16 Giugno 2024 – XI Domenica del Tempo Ordinario –
Oggi nel Vangelo leggiamo due parabole: la parabola del seme che cresce da solo, lentamente e quella del granello di senape, il più piccolo tra i semi, che durante la crescita dà origine ad un arbusto di tali proporzioni che è capace di accogliere gli uccelli per nidificare.
La parabola è un linguaggio simbolico che colpisce l’immaginazione e si memorizza facilmente. Ci fa vivere la scena come se fossimo anche noi nel quadro offerto dal racconto. Usando parole e esempi di vita quotidiana, Gesù infatti riusciva a coinvolgere chi lo ascoltava e faceva percepire ciò che era venuto a rivelare.
Entrambe le parabole della liturgia odierna sottolineano da una parte la crescita e il futuro sviluppo del Regno di Dio che, nonostante le sue umili origini e indipendentemente dagli sforzi dell’uomo, si accresce e dall’altra la contraddizione tra umili inizi e grandezza finale.
La parabola del seme che cresce da solo è composta da tre scene.
Nella prima l’uomo getta il seme nel terreno. Senza questo piccolo gesto iniziale nel ciclo produttivo non si avrà mai frutto.
Nella seconda intervengono forze naturali che agiscono secondo modalità e tempi propri che l’uomo può solo rispettare. Il seme sotto terra mette radici, cresce anche se non ce ne accorgiamo e nessuna forza può bloccarne la crescita.
Nella terza subentra lo strumento per la mietitura: la falce. Certamente l’evangelista Marco non ha intenzione di fare un trattato di agraria, ci vuole solo far riflettere. Nella falce possiamo riconoscerci tutti noi inviati a mietere ciò che Gesù ha seminato prima della sua morte e risurrezione.
Il Regno di Dio ha in sé una potenza misteriosa che si dilata sempre più. Dobbiamo avere perciò fiducia nel seme e nella sua forza. Il seme è la Parola che seminiamo in un terreno che può essere più o meno recettivo, è la Parola che deve essere accolta, interiorizzata e custodita in modo che appaiano i suoi frutti.
In una prospettiva di evangelizzazione, anche se i risultati delle nostre azioni quotidiane non sono immediatamente visibili, con pazienza e buona volontà dobbiamo perseverare, andare avanti, consapevoli del contributo che, pur se insignificante ai nostri occhi, possiamo dare per il bene del nostro prossimo.
Dalla parabola del granello di senape emerge, invece, il contrasto tra l’umiltà del seme, il punto di partenza dell’evangelizzazione, e la grandezza dell’albero, il punto di arrivo.
Gesù è fiducioso nella potenza interna al seme stesso e nella fertilità del terreno. Nelle azioni semplici, comuni, disinteressate ma fatte con un sorriso e con amore, il suo Regno, il bene, cresce e si propaga. Perciò ha piena fiducia in noi!
Impegniamoci allora a far nascere, da veri cristiani, come il piccolo granello di senape, un grande albero dove tanti possono trovare riparo e conforto!
Santa domenica in famiglia.