La settimana scorsa Unico ha dato notizia del disegno di legge presentato l’8 aprile scorso da un gruppo di consiglieri regionali (tra i quali i salernitani Cammarano, Pellegrino, Pierro e Volpe) per l’istituzione del “Comune Unico di Vallo di Diano”.
Contrariamente al passato, stavolta la Regione si è mossa in tempi record in grazie al Presidente della I Commissione per gli Affari Istituzionali, Giuseppe Sommese, che abbiamo già avuto modo di apprezzare per impegno e competenza in occasione delle audizioni per il progetto di Legge di Corrado Matera tendente alla riapertura del Tribunale, approvato nei mesi scorsi dal Consiglio Regionale. Il 20 aprile Sommese ha inviato al Presidente della Provincia di Salerno, Michele Strianese, ed ai Sindaci dei 15 Comuni del Vallo di Diano interessati una nota con la quale, al fine di procedere all’esame istruttorio della proposta di legge chiede “di convocare i rispettivi consigli comunali e provinciale affinché esprimano e trasmettano entro 60 giorni dalla ricezione della richiesta il parere previsto dall’art. 8 della Legge regionale 29 ottobre 1974 n. 54 che reca “Norme sulla istituzione di nuovi comuni e sul mutamento delle circoscrizioni territoriali dei comuni della Regione”. Trattandosi di una iniziativa presentata da Consiglieri Regionali, il progetto di legge ed i pareri acquisiti, saranno successivamente esaminati dalla Commissione Consiliare competente che li trasmetterà con propria relazione al Consiglio Regionale. Qualora il progetto sarà ritenuto proponibile, il Consiglio regionale delibererà la indizione del Referendum consultivo previsto dal secondo comma dell’art. 133 della Costituzione.
Ma cosa succede se uno o più consigli comunali dovessero esprimere parere contrario o netto dissenso a far parte del comune unico? Si va avanti lo stesso con il Referendum oppure i sogni finiscono in gloria? Questo lo sapremo leggendo le delibere che saranno adottate dai consigli comunali che dovranno sciogliere anche l’interrogativo legato alla (presunta) incostituzionalità della legge proposta che, secondo alcune voci di dentro che abbiamo intercettato, violerebbe il dettato dell’art. 114 della Costituzione. Non essendo giuristi (ce ne sono già troppi in circolazione) preferiamo non avanzare ipotesi, convinti come siamo che ognuno debba fare il proprio mestiere e che, a prescindere se si è favorevoli o meno alla istituzione del comune unico, il referendum va fatto sia perché è un importante strumento democratico a disposizione dei cittadini sia perché lo hanno chiesto migliaia di persone. Qui, però, sorge un altro problema che riguarda il quorum da raggiungere perché il Referendum sia valido: allo stato, le leggi regionali vigenti in Campania, Abruzzo, Lazio, Lombardia e Veneto non prevedono per la validità dei referendum consultivi il raggiungimento del quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Forse è stato proprio questo uno dei motivi per cui le due proposte presentate nel 1999 e nel 2014 si sono arenate al termine delle rispettive consiliature. Non a caso Tommaso Pellegrino ha presentato una proposta per modificare la legge attuale e portare il quorum perché il referendum sia valido al 50 per cento più uno degli aventi diritti al voto. Questo perché poche migliaia di votanti non possono decidere per 60.000 persone.
La proposta di modifica si muoverà veloce in Regione oppure avrà un andamento lento? A noi, forse a tutti, interessa sapere cosa ne pensa il territorio. L’unico modo per saperlo è mettere i cittadini in condizione di esprimersi. Solo così si riuscirà a risolvere una volta per tutte, e possibilmente in tempi brevi, il quesito “Comune Unico si oppure no”?
In fondo, questo è il problema che nel Vallo di Diano si trascina da 23 anni.
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