Già quando soggiornai per pochi giorni per la prima volta a Roccadaspide a casa Alfonso e Ida Cicatelli, genitori di Enzo, mio collega di studi all’ISEF di Napoli dove ci conoscemmo, la sagoma dell’”ospedale” già incombeva come una promessa fatta dalla politica alla Valle del Calore. Era l’anno accademico 1973-74 …
In seguito, per tutto il tempo in cui ho “vissuto” in casa di Maria e Giuseppe Chiacchiaro, come gradito ospite in quanto fidanzato con Gina, la loro figlia primogenita, mio suocero non perdeva occasione per ricordarmi che era indispensabile che l’ospedale aprisse per evitare che per curarsi si dovesse fare al spola tra Eboli, Battipaglia, Salerno e Vall0o della Lucania. Dopotutto nel Vallo di Diano e nel Golfo di Policastro già erano attivi gli ospedali di Polla, Sant’Arsenio e Sapri.
Dal 1976 al 1993, essendoci trasferiti in provincia di Varese, ad Induno Olona, quando tornavo per trascorrere le vacanze nella “terra dei padri” la tematica “ospedaliera” si faceva sempre più presente in ogni discussione pubblica e privata allargandosi anche ai comuni che orbitavano nella Valle del Calore: sindaci e consiglieri comunali, periodicamente “convocati” a Roccadaspide da Girolamo Auricchio, facevano sentire la voce dei valligiani che chiedevano l’apertura della struttura sanitaria costruita ma ancora vuota di contenuti.
Ad accompagnare e affiancare Auricchio, con alti e bassi nei rapporti personali e politici, si faceva sentire il “Tribunale per difesa del malato”, con Mario Cammarota; e il “Comitato pro-ospedale” con Giovanni Francione (famosa la foto che lo ritrae incatenato davanti all’ospedale); che richiamavano l’attenzione con iniziative, convegni e pubbliche manifestazioni.
Quando questo giornale cominciò a fare i suoi primi timidi passi nel 1995, già si occupò della questione ospedale con un articolo scritto da Giuseppe Lascaleia, che riportiamo su questo numero come altri che hanno segnato l’evolversi della situazione fino all’apertura e poi il funzionamento dell’ospedale.
Dopo vent’anni di esistenza in vita e l’euforia dei primi anni di post apertura, l’ospedale ha vissuto un graduale ma significativo aumento dei servizi, ma più volte è stato candidato a ridimensionamenti se non individuato come struttura da riconvertire.
C’è da dire che la comunità Rocchese, sempre supportata da quella “valligiana” ha sempre saputo fare muro per var valere le sue legittime istanze collegate al diritto alla “sanità”.
Come non si può negare che il portabandiera più caparbio, tra i tanti che hanno lottato, prima per l’apertura e poi per l’allargamento e il mantenimento in vita del presidio ospedaliero, è stato e continua ad essere Girolamo Auricchio affiancato da Gabriele Iuliano, con il quale ha scambiato il posto nei ruoli di sindaco e vice sindaco di Roccadaspide negli ultimi 20 anni di amministrazione. Bisogna anche riconoscere che sia Giovanni D’Angelo, in carica al momento dell’apertura; sia Giuseppe Capuano, medico di base operante nel comune di Roccadaspide; sono stati sempre attivi nel sostenere la causa dell’importanza dell’nosocomio rocchese.
Insomma, oggi che ci si avvia al compimento dell’età “adulta” della vita dell’ospedale, tutti possono ed hanno il diritto di festeggiarne il “compleanno”! Anche perché, tra le tante azioni messe in campo per rendere la vita più vivibile nell’area interna dove sono situati i comuni della Valle del Calore, ha garantito per 20 anni il diritto alla salute collegato all’emergenza ospedaliera che è una base concreta sulla quale poter costruire l’assistenza sanitaria del futuro, con particolare attenzione alle persone anziane che, per il 70%, abitano i borghi che orbitano sulle due sponde del fiume Calore.
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