia per l’emancipazione delle donne un posto di rilievo spetta ad Enrichetta Di Lorenzo, la compagna di Carlo Pisacane, considerata una “donnaccia” che aveva abbandonato il marito e tre figli per seguire Carlo. Nelle lettere alla madre sostiene con forza che “una donna ha diritti al pari di un uomo”.
Sorvolo sul significato dell’8 marzo (giornata dedicata alle donne) per ricordare uno dei risultati più importanti ed atteso raggiunto dalle donne italiane nel XX secolo: la conquista dell’elettorato attivo e passivo che viene concesso con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del febbraio 1945. Le donne si recano per la prima volta alle urne il 2 giugno dell’anno successivo per esprimersi sul referendum Monarchia-Repubblica. Due anni dopo, nel 1948, in occasione delle elezioni per la prima legislatura repubblicana, le donne fanno il loro ingresso in Parlamento: 39 alla Camera dei Deputati e 4 al Senato. Da allora la lotta delle donne non si è più fermata e, in progressione, sono arrivate la legge Fortuna-Baslini per il divorzio nel 1970; la legge 405 del 1975, istituiva dei consultori familiari, e la legge 194 del 1978, che legalizza l’interruzione volontaria della gravidanza. Altre conquiste importanti sono la legge del 1975 di Riforma del diritto di famiglia e quella del 1991 sulla parità uomo-donna nel lavoro. Inoltre, oggi le donne, che già sono numerose nella Scuola, nell’Amministrazione dello Stato, nella Magistratura, negli Ordini professionali, possono arruolarsi nelle Forze Armate e sono sempre più protagoniste nell’imprenditoria.
Inoltre, è stato abolito il processo per adulterio, che in precedenza era previsto solo a carico della donna, mentre la patria potestà è stata estesa ad ambedue i genitori.
Un momento fondamentale per la tutela della donna è rappresentato dall’approvazione del Decreto Legge del 14 agosto 2013 convertito nella legge del 15 ottobre 2013 n. 119, recante “Nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime”. Un’altra conquista rilevante è scaturita dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 286 del 2016 che consente ai genitori, purché d’accordo, di aggiungere ai figli il cognome materno a quello paterno.
Anche la Chiesa ha assunto decisioni importanti adeguando la formula matrimoniale (“insieme deciderete la dimora, insieme contribuirete al menage familiare, insieme educherete i figli”, etc.,). Molto importante è anche la legge n. 125 del 10 aprile del 1991 che prevede la parità uomo-donna nel lavoro anche se la battaglia continua per ottenere la parità nel trattamento economico. Certamente non è stato facile per le donne superare antichi pregiudizi e conseguire importanti risultati ma l’impegno continua.
Non va, però, dimenticato che nei paesi guidati da regimi totalitari o integralisti il ruolo delle donne è ancora di totale sudditanza e l’emancipazione, purtroppo, non sembra essere dietro l’angolo.
Giuseppe D’Amico