di Ilaria Longo Leggere i giornali online è ormai diventata un’abitudine irrinunciabile per molti italiani. Così, mentre virtualmente “sfoglio” le varie testate online, mi imbatto in un articolo pubblicato da Matteo Morichini il 4 luglio scorso sull’Huffington Post e intitolato: “10 motivi per cui vale la pena andare (e mangiare) nel Cilento almeno una volta nella vita”. L’autore dell’articolo è un giornalista freelance che collabora con testate come l’Huffington Post, la Repubblica, Vanity Fair etc. occupandosi di viaggi e motori. “A volte”, mi spiega, “sono le testate stesse che mi chiedono di visitare un luogo e di darne notizia, altre volte vado di mia iniziativa in un posto e poi chiedo al giornale se è interessato a quanto ho scritto”. Riguardo al Cilento si è verificato proprio questo. Matteo, in occasione del ponte del 2 giugno, ha trascorso le vacanze nel nostro territorio che non aveva mai visto, ma di cui aveva sentito parlare bene dalla sorella che qui aveva preparato la tesi di laurea sulla dieta mediterranea. Nutrendosi della bellezza dei paesaggi e dei sapori che questa terra regala, Matteo ha descritto il Cilento anche grazie a dei bellissimi scatti fotografici. Provate a leggere l’articolo come se questo territorio fosse per voi inesplorato. Fingete di essere alla ricerca della vacanza ideale. (Ri)scoprirete la terra dei templi di Paestum, ricchi di bellezza, fascino e cultura. Vi “immergerete” nel blu della Grotta Azzurra a Palinuro o nelle acque cristalline di Cala degli Infreschi a Marina di Camerota. Visiterete la Casa Museo di Josè Ortega a Bosco e attraverserete i tanti vicoli e borghi così numerosi nel Cilento che spesso si percorrono distrattamente perché, forse, anche la bellezza – qui da noi – è di routine. Non tralasciate le strutture ricettive e la buona alimentazione perché, si sa, in vacanza si deve pur sempre mangiare e dormire. Il Cilento è ricco, come scrive Matteo, di “ persone di una cortesia e gentilezza fuori dal comune che hanno spesso segreti da condividere con il viandante”. E fa venire l’acquolina in bocca parlando di prodotti noti come le mozzarelle del Caseificio Vannulo, di alimenti sani e genuini della dieta mediterranea (compresi i presidi slow food), ma anche di eccellenze spesso sconosciute ai più come le verdure sott’olio Maida che riforniscono anche il notissimo store gastronomico newyorkese Dean & DeLuca. E, a proposito dei piaceri del palato, Matteo dice “nel Cilento ho notato una grande attenzione per la dieta alimentare e una certa avversione per tutto ciò che è artefatto. Ho scoperto eccellenze come Maida e Santomiele, forse poco valorizzate”. “In questo territorio”, continua Matteo, “non ci sono le grandi catene alberghiere, ma delle bellissime alternative: alberghi, agriturismi, b&b a gestione familiare. È una forma di turismo più slow e più vicino alle cose vere. Il lusso tende a distogliere l’attenzione da quelle cose”. Nell’incipit dell’articolo Matteo sfiora, seppur ironicamente, il tasto della viabilità, croce che – spesso – non rende per nulla delizioso questo territorio. Tuttavia il giornalista, seppur dicendomi che “il danno maggiore è il dissesto delle strade che non sono asfaltate”, ribadisce un concetto che ha anche scritto: “i ritmi sono ‘slow’ per fiera scelta di vita e la disastrosa viabilità un valore aggiunto che aiuta a preservare spazi e luoghi. Naturalmente chi opera nel settore turistico vorrebbe infrastrutture adeguate e politiche valorizzanti, ma in fondo, come ci hanno spiegato molti addetti ai lavori, il Cilento è speciale anche perché impervio, poco sviluppato e fedele alle sue tradizioni”. Che il Cilento sia una subregione dal territorio impervio e difficile da raggiungere è vero. Che necessitiamo di politiche volte a migliorare la viabilità è verissimo. Ma è vero anche che un turista, anche un cilentano stesso, deve visitare correttamente, senza saltare alcuna tappa, – almeno una volta nella propria vita – questo nostro territorio. Perché, volendo cambiare localizzazione geografica al celeberrimo aforisma di Goethe: “Vedi il Cilento e poi muori!”
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