Con Antonella Sudano, infermiera di Corleto Monforte negli Alburni che però adesso è in servizio nel carcere di Taranto, facciamo il punto della situazione in piena emergenza coronavirus e in relazione al clima emotivo che si vive in queste realtà. «Anche al sud la situazione sta diventando molto critica – afferma la giovane – al meridione è ancora più difficile. Noi stiamo cercando di aiutare il più possibile per migliorare l’organizzazione all’interno del carcere stesso. Hanno alzato delle tende apposite a quando entrano i detenuti e prima di entrare in casa circondariale. Quindi collaboriamo tutti insieme, tutta l’equipe per un unico fine. Controlliamo subito i parametri vitali, prendo la temperatura degli ospiti, faccio alcune analisi e bisogna stare sempre vigili e attenti. Ciò di cui ci stiamo lamentando è la mancanza e carenza di dispositivi di sicurezza individuale, siamo in deficit di mascherine, guanti adeguati, ci sono pochi disinfettanti. La situazione cioè è particolarmente delicata, pur se ci stiamo adattando per contrastare l’emergenza. Per la struttura carceraria di Taranto ci sta un sovraffollamento. Ciò che sta accadendo in tutta Italia sta accadendo anche da noi. Numerosi sono i dissensi sulla cessazione dei colloqui, infatti si stanno effettuando videochiamate per tenere vivo comunque vivo il contatto con i familiari. Stiamo facendo di tutto per tenerli calmi. Abbiamo problemi di sovraffollamento e quando è accaduta la rivolta a Foggia adesso tutti quelli di lì sono a Taranto e sono scattati più controlli. Non sappiamo cosa fare». «Un sovraffollamento significa ulteriore rischio – continua – sono intensificati tutti i controlli e aumentate le forze di controllo. È arrivato maggiore supporto per arginare la situazione d’emergenza e stiamo facendo di tutto per mantenere la calma. Qui a Taranto c’è una buona organizzazione, si trova un carcere molto grande e tutte le forze di sicurezza impegnate sono riuscite a tenere la situazione sotto controllo». Antonella Sudano è preoccupata come tutto il personale in servizio: «Purtroppo dappertutto l’ansia e la preoccupazione crescono e non si riesce a lavorare nemmeno bene – termina – i detenuti sono pure preoccupati e in agitazione. Si deve migliorare il servizio sanitario in generale ma soprattutto al sud spero che tutto migliori anche nelle carceri».
Antonella Citro