I castelli furono costruiti per durare, resistere, difendere … non si può dire che sono venuti meno alla loro missione per i territori in cui furono costruiti.
Hanno difeso le vie di comunicazione lungo le quali sono stati eretti, hanno resistito ad assedi, colpi di balaustre e cannoni, hanno attraversato secoli superando, in molti casi, anche millenni di esistenza in vita!
Certo, hanno mutato il loro essere e, in molti casi, sono stati abbattuti e ricostruiti con criteri più moderni … ma nella sostanza hanno mantenuto la loro “immobilità” identificandosi con i luoghi e i territori ai quali erano stati incardinati.
Non importa se la loro ubicazione ha dato ad essi un ruolo più o meno importante nella storia, certamente per la realtà territoriale dove sono stati costruiti si sono identificate, volenti o nolenti, con la loro storia.
Storie vere o inventate, famiglie nobili o nobilitate, piccoli borghi o grandi città … sempre in piena simbiosi con il “maniero” situato in alto a dominio di valli; incastonato su spuntoni di rocce, a fare da fondamenta; posto a fare perno al sole che lo illuminava dall’alba al tramonto; circondato da case che, costruite a cascata sul perimetro più basso delle sue mura, scivolano ancora fino a valle …
Nella realtà dell’area compresa nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, (PNCVDA) i castelli costruiti in varie epoche, da quella più antiche ad altre più recenti, come possiamo leggere in questo numero di UNICO PATRIMONIO. Non sono elencati tutti ed alcuni sono situati in realtà fuori dal perimetro … tutti però hanno qualcosa in comune: rapporti di parentela tra chi li ha abitati, eventi storici che li hanno visti protagonisti da vincitori o vinti, restaurati ed elevati a nuova vita in tempi moderni (abitati o diventati sede di musei) o decadenti abbandonati al “lavorio” del tempo …
In ogni caso, sono lì immobili a dare testimonianza delle nostre radici che affondano nella notte del tempo passato consapevoli che anche i nostri antenati, come più o meno facciamo noi, hanno acceso un “faro” di quando in quando per scrutare tra le mura o sui merli qualcosa che possa un po’ appartenerci!
Essi sono state e saranno “ancore” legate a fili che, per quanto recisi, diventa facile riannodare in ogni tempo per ricordarci chi siamo e da dove veniamo.