Diogene di Sinope, vissuto tra il IV ed III secolo avanti Cristo, appartiene alla scuola dei cinici, corrente filosofica dell’antica Grecia che aveva come obiettivo principe l’abbandono di qualsiasi pratica connessa alla civiltà e alle comodità per aspirare ad un percorso di vita all’insegna della natura e della virtù. Diogene viveva in una botte e l’unico attrezzo di cui disponeva era una ciotola di legno da cui beveva ma la gettò via quando vide un ragazzo bere dalle mani. A differenza di Parmenide e Zenone, Diogene non è mai stato nel Cilento ma non si può non pensare a lui quando si parla di Giuseppe Spagnuolo, abitante solitario di Roscigno Vecchia che, come il filosofo greco, ha deciso di vivere senza le comodità e il logorio della vita moderna. Dal ritratto che ne è stato delineato emerge la figura di un uomo che ama il suo paese che, allorquando un decreto del primo ‘900 costrinse gli abitanti a trasferirsi di qualche chilometro (si disse per evitare i pericoli di una frana imminente), non aveva conosciuto la luce elettrica. Giuseppe Spagnuolo è tornato ad abitare nel vecchio borgo dove può ancora ascoltare il canto del ruisonor (usignolo) da cui sembra derivi il nome di Roscigno. Nel vecchio borgo Giuseppe Spagnuolo è ben lieto di incontrare e discutere con quanti si recano a visitare Roscigno Vecchia ed è oggi uno dei simboli più importanti dell’attaccamento della gente del Sud alle proprie tradizioni.
Ho voluto dedicare buona parte dello spazio disponibile a Giuseppe Spagnuolo perché rappresenta un qualcosa di “unico” rispetto agli altri protagonisti di questo numero di Patrimonio. Tutti, però, sono legati al territorio. Penso a Girolamo Auricchio, sindaco e amministratore di lungo corso di Roccadaspide, il quale è solito sintetizzare la sua “ideologia” in modo semplice: “Il mio partito? È il territorio” o ancora “Il mio partito? È l’Ospedale”, il cui mantenimento in vita è ciclicamente messo in discussione e contro la cui chiusura o contro il suo ridimensionamento Auricchio (sindaco già nel 2000, anno dell’apertura) si batte anche ora che è vicesindaco (la legge gli ha impedito di ricandidarsi come primo cittadino). Però, nella Valle del Calore l’Effetto Auricchio continua. Altro alfiere del Cilento resiliente è Franco Chirico, leader della Fondazione Alario il quale alla carriera politica ha anteposto il territorio ritenendo che “se uno si impegna, deve farlo nell’ambito in cui crede di rendersi più utile. E l’invito è rivolto soprattutto alle nuove generazioni, “spesso dotate di progetti ma prive dell’energia necessaria”, esortate ad impegnarsi affinché le cose non scivolino via.
Il territorio offre varie possibilità come dimostra la vicenda di Elio Mottola di Ostigliano, pluripremiato per avere salvato numerose persone che rischiavano di essere risucchiate dalle onde e per avere creato una vera e propria scuola di salvamento.
Altro importante testimone di resilienza è l’imprenditore teggianese Carmine Cardinale, titolare della Cardinale Group, realtà imprenditoriale attiva nel settore della termoidraulica e della ferramenta. Dopo i primi inizi, costretto a scegliere se restare o trasferirsi altrove non ha avuto dubbi ed oggi offre lavoro a 220 persone nel Vallo di Diano ed altre 60 in provincia di Frosinone, con possibilità di assumerne altre 220.
Dalla costa cilentana alla costa d’Amalfi il passo è breve come dimostra la storia di Gianni Menichetti, “il guardiano della natura, ultimo esistenzialista della Costiera Amalfitana e custode di quel vallone del fiume Porto che vorrebbero aggredire con il cemento. Quello che una volta era il “Giardino del Principe”, con in fondo il padiglione moresco, è oggi la casa di Menichetti, poeta, pittore, artista di antico sentire, ultimo e strenuo difensore di questo avamposto della spontaneità di madre natura.
Nel Cilento, però, non mancano coloro i quali per lavoro hanno dovuto lasciare la propria terra. È il caso del Generale dei Carabinieri Gerardo Iorio, attualmente alla guida del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro che si occupa anche di caporalato e nuove forme di sfruttamento. Il contatto con la “sua” Altavilla Silentina è, però, continuo ed ama tenersi informato su ogni aspetto che riguarda la vita del suo paese di origine dove in una contrada rurale, restaurando con gusto un antico fabbricato, ha stabilito la sua residenza anche se a causa gli impegni ora è sempre più raro vederlo. Altro emigrante di lusso è Filadelfio Cammarano, il mago delle luci al led. Impiegato comunale a Ceraso, dopo avere illuminato a led (con un risparmio energetico del 60 per cento) ha lasciato l’impiego e la sua fama lo ha portato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dove ha illuminato i grattacieli degli sceicchi.
Ma nel nostro territorio si può essere ottimisti? Certamente lo è Franco Chirico quando afferma convinto che “i punti di forza – che rappresentano un punto di partenza per il rilancio dell’area – sono il territorio e la sua unicità; le risorse ambientali, paesaggistiche ed archeologiche; le riserve d’acqua; i prodotti tipici e il riconoscimento della Dieta Mediterranea; la crescita del turismo ambientale e i bassi tassi di criminalità”. Anche il grande poeta Tonino Guerra avrebbe osservato “come si fa a non essere ottimisti?”.
Giuseppe D’Amico