La realizzazione dell’impianto per trasformare il letame in Bio Metano potrebbe dare inizio al processo di trasformazione che riguarda l’intero comparto bufalino della piana del Sele dove sono censite 86.000 capi.
Ad affiancare Mandetta al tavolo dei relatori c’è Roberto Radetich il facilitatore che accompagna da tempo la cooperativa nelle tappe di avvicinamento alla decisione finale che sembra essere a portata di mano anche grazie ad un partner privato che si farebbe carico della progettazione, realizzazione e messa in produzione di un impianto che potrebbe dare risposte positive al raggruppamento di aziende di allevatori fino a 10.000 capi.
Radetich, dati alla mano, ricorda agli allevatori presenti sabato 13 aprile nella sala allestita al primo piano della sala bar, degustazione e pasticceria del Caseificio Granato, che nella primavera del 2020 potrebbe scattare la procedura d’infrazione della UE che comporterebbe un aumento di ettari di terreno necessario per capi di bestiame passando dagli attuali 7 per ogni ettaro a 3. Questo potrebbe mettere in crisi decine di allevamenti tra Capaccio Paestum, Albanella, Altavilla Silentina ed Eboli che sono sotto dimensionati per estensione di ettari aziendali.
Di necessità virtù, si potrebbe sintetizzare così la situazione attuale!
Dopotutto, come ricorda Radetich, a Vipiteno c’è già un impianto funzionante ed per altri due è in itinere la realizzazione. Come è anche risaputo che tutta la pianura Padana ha reso compatibili gli allevamenti con le normative vigenti.
La condizione, “sine qua non”, per dare inizio alla fase progettuale è quella che gli allevatori si impegnino a conferire il “prodotto” consorziandosi tra loro e costituendo un soggetto unico con la Cooperativa Paestum per subentrare, una volta che il privato è rientrato dall’investimento, titolari dell’azienda che continuerà a produrre reddito oltre ad essere da esempio per le altre realtà territoriali che dovranno affrontare e risolvere l’identico problema.
Al tavolo siedono anche Franco Alfieri, che ricopre il ruolo di delegato all’agricoltura della Regione Campania, Massimo Cariello, sindaco di Eboli, Antonio Pagano, commissario del consorzio di bonifica di Paestum e Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania.
Alfieri ricorda a tutti che la direttiva nitrati è in campo da vent’anni: per cui o si dimezza il numero dei capi o si raddoppia il terreno dove spargere i liquami. Il comparto produce un indotto di 800 Mln di Euro, per cui la Regione non si può permettere di lasciarlo in balia del caso. Ecco perché, a breve, “il Consiglio regionale adotterà un Atto di indirizzo che imporrà soluzioni non solo immaginate ma credibili per evitare le sanzioni europee. E l’approccio concreto e credibile che è all’attenzione qui oggi va in quella direzione”
Antonio Pagano, commissario al consorzio di Bonifica, ribadisce che “ho già messo al lavoro l’intera struttura tecnica consortile per capire come accompagnare ogni iniziativa che vada nella direzione di dare una soluzione al problema dello smaltimento del letame delle aziende bufaline”. L’idea è quella di utilizzare la rete dei canali per collocare i tubi per allacciare l’impianto di produzione alla rete del metano.
Nando Barlotti, uno dei più importanti allevatori a Paestum, si dice pronto ad aderireal progetto presentato dalla cooperativa Paestum, ma sottolinea anche “la necessità di un controllo più puntuale sull’effettiva funzionalità dei depuratori che scaricano nel Sele nel Calore Salernitano che sono ricettori di reflui civili e industriali delle realtà che attraversano”.
Lucio Capo, del Cda della Cooperativa Paestum, ricorda a tutti che “la Bufala che vive in un ambiente asciutto produce latte più buono e di conseguenza attimo mozzarella di ottima qualità”.
Fulvio Bonavitacola sottolinea che il problema esiste a prescindere dalla regione. Ribadisce che l’immagine della “Terra dei fuochi è ancora viva nell’immaginario collettivo nazionale e internazionale! Per cui lavorare al miglioramento della reputazione di un territorio è un imperativo imprescindibile per dare sfogo alle produzioni alimentari di eccellenza che pure ci sono nella nostra regione. Pertanto attivare un ciclo virtuoso dei trattamenti dei reflui animali migliora la nostra reputazione e il territorio può presentarsi al confronto del mercato con le carte in regola.
La delibera di indirizzo, che a breve sarà emanata dalla giunta regionale, porterà in dote un fondo per la progettazione di impianti ai quali dovranno aver aderito per il conferimento aziende con minimo complessivo di 5000 capi. Questo consente, dati alla mano, di coprire i costi di gestione e il rientro dell’investimento. La condizione è che il soggetto proponente sia proprietario del terreno e che gli allevatori si impegnino a conferire il prodotto da trattare. Con la disponibilità del Consorzio di bonifica, proprietario dei canali e che è vigilato dalla regione, a far posare i tubi il trasporto del metano fino alla rete più vicina, il tutto si può concretizzare in tempi relativamente rapidi. A questo punto solo chi avrà sottoscritto l’adesione al progetto potrà ottenere la proroga che consentirà alle aziende di mantenere la quota di 7 capi per ettaro a fronte dei 3 previsti dalla direttiva EU”.
Molto spesso si imputa alla politica l’incapacità di trovare soluzioni ai problemi. Allo stesso tempo, non ci si attiva per individuare soluzioni parcellizzate perché i costi metterebbero in crisi l’azienda troppo piccola per reggere il peso economico del progetto.
In questo caso, invece, si tratta solo mettersi in gioco insieme e dare fiducia a chi come Orlando Mandetta con la Cooperativa Paestum si sta spendendo da tempo per ipotizzare soluzioni, individuare partner attendibili, ricercare esempi che funzionano e riproporli a chi opera nella realtà complessa della zootecnia di casa nostra per lo smaltimento del letame che 86.000 bufale producono quotidianamente insieme all’ottima mozzarella che arriva sulle nostre tavole.
Lasciar cadere nel vuoto l’idea di trasformare un problema in una grande opportunità economica sarebbe una vera iattura per il nostro territorio che, pur avendo una buona reputazione, deve lavorare senza sosta per evitare di perderla per mancanza di spirito associativo o, peggio ancora, per sciatteria imprenditoriale.