Non tutti quelli che si fanno i selfie hanno fatto il vaccino e non tutti quelli che hanno fatto il vaccino si son fatti i selfie. Io ad esempio nel giorno della somministrazione del vaccino non mi son fatto immortalare con un selfie. Vi racconto com’è andata la mia esperienza insieme a quella di chi quel giorno c’era.
Il 15 maggio scorso ho prenotato il vaccino sulla piattaforma della regione Campania relativa ai vaccini covid19. Il primo giugno via email mi hanno convocato presso il centro vaccinale dell’ospedale Luigi Curto di Polla in data giovedì 3 giugno alle ore 18:00 per la somministrazione della prima dose del vaccino Pfizer.
5 giorni prima, esattamente sabato 29 maggio, si son presentati in 1.000 davanti all’ospedale di Polla già a partire dalle 5.00 del mattino per l’open day. Amici e conoscenti mi hanno riferito di lunghe file, di lamentele, di assembramenti fino a sera. Io che avevo immaginato tutto questo, ho preferito attendere il mio turno e credo di aver fatto bene visto che son trascorsi solo 5 giorni.
Torniamo al giorno della mia convocazione, giovedì 3 giugno. C’era scritto sulla mail – “Si prega di rispettare l’orario di convocazione”. Devo ammettere che un po’ di ansia me l’ha messa addosso questa frase. Sono riuscito ad arrivare alle 17.45 con ben 15 minuti d’anticipo rispetto all’orario di convocazione previsto per le 18.00. C’erano le transenne a dividere le persone, si aprivano e si chiudevano man mano che gli operatori procedevano con le chiamate. Quando sono arrivato io non eravamo tantissimi, mi ricordo che un’operatrice ci ha contati uno alla volta e si è fermata a 30. Ad occhio sembravamo di più. Non c’era fila e il distanziamento era possibile. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’organizzazione. Mi son guardato intorno e qualche volto noto l’ho scorto nonostante le mascherine. La maggior parte era gente sconosciuta. Ho chiesto ad un ragazzo, che era già lì quando sono arrivato, come avvenivano le chiamate. Mi ha detto che serviva la tessera sanitaria. Ho fatto bene ad aspettare 5 giorni ho pensato tra me e me. Un paio di giovani donne, che stavano arrivando alle mie spalle con già pronta in mano la tessera sanitaria, hanno cercato di attirare subito l’attenzione dell’operatore della Protezione Civile di Polla che stava chiamando ad una ad una le persone convocate, nel tentativo di essere chiamate per prime, proprio mentre costui veniva chiamato per comunicazioni urgenti all’interno dei locali dell’ospedale. All’uscita l’operatore ha ricominciato a chiamare, doverosamente in ordine alfabetico ed ha chiamato quasi subito “De Paola” che è il mio cognome. Sono entrato all’interno delle transenne prima di loro, vedi il destino. Tutti con la mascherina in viso ma riconoscibilissimi, ho scambiato qualche parola con dei miei compaesani o conoscenti di paesi limitrofi al mio (Auletta). Dietro di me mormoravano 4 o 5 ragazze che non conoscevo. In base ai ragionamenti che facevano posso dedurre che sicuramente tra di loro si conoscevano da parecchio tempo. Le loro erano serene conversazioni. Una di loro frequentava l’università, non ho capito bene in che città e di quale facoltà di preciso, parlava di un’esperienza fatta fuori dall’Italia condizionata ovviamente dalla pandemia. Appena entrato nelle transenne, poco prima di entrare nei locali dell’ospedale, giusto davanti a me a circa 2 o 3 metri di distanza, ha attratto la mia attenzione una fragorosa risata di un ragazzo che ha scambiato qualche battuta divertente con gli operatori. Si conoscevano, era evidente. Ridere e scherzare fa sempre bene, pure per stemperare un po’ di tensione che non volendo si accumula. I sorrisi sotto le mascherine ovviamente non si vedevano ma le voci scherzose si sentivano eccome. E’ il segno che poco per volta sta tornando un po’ di serenità, un po’ di normalità, un po’ di umanità. Sempre all’interno delle transenne, proprio di fronte a me, una ragazza, apparentemente distratta e tranquilla, con lo sguardo abbassato sul suo cellulare, che in realtà aveva problemi di panico, aspettava il suo turno. L’amica, appena fuori dalle transenne, ha fatto notare la problematica ad un’operatrice la quale ha cercato a sua volta di tranquillizzare la ragazza dicendole di entrare appena si sentiva pronta. Poco dopo ho sentito mormorare la ragazza – “più aspetto e più peggiora la situazione”. Appena dietro di me, un paio di ragazzi, credo fidanzatini, privi di prenotazioni, si sono avvicinati alle transenne chiedendo ad un’altra operatrice che evidentemente conoscevano, la possibilità di vaccinarsi in caso di dosi avanzate. L’operatrice non ha escluso questa possibilità ed ha risposto loro di ripassare dopo un paio d’ore.
Dopo qualche minuto di attesa mi hanno consegnato i fogli col questionario e mi hanno invitato ad entrare. Appena sono entrato dentro ho risposto al questionario, l’ho consegnato ad un operatore e mi son messo in fila per ricevere il vaccino. C’è voluto ben poco. Mi hanno chiamato, mi hanno somministrato il vaccino e sono uscito all’esterno dall’altra parte dove già c’erano gli altri miei compagni di viaggio. Ah, dimenticavo, non ho fatto il selfie che va tanto di moda in questa che è l’era dei social. Dopo circa un quarto d’ora di attesa, mi hanno consegnato la ricevuta della vaccinazione effettuata con l’indicazione della data e dell’orario per il richiamo. Dovrò tornare l’8 luglio insieme a tutti i miei compagni di viaggio, quelli che hanno condiviso con me questa giornata.
Al termine di questo mio primo viaggio virtuale fatto attraverso questo mio articolo, ci tengo a ringraziare tutti coloro che da un anno e mezzo sono in prima linea. Come ha commentato Luigi Pistone, che lavora all’ospedale di Polla, in risposta ad un mio post su Facebook, “Oltre a medici ed infermieri (gli unici che nel mio post avevo ringraziato), in prima linea ci sono anche: tecnici e biologi di laboratorio che processano esami ematici e tamponi, tecnici e medici di radiologia che eseguono tac e altre indagini, oss, personale delle pulizie, autisti delle ambulanze che agevolano i trasferimenti, ecc. La Sanità è una macchina che necessita di molti pezzi per camminare, è bene ricordarlo nei vostri commenti che i medici e gli infermieri senza tutte le altre figure citate potrebbero fare ben poco.”
A Luigi Pistone ho già risposto su Facebook scusandomi per le mie dimenticanze: “Non era per mancare di rispetto alla tua figura e professionalità o a quelle altrui. Spesso si tende a semplificare sbagliando come ho fatto io. Ti ringrazio per avermi ripreso, ma sappi che non l’ho fatto volontariamente. Ognuno conosce bene il proprio settore e per ogni settore ci sono tante professionalità da considerare. C’è chi lo vedi in faccia e chi sta dietro le quinte. Io ti capisco benissimo, perché sono uno di quelli che sta dietro le quinte, indispensabile per portare avanti il lavoro di chi sembra stare in prima linea, ma non abbastanza per meritare da loro un ringraziamento o un ricordo”.
Sono convinto che bisogna essere sempre grati e riconoscenti con chi ogni giorno lavora con dedizione e passione prodigandosi per salvare ogni forma di vita.
Massimiliano De Paola