Il periodo contraddistinto dall’emergenza e dal lockdown, il rapporto con i pazienti, i contatti fisici e telefonici, l’utilizzo della tecnologia, le rassicurazioni e le preoccupazione per il futuro. Questi ed altri sono i temi affrontati nell’intervista al dottore Vito D’Alto, “medico di famiglia” e dermatologo di Teggiano. Alla base della chiacchierata nel suo studio tutto ciò che è ruotato e ruota intorno al tema Coronavirus e che ha visto interessato in particolare, il comune di Teggiano.
– Che periodo ha vissuto Teggiano?
All’inizio c’è stata, ovviamente, grande paura anche per via dei casi registrati in paese. Tutto sommato, però, i pazienti hanno risposto in modo adeguato, allineandosi alle disposizioni. L’unico aspetto critico è stato rappresentato dalla difficoltà di reperire i dispositivi di protezione e ovviamente si è dovuto fare i conti con un rallentamento delle cure per quanto riguarda i malati cronici. Per il resto ho trovato una grande collaborazione nei pazienti.
– Non ha registrato, quindi, da parte dei pazienti difficoltà nel rispettare il protocollo?
In realtà no. Devo dire che delle difficoltà si registrano più in questa fase. Nel periodo di piena emergenza molti si sono anche meravigliate che lo studio medico fosse aperto. Erano convinte fosse ufficialmente chiuso. Quando poi ho spiegato che era semplicemente inibito l’accesso libero, si è introdotto il principio della prenotazione al fine di evitare assembramenti. Oggi c’è più confusione e indefinitezza.
– E’ stata manifestata l’esigenza della fisicità a livello di contatto ed assistenza?
Si, ci sono state delle esigenze in tal senso e anche alcuni piccoli interventi. Ho apposto, ad esempio, dei punti di sutura. Si è trattato di azioni utili ad evitare corse in ospedale. Tutti coloro che non lamentavano sintomi respiratori hanno avuto libero accesso allo studio, previo accordo telefonico. Devo dire che, per quanto riguarda noi medici di base, ci siamo resi conto che gran parte degli accessi del periodo pre Covid non erano indispensabili. C’era chi magari si recava allo studio ogni giorno per farsi prescrivere un medicinale diverso. Con l’emergenza abbiamo inviato le ricette in via telematica.
– Al riguardo qual è la stato delle cose in merito allo sfruttamento del web e all’utilizzo delle tecnologie nel nostro territorio?
Ci sono difficoltà oggettive per quanto riguarda gli anziani che vivono isolati e non hanno in sede qualcuno che possa aiutarli in tal senso. In quei casi non viene rispettato il principio della ricetta spedita telematicamente e non si può negare l’accesso allo studio. Devo dire, tuttavia, che non si sono registrate particolari difficoltà.
– Per un paziente è importante il lato prettamente sanitario, ma lo è allo stesso modo quello sociale e relazionale? In soldoni, a volte basta solo avere il medico di fronte a sé per stare meglio?
Si, certo. Lo studio di medicina generale è anche un luogo d’incontro. Conosco i pazienti e se so che uno di loro ha bisogno del contatto, anche di un minuto, solo per tranquillizzarsi, non nego ciò, rispettando i principi. Il rapporto sociale è chiaramente un pò venuto meno a causa dell’emergenza, ma mentre noi medici di base non abbiamo mai interrotto l’attività e attualmente stiamo viaggiando quasi normalmente, le strutture territoriali legate alle visite specialistiche viaggiano ancora a rilento. E questa è una componente negativa. Il medico di base tampona, per quanto può.
– In questi mesi si è intensificata l’attività telefonica?
Si, devo dire che l’attività telefonica è stata molto intensa. Ho ampliato la fascia di disponibilità. Il mio telefono è sempre accesso e rispondo dalle 8 alle 20, il sabato quasi sempre e anche la domenica se non sono impegnato in altre attività. Questo per ridurre al minimo il disagio legato al mancato contatto fisico. I pazienti mi chiamano per avere consigli o chiedere se possono fare una passeggiate, le analisi in laboratorio o se prendere o meno un antidolorifico. Ciò anche alla luce di alcune notizie diffuse sul web relative al fatto che determinati farmaci favorissero il Coronavirus e o ne peggiorassero gli effetti. Al riguardo colgo l’occasione per dire che non ci sono farmaci più o meno pericolosi di altri. Quelli che si assumono quotidianamente bisogna continuare ad assumerli e l’eventuale interruzione deve essere attuata sempre dopo aver consultato il medico e non informandosi sul web o su facebook.
– Oggi che clima si respira?
E’ di grande paura per il futuro, anche per la varietà di notizie che emerge. Gli esperti dovrebbero un minimo mettersi d’accorso su quanto si comunica e non cambiare continuamente versione. Bisogna continuare a rispettare le regole precauzionali e, soprattutto per gli anziani e le categorie a rischio, vaccinarsi per l’influenza. Al riguardo la stagione vaccinale potrebbe essere anticipata per far si che l’eventuale nuova ondata di Coronavirus non coincida con il normale picco influenzale. Ciò anche per evitare che chi dovesse avere la febbre entri nel panico, per il fatto di non sapere a cosa sia dovuta.
Cono D’Elia