La nostra agricoltura, sempre più chiamata a riempire i panieri della dieta mediterranea, non può affidarsi ai prodotti dell’industria chimica per proteggere le sue colture. Non essendo sempre possibile il modello del biologico integrale vanno trovate altre ricette. Una soluzione è a portata di mani, e viene dall’Agrimpol di Bellizzi. Consiste nell’usare grandi colonie di api utili a lavorare a favore degli agricoltori che così evitano di fare trattamenti antiparassitari di natura chimica e hanno milioni di preziosi e infaticabili lavoratori che spargono il polline dei frutteti in fiore e l’aiutano a fecondarsi. Ha più di trent’anni l’intuizione scientifica – produttiva dell’entomologo salernitano Antonio Rago che intuì che le api potevano dare ben oltre il miele, la cera e la propoli. Le “razze” di api da usare – concetto ben chiaro a Rago – dovevano essere particolari, adattate all’ambiente, e occorreva sperimentare le metodologie più adatte di diffusione e utilizzazione. Il “campus” usato in questi anni è stato tra Bellizzi e Giffoni e ha coinvolto la parte più avanzata dell’agricoltura italiana. Le metodologie di Rago hanno subito un esame davvero severo. Il suo allevamento d’insetti utili è l’unico nel sud Italia. “Nel nord Europa i residui chimici nella frutta e negli ortaggi devono essere ridottissimi se non del tutto assenti – racconta – altro che disastro della terra dei fuochi”. Ed ecco allora le sue cassette di api e bombi essere posizionate nei frutteti e negli orti. ”Il tempo ha dato conferma – aggiunge Rago – al binomio che si è consolidato tra i bombi e le solanacee (pomodoro e melanzane) aprendo quindi la frontiera all’impollinazione naturale”. Ciò ha permesso di ridurre i costi di manodopera alle aziende agricole e di ottenere prodotti qualitativamente migliori. Rago, che è punto di riferimento di altre bioaziende di tutto il mondo, è a disposizione per studiare soluzioni su misura, anche per le piccole aziende del Cilento. Di grande fascino le metodiche messe a punto, per il peperone, per esempio, la cui impollinazione è anemofila e non richiede quindi l’intervento dei pronubi, l’utilizzo dei bombi migliora la qualità dei frutti. I bombi invece assicurano la “ buzz-impollination”, che consiste in una serie di vibrazioni dei muscoli alari emesse dall’insetto, allo scopo di scuotere le antere dei fiori e farne uscire il polline, che in parte aderisce al corpo dell’insetto – agente. L’unica controindicazione è il tarassaco, l’erba officinale comune nel Cilento, che andrà sfalciata dalle vicinanze dei campi da “trattare” poiché le api addomesticate restano buongustaie e così la preferiscono ai fiori alle più comuni colture agricole.
Oreste Mottola