Fondato e costruito sull’ampio terrazzo del fiume Palistro alla cui foce era il porto settentrionale di Elea, Ceraso è un piccolo borgo nel cuore del Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano-Alburni. Posto sul cammino storico degli abitanti di Elea verso le “Terre Rosse”, era importante crocevia dell’antica “Via del Sale”.
A Ceraso vi è un albergo ricavato dal vecchio palazzo nobiliare della famiglia De Lorenzo ristrutturato, divenuto set cinematografico del film “Passpartù – operazione doppio zero” che il regista Lucio Bastolla (produzione Prisma srl) ha realizzato dirigendo un cast di attori giovani affiancati da un gruppo di navigati caratteristi napoletani e romani. Un film ambientato in quel palazzo nobiliare, ma soprattutto un racconto che diventa metafora per riscoprire un passato fatto di semplicità e di spontaneità.
Così vi è il Sindaco donnaiolo impenitente, impersonato da Giacomo Rizzo, e la vicesindaco, giovane e bella donna animata da buoni propositi amministrativi per far emergere il paese. E vi è il parroco tuttofare (Gianni Parisi) e il vigile tuttomulte, il faccendiere romano impersonato da Maurizio Mattioli che vuole a tutti i costi l’albergo e vi è l’ispettore regionale Gianni Mauro con la sua borsa piena di medicinali “da prendere” per le sue fisime sanitarie. Su tutti l’edificio storico ristrutturato e messo a bando dal Comune per farlo diventare un albergo dove far confluire un po’ di turisti.
«La storia – dice Lucio Bastolla – è nata intorno a questo vecchio palazzo nobiliare della famiglia Di Lorenzo, ristrutturato realmente al Comune e diventato residenza universitaria per work shop sulla dieta mediterranea. All’interno di questo albergo si muove la storia di quattro ragazzi che partecipano al bando del Comune per gestire la struttura alberghiera. Un racconto di quotidianità, se si vuole, ma che parla ai giovani ed è rivolto anche ai padri, adombrando una critica alla società di oggi.»
I quattro giovani decidono di non andare altrove a trovare lavoro, ma di rimanere in loco e la successione dei siparietti con il sindaco, il parroco, l’imprenditore, lo scapestrato e il vicesindaco donna si prestano a varie letture.
«Sono partito da una commedia di Pirandello, “La carriola”, – dice il regista Bastolla – dove un avvocato recita l’antica alternanza del volto e la maschera, dell’essere e dell’apparire. Ma a volte la maschera si è così ben incollata al viso che perdiamo la nostra vera identità.»
Però nella trama del film, in questo racconto in un paese del Cilento, alla fine ogni personaggio trova la chiave giusta per aprire la porta del suo futuro, del suo essere, per cui “Passpartù”
Ricorda Bastolla, persona e personaggio di squisita e rara fattura; «Come in teatro, così in questo film, lungi dall’essere autoreferenziale, non intendo impormi o imporre un’idea, un qualcosa altrui, ma intendo solo illustrare, raccontare una storia; sta allo spettatore poi tirare le conclusioni».
E ancora una volta in un film-racconto c’è il Cilento, il Sud di una Italia che a volte rifiuta parte di sé, seguendo chimere campanilistiche, un Sud che funziona e ha tanta voglia di funzionare, nonostante quel che si dice e nonostante tutto quello che gli si vuole (spesso strumentalmente) addebitare.
«Al Sud si può scrivere una commedia, un romanzo, una storia, perché il Sud è multidentità: abbiamo un ambiente spettacolare, persone stupende, che danno la possibilità di fare cose incredibili. Il Sud è un teatro a cielo aperto. Il Cilento, poi, è un’area cinematograficamente ancora tutta da scoprire, quindi può rappresentare un interessante bacino di produzione, di lavoro, di ispirazione, andando oltre la cartolina, cercando di conoscere cosa c’è dietro a una facciata comunque interessante. Faccio un esempio: la dieta mediterranea, tutti la conosciamo, ma non tutti sanno che dietro vi è un territorio, una cultura, una tradizione contadina, una vocazione marinara, con fondamenti che vengono da una tradizione antica, ma sono ben radicati nella necessaria quotidianità».
E qui la storia si fa realtà, il mito, la leggenda, si fanno suggestioni, i luoghi diventano emozioni.