Oltre duecento tra paesi e borghi, ognuno con il proprio passato e tutti, in una qualche maniera, legati dalla stessa storia. Questo è il Cilento, terra di centenari, di miti e sirene, di patrioti e di battaglie. Patria di lodevoli novelle, di memoria, di monti adorni e incantevoli promontori; luogo di prìncipi e baroni, di antichità e di cultura; terra degli Dei, dal buon cibo e dal nobile vino. Qui l’artigianato esiste ancora e decora piacevolmente la vita, con generosità e accoglienza, qui, in questa terra hanno vissuto eroi e condottieri, tra antichissimi castelli e casali della baronia. Terra amena e di tranquillità e quando ti soffermi sulle sue coste, all’ombra del pino d’aleppo, gioisci per le sue meraviglie e per esprimere la sua bellezza, gioiosa e gargiante, quasi corri con la mente a trafugare e adattare un poema del Luigi Mercantini, citato nei suoi Canti: “da questo colle adorno, dove tacendo e sospirando io seggo, su per questa terra bella intorno intorno, muovo cùpido il guardo; tentando in me d’immaginar che sia questo il giardino dell’Italia mia”. Il Cilento, il nostro giardino; terra di poesia e di racconti, terra di storia. Ma la storia probabilmente non è molto amata, infatti ricordarsi date, luoghi, fatti e personaggi suggeriscono di occuparsi più del presente e del futuro, piuttosto che gratificare il passato, dandogli la giusta dimensione nella magnificenza e nella conoscenza.
La nostra vita, che venga vissuta moralmente in uno status individuale o socialmente nelle proporzioni collettive, si svolge atttraverso il tempo e costruisce, modella, sviluppa e si arricchisce di significativi momenti. Ecco dunque il rimembrare di Marco Tullio Cicerone:“Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae”. La storia dunque è la prima e attendibile testimone dei tempi, della verità se cercata, essa ne è la luce e della vita ne è memoria oltre che maestra, eppure spesso viene confusa, certe altre volte denigrata dalla realtà, per adattarla alle proprie esigenze del momentaneo pensiero. La storia è patrimonio di tutta l’umanità e non dobbiamo limitarci soltando a leggerla, la sua filosofia suggerisce di amarla, investigarla, raccontarla, utilizzarla come una saggia guida, ecco il motivo per cui i romani la chiamavano “maestra di vita”.
Quando incontriamo la storia del Cilento è questo tipo di sensazione che essa ci trasferisce e ci trasforma, permettendoci di entrare in contatto con il nostro passato, chi eravamo, da dove proveniamo e soprattutto quale ruolo collettivo, sociale, possiamo ottenere nel rispetto della conoscenza del tempo. La storia ci consente di costruire il presente e se nel presente saremo capaci di produrre storia potremmo facilmente edificare il nostro futuro. La storia del Cilento ci unisce attraverso quel sottile filo nascosto all’occhio umano, ma forte nella sua potenza nell’unire l’umanità e aiutarla ad evolversi. Quello che è più straordinario, oserei dire meraviglioso nella sua dimensione, è quel trovare continuamente fatti, racconti, storie che ti fanno vivere il Cilento per secoli, attraversando i territori i quali, l’uno verso l’altro, pare dimostrino reverenza di fronte alla bellezza e alla memoria che essi contengono. Dalla piana del Sele al Lambro e Mingardo; dalla valle di Diano al Bussento e Golfo di Policastro; dal Tanagro agli Alburni, al Calore salernitano e ancora all’Alento e Monte Stella; dal Gelbison e Cervati e così via, in un panorama che per effetto della sua naturale conformazione pare regalare degli abbracci, tanto si mostra accogliente al visitatore.
Una natura che a differenza dell’uomo non si è mai posta la domanda se la storia, dei suoi luoghi e dei nostri antenati, potesse essere ricordata, lo ha fatto e basta, attraverso le migliaia di testimonianze monumentali, artistiche e culturali, donando così una prospettiva educativa al presente e si spera al futuro.
Del Cilento esistono vari scritti, antichi e moderni, alcuni splendidamente artistici, altri squisitamente storici; e pensando alla storia del Cilento non si può non ricordare il medico cilentano che tanto amò la storia della sua terra e della sua Ceraso, Pietro Ebner (quest’anno a giugno sarà il trentennale della sua scomparsa) che ha tramandato a tutti noi valori storici e culturali di oltre quarant’anni di ricerca, oltre a diverse pubblicazioni di profondo contenuto accademico. Le sue opere contribuiscono, e non di poco, ad innalzare sul podio della conoscenza la storia del Cilento e non solo, in quanto hanno fatto anche da traino per tanti studiosi e ricercatori. Grazie a Pietro Ebner e a tanti altri storici il Cilento vive anche nelle letture e negli studi delle accademie del mondo. Il passato del Cilento non può essere considerato solo come “storia locale”, in quanto questa interagisce con quelle millenarie di tanti altri luoghi e ciò la gratifica e la erige a storia del mondo. Resta a noi attuali far rivivere i ricordi e le memorie, prodigandoci nel tutelare questa terra anche e soprattutto in senso culturale.