Dopo decenni di immobilismo, di ritardi, di promesse mancate e di parole al vento, dove il Cilento è stato sempre il fanalino di coda, penalizzato dal “napolicentrismo” e dal prevalere degli interessi di altri territori, oggi si pianificano infrastrutture che potrebbero finalmente liberarlo dall’isolamento. Probabilmente si tratta di opere pensate altrove ed a beneficio di altri ambiti, anche se a trarne vantaggio sarebbero indiscutibilmente anche i cilentani.
Il completamento dell’aeroporto di Pontecagnano e la sua gestione integrata con quello di Capodichino, tramite la Gesac, rappresentano una pietra miliare nel sistema dei trasporti salernitani, ponendo la nostra provincia in una posizione tale da poter competere alla pari con altri territori, accedendo al sistema aeroportuale italiano ed estero.
Unitamente a questa opera, la bretella di collegamento a scorrimento veloce da Eboli ad Agropoli è il coronamento di un sogno, sia perché consentirà alla Piana del Sele di respirare e di vivere meglio, sia perché milioni di automobilisti potranno raggiungere in tempi ragionevoli l’autostrada.
Purtroppo non sono mancati i distinguo, le polemiche, le prese di posizione. Spesso dettate dalla difesa di piccoli orticelli, come pure di ricchi interessi, oppure dal risentimento per aver trascurato altre opere, sicuramente utili, ma non alternative ed incompatibili con queste, magari solo per una sorta di primogenitura.Cadendo quindi nel peggiore dei difetti che l’opinione pubblica e la classe politica possano avere: il “benaltrismo”, categoria dello spirito usata artatamente per sminuire ed ostacolare proposte e progetti per una “aprioristica” presunzione di avere ragione, mettendo avanti altre priorità.
Non è possibile quindi dividersi, sprecando un’occasione storica ed irripetibile per colmare questo “gap” infrastrutturale.
La vera sfida oggi è quella di un patto trasversale tra le forze politiche salernitane, gli amministratori locali, i rappresentanti istituzionali e l’opinione pubblica.Partendo dalla convinzione che le battaglie di territorio debbano unire, evitando guerre inutili, personalismi sterili e magari solo per mettere una bandierina di partito.
E’ giunto il momento di convocare tutti attorno ad un tavolo, scrivendo un vero e proprio “manifesto delle infrastrutture e della mobilità”, coinvolgendo i sindaci, il Parco, la Provincia, la Regione, i parlamentari eletti in questo collegio, le associazioni di categoria, i comitati.
Non per scrivere un libro dei sogni, quanto per dare corpo e forma a tutte le principali istanze di cui si discute da anni e che sono oramai improrogabili.
Dando ormai per acquisita la certezza del completamento dell’aeroporto di Pontecagnano, occorre una convergenza per realizzare le infrastrutture per raccordarlo con il territorio: il completamento della strada Aversana fino al Cilento e l’estensione della nuova linea metropolitana fino a Sapri, al momento prevista solo fino ad Agropoli.
La Strada del Parco, sognata, rivendicata, ma mai veramente sostenuta e finanziata, rappresenta oggi un fattore vitale per rammagliare le aree interne con i centri principali, realizzando quel collegamento tra il Cilento ed il Vallo di Diano, indispensabile per costruire una vera sinergia tra questi ambiti, così vicini, ma separati dall’orografia montuosa.
Il completamento della strada che dalla Diga Alento collegherebbe alla Cilentana i Comuni di Stio, Gioi, Monteforte Cilento etc nell’ambito del progetto “Parkway Alento”.
La difesa della Tratta ferroviaria Tirrenica dal rischio di declassamento, previsto da RFI nei piani relativi alla realizzazione della nuova Linea AV. Questa è una battaglia sacrosanta, senza se e senza ma, che vedrebbe l’area compresa da Paestum a Sapri, interessata da tre milioni di presenze turistiche annue, esclusa dal transito e dalle fermate dei treni a lunga percorrenza(Frecce, Italo e Intercity). Un’autentica sciagura per gli abitanti, i turisti, i lavoratori. Alla faccia della transizione ecologica e della coesione territoriale!
In ultimo, ma non per importanza ed anzi, per sottolinearne la gravità, il ripristino della strada costiera tra Ascea e Pisciotta, spezzata da circa trenta anni da fenomeni franosi e finita nelle pastoie dei ritardi, degli errori e delle distrazioni, tra le “patologie incurabili”, non per una reale impossibilità, quanto per la sciatteria di una politica regionale e nazionale alle prese sempre con altre priorità, dove magari pesano altri bacini elettorali, come pure certe forme di protesta e/o ricatto che assumono sembianze ben più ostiche della rassegnazione atavica dei cilentani.
In sintesi, un’ agenda che dovrebbe coprire le principali necessità nei collegamenti di un territorio grande quasi come il Molise, sede di ospedali, di scuole, di caserme, di un Parco Nazionale, con due Diocesi, tre aree archeologiche, vari siti Unesco ed aree marine protette, più altri presìdi a servizio di una popolazione di circa 150 mila abitanti.
Un territorio che merita rispetto, coerenza e collaborazione da parte della classe politica.Senza la presunzione di avere le proprie soluzioni in tasca o la tendenza a sminuire l’avversario politico.
Ai cilentani interessano solo i risultati, non gli alibi. Facendo sottoscrivere un impegno, morale e politico, a chi ha veramente a cuore il futuro di questa terra.