Il Cilento, da alcuni anni (sotto l’aspetto della sua identità geografica), sta cambiando volto. Ha riacquistato ottimismo, sotto l’aspetto antropico, della rivisitazione della sua cultura, delle sue tradizioni. L’artigianato, una volta bistrattato, ora è alla ricerca di un suo recupero anche della sua gastronomia tipica. Il merito di tutto ciò spetta all’applicazione di una legge, quella sulle aree protette, la n. 394/91 che ha istituito il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Sono tante le iniziative che vedono l’Ente Parco al centro della promozione di quest’area geografica, anche se gli abitanti molte volte non ne colgono il senso, ma è chiara la mentalità che ne consegue e che l’Ente Parco sta cercando i promuovere in tutti i settori, e coinvolgendo tutti i soggetti (istituzioni, associazioni, enti economici, imprenditori). L’area del Cilento è stata per storia sempre ai margini di vicende che ne hanno caratterizzato, sia il primato, sia il protagonismo. Si sono verificate vicende caratterizzanti, ma non tali da cambiarne il volto tanto da incanalarlo nei circuiti economici, sociali e culturali, da farne diventare un’area “leader”. Paradossalmente oggi si sta verificando un’inversione di tendenza, tutto ciò che nel passato veniva relegato ai margini, oggi assume un’importanza vitale per lo sviluppo dell’intera area. Il cosiddetto “pregio di una lunga solitudine” sta iniziando a portare in quest’area nuove attenzioni d’interesse e di protagonismo, per la gente del posto, per operatori economici e di cultura. Le vacanze turistiche nel Cilento stanno incrementando. A ridotto delle Coste si verifica in estate il tutto esaurito. Lungo le strade, s’iniziano a scorgere botteghe di artigiani che intendono vendere i loro prodotti: manufatti di oggettistica e di gastronomia. I paesini diventano meta di turisti, cultori di centri storici, di tipicità e di verde. I turisti s’inseriscono nel tessuto sociale, con la famosa “ospitalità diffusa”. L’alternativa, il riposo, lo svago, la contemplazione, la ricerca del cosiddetto particolare diventano di casa. La giovialità dei Cilentani diventa cultura e oggetto di studio. L’originalità e la fantasia di questo popolo la fanno da padrone. In tutto ciò il problema è quello di creare le condizioni perché i flussi turistici si protraggono oltre quell’arco di tempo che ne racchiude un’intera estate. In questo contesto ben s’inserisce la gastronomia e la ricettività a Castel S. Lorenzo, un paese che coglie gli aspetti del cambiamento, in maniera sintomatica e spontanea. Il limite di questo paese è che non viene etero diretto da persone, pur interessate allo sviluppo, ma che non si mettono insieme, per una concertazione che possa fare venire fuori le potenzialità endogene indirizzandole verso un’economia che vada oltre la sopravvivenza e lo spontaneismo dei singoli operatori interessati. Il Comune di Castel S. Lorenzo, dista da Salerno, circa 68 km. E’ raggiungibile percorrendo l’autostrada A/3, uscita al casello di Battipaglia, la nazionale SS. 18 (fino a Capaccio Scalo), la SS. 166 degli Alburni (fino al Km.22) e la SS. 488. La Stazione più vicina è quella di Capaccio-Roccadaspide, sulla linea Roma Reggio Calabria. Il paese è famoso per la produzione di vino e olio, per la festa dei 7 vini DOC, per il Museo della civiltà contadina e dell’artigianato locale (ospitato nella scuola Media), per la Cantina Sociale, le varie chiese, il castello con l’importante Vigna della Corte, per le sue risorse ambientali di macchia mediterranea, i boschi, la fauna e il fiume Calore. La sua gastronomia tipica è possibile gustarla nell’osteria da “Mucciolone”, immersa nella parte nuova del paese. Gli stessi proprietari della predetta osteria, da un anno hanno organizzato un’azienda vitivinicola, che sta valorizzando non di poco il vino doc di Castel S. Lorenzo. In contrada Madonna della Stella, luogo dove ospita un’antica chiesetta (costruita nel 1100, qualche anno fa pure restaurata), che viene aperta al culto nel mese di agosto, vi è il ristorante “Il Pinguino”. A ridosso della SS. 166 via è il ristorante “La Stella del Calore”. In prossimità del Ponte Calore vi è il ristorante “La Taverna”, belle adiacenze del Mulino del Principe, che da alcuni anni si sta cercando di valorizzare, ad opera dell’associazione Legambiente “Cercati-Calore”. Il predetto ristorante a gestione famigliare è attrezzato in un ambiente rustico, dove la tipicità e di casa, con camino. All’interno offre la capienza con oltre 70 posti, con terrazza all’esterno, che ospita fino a 100 persone in estate, con un giardino all’ingresso, con piante caratteristiche. Questo ristorante scorse nell’84, come “Il Gambero”, nel 1994 ha cambiato denominazione diventando “La Taverna”. In questo ristorante oltre i piatti caserecci è possibile gustare la pizza. Famosa è quella del “taverniere”, una specialità della casa. Lungo la SS.488, vicino allo stabilimento enologico e oleario della Cooperativa “Val Calore”, vi è ristorante “La Torre”. Scendendo lungo la strada comunale in località Palmento, vi è il ristorante “La Selva”. In tutti i ristoranti summenzionati troviamo genuinità, tipicità, cortesia e con prezzi modici si possono degustare le specialità castellesi e della zona, magari innaffiati con il famoso vino doc di Castel S. Lorenzo. Un’altra struttura che offre ricettività è ospitalità è l’Ostello della gioventù, organizzato da Legambiente “Cercati-Calore”, che ospita gruppi di volontari nazionali e internazionali, tra cui i volontari del Servizio Volontario Internazionale (S.V.E.), impegnati nei progetti dell’associazione.
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