A Salerno e in provincia da alcuni giorni si respira l’aria di un vero miracolo sportivo, una salvezza folle cominciata con una frase di uno dei migliori manager in circolazione: “Siamo ultimi, soli e al freddo. Abbiamo il 7% di possibilità di non tornare in B”. Una frase pronunciata il 10 gennaio di quest’anno. Da quel giorno quella percentuale è diventata un’icona che oggi i tifosi hanno stampato sulla maglietta e sul cuore. È il punto di partenza di un’impresa entrata nella storia granata, diventata realtà all’ultima giornata nel modo più assurdo e incredibile: perdendo 4-0 in casa dall’Udinese in uno stadio Arechi stracolmo.
A fine dicembre la Salernitana era in fondo alla classifica di serie A, ultimissima e col rischio di essere espulsa dal campionato. Il presidente laziale Claudio Lotito, anche presidente della Salernitana, fu obbligato dalla Federcalcio a vendere entro il 31 dicembre una delle due società e Lotito decise di mettere in vendita la Salernitana. Mentre i giornali azzardavano la nuova classifica senza i granata campani, arrivò sul gong Danilo Iervolino, finanziere e imprenditore che provò a risollevare un ambiente sfinito e demotivato.
La Salernitana ha cambiato la sua forma, il suo organigramma, la sua rosa e i suoi programmi in un solo mese. Era il 31 dicembre 2021 quando Danilo Iervolino ha ricevuto la pec definitiva che ha certificato l’acquisto a titolo definitivo della Salernitana per 10 milioni di euro. Da quel momento in poi è iniziata la corsa per salvare miracolosamente la Serie A dei granata consegnando nelle sapienti mani di Walter Sabatini, ingaggiato come nuovo direttore sportivo, un budget importante per mettere a segno colpi nell’imminente mercato di gennaio.
L’idea meravigliosa è stata quella di affidare le chiavi ad un vecchio lupo di mare come Walter Sabatini che in una settimana è riuscito a cambiare faccia alla squadra confezionando 10 acquisti (da Ederson a Simone Verdi, da Luigi Sepe a Federico Fazio, da Ivan Radovanovic a Pasquale Mazzocchi) per metterli a disposizione di Davide Nicola, un allenatore intelligente e moderno, capace di creare brividi caldi, esperto in salvezze miracolose (vedi Crotone).
Cinque mesi per un’impresa! Oggi Sabatini può mettere il punto esclamativo: “Quando ho preso in mano la situazione mi hanno chiamato in tanti dicendo che stavo facendo una follia, così mi hanno caricato ancora di più. Quindi li ringrazio”. La salvezza della Salernitana lo rende orgoglioso: “La metto al primo posto fra i successi della mia carriera, pura utopia. È stata la mia migliore performance, cosa che mi legittima a continuare. Se non fosse accaduto mi sarei messo in discussione”.
E ancora: “Il calcio per me è vita, è una forma d’arte attraverso cui mi esprimo”. Due anni fa ha dovuto smettere con i vizietti per via di un tumore: “Ho fatto un compromesso con Dio”. Poi spiega con la sua originalità come imparò a fumare: “Mio padre tornava dal lavoro alla Perugina e mi abbracciava. Amavo quell’impasto di fumo e cioccolato, era il profumo della mia infanzia. Così ho cominciato a tenere da parte i mozziconi e finirli di nascosto, uno stordimento bellissimo”.
Walter Sabatini è un grande direttore sportivo scopritore di talenti che poi si son rivelati dei veri campioni come Gennaro Gattuso a Perugia, alla Lazio Alessandro Nesta e Marco Di Vaio, al Palermo Javier Pastore (pagato 6 milioni all’Huracan e venduto al Psg per 43 milioni) e Josip Ilicic, alla Roma valorizza calciatori come Momo Salah, Miralem Pjanic, Edin Dzeko, Alexander Kolarov, Radja Nainggolan, Marquinhos, Alisson, oggi definito il miglior portiere del mondo. E costruisce la squadra che arriverà in semifinale di Champions senza di lui.
Adora Francesco Totti: “È una divinità, luce sui tetti di Roma”, ma poi sotto sotto è il primo a spingere perché smetta, giustificandosi in un secondo momento: “Non volevo assistere al suo declino, ma non capivo che lui si divertiva. Gli chiedo scusa”.
Il direttore sportivo della Salernitana Walter Sabatini tiene molto alla salute di noi tifosi granata e, in vista della prossima stagione confermandosi dice: “Il campionato in due fasi modificherà la preparazione atletica: bisogna stabilire come caricare prima i giocatori e come farli allenare dopo. È una prospettiva sconosciuta: daremo un pò di ferie a novembre. Le caratteristiche, invece, non cambieranno. La Salernitana di cosa e di chi ha bisogno? Cercheremo di trattenere questi ragazzi che si sono comportati bene, più 4-5 nuovi. Intanto sappiamo che non possiamo più proporre ai tifosi un campionato da infarto ma dovrà essere tranquillo. Anzi, tranquillo neppure mi piace: dico competitivo”.
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