Nel suo lungo cammino l’umanità, periodicamente, ha avuto il suo “Erode”, prima e dopo Cristo, con il quale ha dovuto in qualche modo fare dei conti improntati al raggiungimento di fini personali, alla conservazione di propri poteri, in dispregio di ciò che potesse capitare di orrendo agli altri. Un cinismo che certamente ha, alla fine, consegnato quei personaggi alla Storia con ignominia e condanna ed ha provocato dolori, lutti, sofferenze agli altri uomini.
E senza volersi allontanare molto nel tempo basta soffermarsi nel secolo appena trascorso, definito il secolo breve, nel quale ci sono state due grandi guerre con milioni di morti e ci sono stati governanti come Stalin e Hitler, a capo delle più grandi e peggiori dittature della Storia: dall’una e dall’altra parte sono stati provocati milioni di morti non solo con le guerre, ma nei campi di sterminio nazisti, nei Gulag sovietici, nelle foibe titine.
E se il ‘900 fu, come detto, definito “secolo breve”, appare, in queste ultime ore, la minaccia di far diventare questo secolo, vissuto solo per un quinto della sua durata, ancor più breve.
La guerra (preventiva, di attacco, di difesa, di sostegno… non si è capito di cosa) scatenata dall’uomo del Cremlino contro la confinante Ucraina in questo inizio di terzo millennio dell’era cristiana è una pura follia, voluta da un uomo che è stato capace di legare il suo nome al capovolgimento storico, sinora onore e vanto del popolo russo, di quella che fu la strenua resistenza di Stalingrado contro l’esercito nazista. La Stalingrado di oggi si chiama Kiev e gli assedianti di oggi sono gli assediati di ieri, con tutte le tristi conseguenze che la Storia riverserà su di loro.
Si contano in questa guerra, che nei piani russi doveva essere breve e che si sta dimostrando meno facile di quanto si pensasse proprio per la tenace difesa della loro patria da parte degli ucraini, il numero dei soldati schierati, i mezzi militari messi in campo (carri armati e missili contro fucili da caccia), i profughi 8donne, anziani, bambin), i civili morti… una guerra di armi, ma anche una guerra mediatica nella quale è difficile rintracciare la verità, che, alla fine, si racchiude in quel pianto di bambina ucraina che, dal bunker ove era riparata, continuava a dire “non voglio morire”: prima ancora di imparare a vivere a quella bambina l’uomo (e in questo siamo tutti responsabili) ha consegnato la consapevolezza della morte. Come i bambini ebrei che per tutta la vita si sono portati un numero inciso sul braccio, così questa bambina ucraina si porterà incisa nell’anima il terrore della morte… e forse nella sua vita avrà poca capacità di sorridere: le abbiamo rubato l’infanzia, come fu per i bambini di Auschwitz. Cercando giustificazioni nella storia, l’uomo del Cremlino ha dimenticato (o volutamente ignorato) Majdanek, dove furono sterminati dai nazisti migliaia di prigionieri russi.
Ci si chiede sempre in quale lingua, etnia, religione piange un bambino spaventato o affamato o sofferente. Quale differenza è tra il pianto della bambina ucraina che non vuole morire e quello di una bambina russa che vede il padre partire per la guerra lasciandola nell’angoscia di non più rivederlo. Sinceramente è alquanto difficile cercare differenze nel pianto dei bambini, siano essi russi, ucraini, americani, italiani, siriani, libici, afgani o di qualsiasi altra nazione di questo nostro pianeta.
E ci si chiede quale bomba sia giusta tra quella che fa strazio di un bambino russo e quella che uccide un bambino ucraino, tra quella dei conflitti balcani e quella di un paese africano.
Con la guerra l’uomo perde la sua dignità umana; con la guerra in Ucraina l’Europa ha perso la sua grande battaglia di democrazia e per una pace stabile.
Nel momento in cui scriviamo queste considerazioni in un paesino di confine, a ridosso di una località tristemente famosa per un disastro nucleare, si è seduti intono ad un tavolo per discutere quantomeno “un cessate il fuoco” immediato, foriero di tempi più sereni… nonostante qualcuno cominci a mettere il dito sul grilletto di armi nucleari.
Ancora una volta Erode decreta la strage degli innocenti, senza porsi domande, con cinismo paranoico che pensavamo di aver definitivamente consegnato agli archivi alla fine degli anni quaranta del secolo scorso.
Quale la soluzione? ci si chiede. La pace, ovviamente, con la serena convivenza tra i popoli nel rispetto delle sovranità democratiche, delle tradizioni, culture, storie di ogni singola comunità.
Come arrivare a questo?
La Piazza San Pietro consegnata dalle telecamere domenica scorsa, 27 febbraio 2022, per il tradizionale Angelus domenicale del Papa, affollata più del solito è indicazione eloquente dell’unica strada percorribile: la diplomazia super partes, accompagnata dalla preghiera insistentemente chiesta da Papa Francesco: «Chi fa la guerra non guarda alla vita concreta delle persone, mette davanti a tutto gli interessi di potere, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi che è la più lontana dalla volontà di Dio e si distanzia dalla gente comune che vuole la pace e che in ogni conflitto è la vera vittima che paga, sulla propria pelle, le follie della guerra».
Trending
- Scuola, 267 milioni per tutor e orientatori
- Vallo della Lucania, Teatro “Leo de Berardinis”: “Il calamaro gigante” con una straordinaria Angela Finocchiaro
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025