Molti gli aspetti modificati, radicalizzati, innovati in ogni professione, ma coloro che si occupano di attuare la Carta Costituzionale, legiferare, dare giustizia, che cambiamenti hanno subito?
Avvocato iscritto al foro di Salerno: ” La crisi innescata dal Covid-19 credo che non abbia precedenti.
Ha spazzato via in poche settimane ciò che non sono riusciti a fare in anni le innumerevoli proposte di rinnovamento, digitalizzazione, ammodernamento che da più parti si sono susseguite.
Come sempre c’è chi, spaventato e impreparato alle novità, rema contro cercando di minimizzare e riportare tutto come prima.
Il ricorso al processo telematico e alla giustizia a distanza non può valere per tutti: ciò che vale per il civile non si riscontra nel penale.
Durante la prima fase di loockdown ci sono state opinioni discordanti sul processo telematico e soprattutto l’introduzione nell’ambito penale ha suscitato non poche perplessità tra gli avvocati. Il settore civile era in parte pronto all’emergenza grazie al processo civile telematico, ormai diventato patrimonio comune.
Quindi sì a alla possibilità di depositare in via telematica atti, liste, testi, impugnazioni, memorie, visione da remoto dei fascicoli e la richiesta copie, ma alla fine ci si deve trovare in aula per il disagio creato dallo smartworking e tutto ciò che esso comportava. Il disagio era legato alla rinuncia improvvisa alle numerose abitudini di ciascuno: uscire di casa al mattino per recarsi in studio, per andare in udienza, per incontrare clienti. Pian piano sono passati i giorni e le settimane e il clima è cominciato a cambiare.
Se qualcuno ancora accusa il colpo per questo stop, credo che molti colleghi finalmente sono riusciti a mettersi in pari con il lavoro arretrato, sono riusciti a dedicare dei momenti a sé stessi anche se di fatto si lavora più di prima, perché si è senza confini tra lavoro e vita privata.
Pian piano questo nuovo stile di vita, dove si può interagire anche a distanza non dispiace; si è scoperto che si possono fare videoconference, invece di incontrarsi ogni volta con colleghi di sedi diversi o città diverse e con clienti; si è toccato con mano che ci si può organizzare diversamente, che si possono utilizzare nuovi strumenti organizzativi, dal cloud ai gestionali, dalle piattaforme di videoconference alle chat. Insomma, non è poi così male.
E poi finalmente si respira un’aria (nel vero senso della parola) più pulita, lo stress del traffico e del parcheggio che non c’è mai si è ridotto. Certo, non possiamo passare da un estremo all’altro e manca sicuramente il piacere di incontrarsi e fare due chiacchiere in studio, o in Tribuanle durante le attese infinite.
Rimarranno le chat per interagire velocemente e i gestionali per coordinare attività e tempi.
Persino le udienze si svolgeranno in parte on line, così come l’audizione di testimoni, il deposito di fascicoli, la pratica professionale ed esami di abilitazione.
Una nuova epoca si è aperta e non è così male, tutto sta nell’abituarsi e nel limare le imperfezioni, perché sia decisamente un miglioramento che snellisca tempi decisionali, costi e riduca il blocco della macchina della giustizia. Si può? Sì, certo, se si vuole e si lavora nella direzione delle soluzioni, invece che della polemica.
Sarà un professionista rinnovato, prima di tutto nella consapevolezza che non può più andare avanti come prima. Sarà un professionista più tecnologico, che lavora a stretto contatto con il web, con il digitale. Sarà un professionista che si abituerà a lavorare in rete con altri professionisti, a lavorare in team creando squadre di studio e non più individualista. Sarà un manager che imparerà ad organizzare le attività, a gestire il tempo, a comunicare con i collaboratori, a creare motivazione e stile di squadra. Sarà un imprenditore che conoscerà il valore della comunicazione esterna, del saper valorizzare la propria attività e gestire nuovi canali di business, dal public speaking, all’attività autorale con piani di comunicazione. Sarà un professionista che saprà far convivere analogico o digitale, consapevole che le due dimensioni fanno parte oramai della stessa realtà.
Personalmente penso che tra anni ringrazieremo questo periodo per lo scossone che ci ha dato. Ci voleva qualcosa di forte per smuovere qualcosa di così radicato e oramai divenuto obsoleto.
Ora ci serve una mentalità aperta al futuro, flessibile, ricca di entusiasmo che voglia creare il futuro e non attenderlo per criticarlo.
L’Italia intera in questa fase due ha bisogno di persone positive, proattive, visionarie, appassionate, orgogliose di essere italiani, della propria storia e delle proprie tradizioni. “