La storia, oltre al piacere di leggere una fonte o descrivere un fatto, impegna a collocare la vicenda nella prospettiva giusta per fornire risposte alle domande che suscita. E’ l’esperienza degli evangelisti impegnati a descrivere un percorso che richiede crescente attenzione e progressivo coinvolgimento del cuore. Il diffondersi di testimonianze e l’accavallarsi di ricordi hanno convinto di “stendere un racconto degli avvenimenti come li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della Parola”. Luca, debitore dell’esperienza culturale greca, sente il bisogno “di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne un resoconto ordinato”. Il suo sforzo é la storia di Gesù riletta alla comunità dopo che altri hanno già scritto, indagine per predisporre un racconto intelligibile, sviluppando il senso storico e sottoponendo a esame critico le fonti, ricerca della veridicità senza le acribie di un racconto distaccato e neutrale dei fatti. Così si è trasmesso il ricordo di vicende che riflettono fatti veramente accaduti, avvenimenti storici non solo perché verificatisi nel tempo, ma perché hanno lasciato una traccia e un significato coinvolgente per chi è disposto a riflettere, trasformandoli in elemento decisivo per le proprie scelte di vita.
Questa considerazione riflette perfettamente la vicenda di Gesù, uomo vissuto in Palestina duemila anni fa che continua a operare nella storia da Lui creata, come il suono persiste nell’onda che provoca determinandone l’inscindibilità. La storicità trova definitivo fondamento di argomentazioni in ciò che si sperimenta nella coscienza quando si coglie in profondità il significato del suo messaggio. E’ il motivo per cui ogni generazione rilegge i Vangeli per rinvenirne l’eco nella propria esperienza esistenziale. La specificità della storicità dei vangeli esalta la rilevanza di una vicenda valida per tutti e, di conseguenza, suscita gratitudine verso chi l’ha raccolta e testimoniata, cristiani del primo secolo che ci hanno lasciato i vangeli, frutto dell’azione di comunità ispirate da quanto suggerivano loro i sensi spirituali, coinvolti in un’esperienza simile a quella della Maddalena perché impegnati prima a comprendere e poi a trasmettere i fatti straordinari della vita di Gesù, considerati una straordinaria risorsa, fonte di coinvolgente concretezza interiore e prova dell’eccezionale figura storica di Gesù.
La memoria del Maestro così tramandata ha rafforzato l’identità di queste comunità, abituate a collegare le caratteristiche dell’ambiente e della società alle dinamiche di lungo periodo. Riscontrato il proprio radicamento nella figura di Gesù, hanno utilizzato la simbiosi tra uomo e habitat, cultura e rapporti con i valori sapienziali per procedere all’analisi delle dinamiche relazionali. L’intreccio tra i tempi lunghi delle strutture, che circoscrivono i rapporti tra fattori economici, sociali, geo-politici, e quelli brevi delle congiunture hanno animato anche questa storia, conferendole un’effervescente complessità. Questi dati hanno contribuito all’elaborazione di un memoriale non solo in termini di forze, cause, eventi, ma di rappresentazioni tratte dalla tradizione per rendere più intelligibile le tappe della vicenda umana. Ne deriva la rilevanza di una storia che non registra passivamente fatti, ma ricostruisce e spiega ricorrendo a specifici metodi, consapevole che non richiede approcci aprioristici, ma induce a ricercare la connessione di significati in contesti e processi temporali più ampi. E’ possibile pervenire a soddisfacenti interpretazioni partendo dal presupposto che ogni storia é contemporanea in quanto chi vive nel presente guarda con la coscienza dell’oggi vicende e situazioni passate per acquisire contezza del mondo in cui vive e, in tal modo, la possibilità di risolvere problemi che lo assillano.
I cataloghi delle librerie dimostrano che l’interesse per il Gesù storico è stato sempre di grande rilievo per la curiosità nel conoscere il personaggio e l’attrazione che esercita la sua figura. Questa attenzione dal punto di vista culturale ha fatto registrare un crescendo attraversando e, a volte, intersecando la dimensione della fede con la storia e l’evoluzione dell’ermeneutica. Lungo i secoli, soprattutto negli ultimi decenni, emerge sempre più la convinzione che si tratti di una figura centrale, occasione per aprire una finestra sul divino che influenzai tentativi per valutare la sua figura. Sono così oggetto di storia il Maestro di Nazareth e la fede in Lui. Ne deriva l’attenzione da prestare all’ermeneutica con i suoi enunciati teorici e la pratica applicazione nell’interpretare i dati che si riferiscono a Gesù.
L’evoluzione di questi studi si lega alle scuole di pensiero e alle mode letterarie. La stagione del positivismo,ad esempio, esalta la ricerca dell’oggettività del passato ricorrendo a metodi analoghi o dedotti dalle scienze naturali. A questa congerie di analisi e prese di posizione, si affianca in alternativa lo storicismo, che pretende di delineare i compiti dello storico imparziale nel trattare i fatti mediante il rigoroso proposito di non ricorrere a giudizi di valore. Grazie alla ragione umana, questo modo di procedere è ritenuto un canone sufficiente per stabilire se i fatti sono veri o falsi; ne deriva, quindi, l’impossibilità di uno spazio di ricerca e di analisi per la rivelazione e il miracolo. La cristologia si sottopone così al vaglio di un metodo che considera la religione non oggetto della metafisica, ma della morale. Perciò, si ricorre a principi ermeneutici impegnati a ripulire Gesù dalle incrostazioni dogmatiche per ricercarne la funzione in relazione alla personale coscienza, a ciò che egli ha da dire al singolo. Lo si trasforma, quindi, in maestro di etica valida per ogni tempo. Questa posizione riafferma l’importanza del sentimento facendo della fede una passione radicata nel cuore dell’uomo perché capace di parlare ad ogni epoca, ma mina ancor più la possibilità di conoscere il Gesù storiografico. Si pretende di affermare che i vangeli non consentono di risalire al Gesù di Nazareth; solo di recente si è rinnovato l’interesse per il Gesù storico, grazie anche alla disponibilità di nuove fonti e nuovi metodi per analizzarle. In ambiente anglosassone si sono distinti i frequentatori del Jesus Seminar col dichiarato fine di liberare Gesù non solo dal Cristo come emerge dalla fede, ma anche dal Gesù descritto dai vangeli per conoscere il personaggio storico che emerge dal nudo riferimento ai fatti: uno spirito libero, maestro vagabondo, sovente sovversivo nella sua saggezza rispetto al potere costituito e alle convenzioni radicate in una determinata regione. Spogliato del linguaggio del Regno, egli appare un maestro di sapienza che usa aforismi di derivazione cinica nella Galilea ellenizzata per promuovere soprattutto tra i contadini un radicale egualitarismo, che scompagina lo status quo e mette in allarme i ceti dirigenti. L’abbandono di una lettura basata sul dogma ha fornito spunti, ma lasciato irrisolti una quantità di problemi.
Gli ostacoli nel comprendere a pieno il vangelo si legano al coacervo di legami che attanagliano storia, ermeneutica e fede. Nessuno può misconoscere l’importanza, la necessità dell’indagine storica perché i cristiani non possono assolutamente rinunciare a sapere chi è Gesù in quanto egli mostra chi è Dio. Orbene, nonostante l’evoluzione degli ultimi secoli, nessuno può seriamente dubitare che, tramite un’indagine storica condotta in modo accurato e senza perdere il necessario equilibrio, non sia possibile conoscere Gesù così come è vissuto, come ha operato, come ha influito sull’ambiente che lo circondava, soprattutto su un gruppo di discepoli che per alcuni anni ne ha sperimentato la presenza e ascoltato l’insegnamento. I risultati di questa ricerca possono rafforzare anche la scelta di fede conferendo equilibrio nel mentre si procede a una critica serrata per rispondere in modo sempre più chiaro all’interrogativo su chi é Gesù e cosa rappresenta per ciascuno di noi. Ciò è possibile perché lo storico, svolgendo il compito che gli è proprio, spiega agli altri ciò che è accaduto al Maestro di Nazareth, perché le vicende si sono svolte in quel modo e anche il motivo perché gli avvenimenti che lo riguardano si sono sviluppati come sono stati tramandati e ricostruiti. La distanza dei fatti e la radicale differenza del contesto non consentono di addomesticare quegli anni per piegarli agli interessi e agli intenti oggi prevalenti. Ciò è possibile quando si mantiene ben distinto l’evento dal dato e dal fatto. Infatti, mentre il primo appartiene irreparabilmente al passato che non può essere recuperato, grazie ai dati che ci sono pervenuti si possono ricostruire i fatti, ricordando che costituiscono un’interpretazione mai definitiva dei dati poiché eventuali nuovi documenti o modi diversi e più funzionali di valutarli consentono di progredire nella comprensione cancellando le illusioni di presunta oggettività in quanto i fatti sono considerati e vissuti sempre come significativi.