C’era un tempo in cui se si voleva fare una passeggiata lungo il sentiero che collega Agropoli e Santa Maria di Castellabate bastava arrivare alla baia di Trentova, parcheggiare l’auto nello spazio che sovrasta l’insenatura, inoltrarsi sul sentiero indicato dalla segnaletica e ritrovarsi in un mondo incantato.
Avanzando fino a punta Tresino non si incontrava alcun ostacolo e poi, dopo aver scattato una foto per immortalare il panorama verso Nord con l’ampio arco disegnato dal litorale sabbioso fino a Salerno e poi dai monti Lattari che sovrastano la Costa Amalfitana fino a Punta Campanella, potevi rivolgerti a Sud.
Camminando ci si trova di fronte l’altro spettacolo a cielo aperto costituito dalla Costa Cilentana che dispiega tutta la sua bellezza e, possiamo dirlo, la sua freschezza.
Invece, chi decide di partire oggi per quel sentiero deve predisporsi ad un cross tra catene posate di traverso sulla strada, cancelli incatenati, reti alte che si dipartono sia verso valle fino al mare sia verso il monte. Esaurita il tratto interdetto dalla rete, inizia quello recintato dal filo spinato e via così.
Certo, è possibile aggirare tutto ciò risalendo il monte Tresino fino a mezza costa lungo il sentiero alto di solito utilizzato per il ritorno, ma non è questo il punto!
La questione è molto più ampia …
Intanto, per molto tempo quel sentiero “benedetto da Dio” è stato libero e percorribile senza alcun limite se non quello di rispettarlo.
Immagino che ci siano stati degli abusi da parte di chi viaggiava con mezzi meccanici (motocross e quod) per fare escursioni a pagamento per turisti “pelandroni” che, senza sforzo, hanno la pretesa di godere del bello e unico panorama che si può godere percorrendo il sentiero. Ma penalizzare anche chi con il rispetto dovuto si addentrava lungo lo sterrato è stato vissuto come un sopruso gratuito.
C’è da dire che non essendovi coltivazioni da proteggere da cinghiali o da golosi turisti di passaggio, viene meno anche l’aspetto bucolico della decisione presa dai proprietari.
Per cui l’amministrazione comunale di Agropoli e Castellabate avrebbero potuto, all’atto di concedere l’autorizzazione a porre in essere gli sbarramenti, prescrivere ai proprietari un minimo di accorgimenti che consentissero il passaggio pedonale lasciando aperto uno “spiraglio” nello sbarramento.
Al fine di proteggere la proprietà dalla responsabilità civile per eventuali incidenti che potrebbero verificarsi alle persone in transito si potrebbero porre in balla vista cartelli di avvertimento come avviene in tanti altri posti.
Oppure tracciare un sentiero che aggira la recinzione a monte come è stato già fatto nell’ultimo tratto a ridosso dell’azienda vitivinicola nel comune di Castellabate.
Certo, ci sarebbe da discutere il fatto che c’è un limite alla proprietà privata quando questa preclude per lunghi tratti l’accesso al bagnasciuga da parte dei cittadini, ma non è per rivendicare ciò che è stato scritto questo articolo.
La “denuncia” è posta in essere solo per scuotere la sensibilità di tutte le parti in causa al fine di non precludere a tanti il piacere di immergersi nella natura per guardarla da un angolo incommensurabilmente bello lungo i poco più dei 6 Km che separano Trentova dalla contrada Lago di Santa Maria.