Esperienze traumatiche inducono a ritenere che non siamo più nei pensieri di Dio e dimentichiamo che egli è come una madre, anzi più di una madre! Ne deriva il radicarsi di una sorta di paura per un domani apocalittico perché privati del nutrimento e del vestito. Il timore di essere dimenticati genera angoscia; ancora più traumatica è l’esperienza di un distruttivo confronto armato causato dalla prepotenza di alcuni.
A queste angoscianti esperienze Gesù risponde invitando ad osservare con attenzione la creazione nella quale siamo inseriti e con la quale intessere un rapporto armonioso. L’evangelista Luca (6, 39-45) descrive con parole semplici come vivere la nostra esistenza per superare l’affanno che toglie il respiro e ruba la serenità, condannandoci ad una traumatica convivenza con l’ansia. Ne deriva che non è possibile specchiarsi contemporaneamente in Dio e nel danaro dimenticando che quest’ultimo è solo un mezzo, non il fine dell’esistenza. La scelta, quindi, è in chi riporre fiducia. Se è Dio, siamo sicuri che non abbandona il suo fedele perché sa che ha bisogno. Non rimane che fidarsi di Lui e affidarsi alla Provvidenza, pronta a prendersi cura degli uomini in cammino verso il Regno, lungo il tragitto disposti a sperimentare la solidarietà e praticare la generosità per rinsaldare la fiducia nel Padre. La scelta radicale per Dio fa irrobustire il discernimento nella convinzione appunto che a ciascun giorno basta il suo affanno.
Scegliamo quindi momenti di silenzio per riflettere durante la Quaresima ormai prossima. Questo atteggiamento diventa quanto mai essenziale propria nell’attuale congiuntura di una guerra che coinvolge tutti, chi la patisce, chi la combatte e noi che, impotenti, la subiamo. Che fare? Occorre meditare sull’uomo e la sua storia. I genocidi, le guerre fratricide, che hanno complicato invece di risolvere i problemi, devono essere di insegnamento e stimolare il proposito a vivere la pace. Il silenzio per riflettere anche solo per pochi minuti aiuta a ricordare che a Dio va offerto un cuore indiviso: disponibilità al dono totale di sé, ecco il tesoro nel Regno e la vera garanzia di una condizione di pace giusta e duratura.
La situazione attuale nel mondo, oltre che con la ragione, deve essere analizzata con la fede per lodare l’uomo solo dopo che sono state veramente comprese le sue parole e se sono improntate alla pace per evitare di scegliere come guida individui ciechi, i quali però pretendono di gestire la nostra esistenza malgrado gli evidenti limiti delle loro capacità.
Noi Cristiani ci dobbiamo caricare delle nostre responsabilità perché partecipi di un tesoro i cui frutti sono la sola medicina capace di far uscire da questa tragica situazione, tesoro che è possibile condividere con tutti e, quindi, ristabilire la vera giustizia. E’ Cristo, vera profezia, fermento di pace giusta. Ascoltiamolo durante questa quaresima, pronti al pellegrinaggio dal deserto di una esistenza senza senso alla riscoperta luminosa della tomba vuota del Risorto.
Il percorso inizia accettando le ceneri penitenziali sul capo per procedere a tappe fino al fulgore della vita pasquale. Si parte dal tragico deserto dell’uomo, oggi ancora una vota in guerra, per approdare nel luminoso giardino della pace cristiana. Sono le tappe che accompagnano la nostra esperienza in queste settimane e attualizzano i momenti salienti del nostro pellegrinaggio di salvezza perché l’uomo non è cenere di una passione inutile, ma figlio di Dio.
Le tentazioni sperimentate da Gesù scandiscono i tempi della nostra esistenza fatta di scelte tra due situazioni contrapposte. Anche noi desideriamo che le pietre diventino pane, confusi non sappiamo se usiamo o abusiamo del creato e siamo sedotti dal paradigma del potere. La guerra di questi giorni riassume in sé tutti questi elementi negativi. A redimere la nostra condizione è la fede, che non s’impone con la forza, ma invita al risveglio del cuore, capace di generare fiducia se si ha la pazienza di far maturare il proprio spirito.
La Quaresima è, dunque, tempo di grazia, opportunità per crescere nella conoscenza del mistero di Cristo ascoltando la Parola per testimoniarla con una coerente condotta. E’ un invito a riflettere su come è possibile convertirsi facendo deserto intorno a noi per ascoltare meglio Dio. I quaranta giorni di preparazione alla Pasqua vanno vissuti in spirito di fraternità, preghiera e penitenza per conquistare la libertà interiore, grati per quanto il Signore opera della nostra vita. Sono il modo migliore per far tacere i cannoni, deporre le armi, stendere le mani in un abbraccio di fraternità che cementa la pace tra i popoli. Innalziamo il canto di gratitudine per l’invito a vivere l’esistenza non come una collezione di giorni sempre uguali, scanditi da un calcolo meramente cronologico delle preoccupazioni che assillano, ma come redenzione del tempo nell’evento di grazia, momento favorevole per apprezzare la provvida azione del Padre perché Egli è tutto Amore.
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