“Presto! Svelta! Che la mostra chiude tra un’ora.” Esorto mia madre ad allungare il passo per raggiungere Palazzo Mainenti dal quale non ci troviamo troppo distanti: siamo nella Piazza antistante ma io sono ansiosa di visitare la mostra organizzata nella mia terra natale in occasione dell’Expo.
“Vieni a scoprire un mondo di biodiversità.” Così recitava lo slogan della locandina lungo la strada che quella mattina mi portava, come ogni domenica, a far visita ai miei parenti ad Angellara, frazione di Vallo della Lucania. Quell’invito mi ronzava nella testa e approfittando della convivialità del pranzo domenicale cominciai col chiedere dove si trovasse Palazzo Mainenti, ma dalle facce perplesse alla tavolata imbandita, capii che avrei dovuto cercarlo tramite il navigatore sul cellulare; quando all’improvviso mio nonno, di quasi novant’anni, nominò un certo Eugenio Mainenti ed iniziò a raccontare la storia della sua famiglia e del loro Palazzo signorile. Mi illuminai, incuriosita mi misi ad ascoltarlo con attenzione e nel frattempo pensai che mio nonno resta sempre una garanzia: il miglior motore di ricerca di tutti i tempi! Mi spiegò per filo e per segno dove si trovasse il Palazzo, ma nessuno dei commensali sembrava interessato a visitarlo o ad accompagnarmi, solo a mia madre ero riuscita a strappare un “Poi vediamo…”.
E così, eccoci qua! Appena svoltiamo l’angolo di Piazza S. Caterina, ci troviamo davanti la facciata di un palazzo nobiliare a tre piani al quale si accede oltrepassando un suggestivo arco in pietra con lo stemma della famiglia Mainenti. All’ingresso un inconsueto corteo di benvenuto: da un lato dell’androne un lupo, due lontre e una vipera, dall’altro un cinghiale e molte varietà di scarabei e coleotteri.
Io resto a fissare lo sguardo fiero dell’ormai innocuo lupo e nel frattempo, con la coda dell’occhio, vedo mia madre che sta già toccando il pelo del cinghiale, l’unico senza teca; faccio appena in tempo a farle segno di smettere che rimbomba una voce: “si chiama Petina!” Entrambe ci giriamo e una ragazza dagli occhi azzurri inizia a raccontarci le disavventure del maestoso lupo impagliato proveniente, come gli altri animali, dal Museo Naturalistico di Corleto Monforte (che vanta l’esposizione di vertebrati e invertebrati della fauna europea: 1.200 specie di uccelli, oltre 60 specie di mammiferi, crostacei e oltre 20.000 insetti).
Mentre ascolto le parole della guida alzo la testa e mi accorgo della meravigliosa volta a botte con un rilievo a cassettoni in pietra; lentamente mi guardo intorno ed estraniandomi sempre di più, scopro il massiccio portale d’ingesso in legno e gli archi che sovrastano lo scalone di alti gradoni in pietra. E mentre la guida, per condurci al secondo piano, inizia a farci strada lungo la scala, immagino quante dame, sollevandosi con grazia l’abito pieno di gale e di volant, hanno salito questi stessi scalini al braccio di compìti cavalieri mentre questi, timidi e impacciati, rivolgevano loro poetici complimenti … altri tempi!
Al termine delle quattro rampe di scale, ancora col fiatone, si spalanca davanti a noi un grande salone affrescato con motivi ornamentali sulle pareti laterali ed una grande opera pittorica che copre l’intero soffitto. Vedendo l’espressione piacevolmente stupita di mia madre, ne approfitto per punzecchiarla: “Vedi che vale sempre la pena accompagnarmi per musei?!” ma lei non raccoglie la provocazione e legge, incuriosita, le didascalie che accompagnano le immagini della flora e della fauna del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni poste agli angoli del salone.
A questo punto, la guida ci spiega che nelle stanze attigue al salone si sviluppa un percorso emozionale intitolato “Una terra da sogno” composto da tre video di pochi minuti ciascuno della regista Barbara Rossi Prudente. Iniziamo a seguirla nella prima stanza e nella completa oscurità sentiamo la voce di una donna chiamarci: “Hei … Hei”. Io e mia madre ci guardiamo intorno stupite e nel frattempo si illumina un letto posto a terra su di un telo azzurro. Sul letto compare una bambina, la proprietaria della voce di donna sentita l’attimo prima che, girandosi nel letto non riesce a prender sonno. La voce da adulta racconta dei suoi ricordi, di quanto le piaceva, da bambina, accompagnare la nonna a comprare il pane … ora la parete della stanza chiusa si apre su di una distesa di grano mentre, in un riquadro, parte un filmato sul procedimento per la realizzazione e la cottura del pane, ambientato in un panificio della zona. Nella stanza di fronte un’altra scenografia posta a terra: stavolta una cesta di legno con qualcosa di bianco all’interno, una scala appoggiata al muro, dei sacchi e altri oggetti che distinguo solo quando la ragazza fa partire il filmato. “Bianca, soffice e bella, ti regalo una mozzarella…” esordisce la voce, suppongo della donna del video precedente, che va ad illustrare attraverso un filmato, questa volta ambientato in un’azienda casearia, il procedimento per la realizzazione delle mozzarelle. A prodotto finito la parete dietro la scenografia si oscura e restiamo stupite nel veder comparire sulla superficie bianca all’interno della cesta di legno una vecchietta. Ci sporgiamo allungando il collo e la donna canuta inizia a raccontare, in un dialetto a me molto familiare, dei suoi viaggi in deltaplano e di quanto le piace andarci … pensando che la cosiddetta “nonna volante” è nata nel ’17, io e mia madre ci guardiamo: stiamo augurandoci a vicenda di arrivare alla sua età vispe e in forma come lei! Il filmato termina con un elenco delle qualità nutritive del prodotto di cui ogni cilentano che si rispetti non può fare a meno: l’olio d’oliva.
Disposta enfilade, accediamo senza dover uscire sul salone centrale nella stanza contenente il terzo filmato che conclude il percorso emozionale. Compare sulla parete bianca di fronte a noi un grappolo d’uva, sotto, come per magia, una vera tavola imbandita e la proiezione animata fa apparire nei piatti le pietanze della “Dieta mediterranea”, nostro maggior vanto, il cui inserimento nel 2010 da parte dell’UNESCO nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità, chiude perfettamente il racconto … un momento … il percorso non è ancora finito, perché la guida apre la porta di un’altra stanza nella quale ci consiglia di vedere il documentario su Ancel Keys, lo scopritore della “Dieta mediterranea”, il quale, avendo potuto giovarsene lui stesso, è vissuto in piena salute fino all’età di 100 anni e più!
Nelle stanze al primo piano i soffitti si alternano in travi di legno a vista e soffitti decorati da affreschi e stucchi dorati, mentre i pavimenti originali in cotto corrono su tutto il piano … la scritta sul pannello direzionale dice: “I percorsi della biodiversità”: attraverso didascalie ed immagini poste su grandi pannelli, si srotolano i luoghi del Parco Nazioanle del Cilento; luoghi che nel corso degli anni ho visitato ma anche altri che scopro qui per la prima volta: come il percorso “Tre grotte Tre fiumi” composto da Castelcivita, Pertosa, Morigerati, Calore, Tanagro e Bussento; Monte san Giacomo a Sasano; la Certosa di San Lorenzo a Padula e alla tavola della principessa Costanza a Teggiano; Castellabate; mentre abbiamo ricordato con piacere le visite, che nel corso degli anni abbiamo fatto al Paese-museo a Roscigno; oppure all’area archeologica ed al teatro di Ascea Velia e di quella ai templi di Paestum; dei bagni a Palinuro e ad Acciaroli. Nelle successive stanze, accanto ad ogni pannello esplicativo abbiamo potuto osservare, annusare e toccare con mano “i prodotti della biodiversità”: prodotti tipici che mia madre ancora ricorda come realizzava insieme alla nonna: le olive salella ammaccate, la salsiccia, la soppressata e la cacioricotta.
Infine ci imbattiamo nell’“angolo erboristico”, dove veniamo avvolte dal penetrante odore di una grande varietà di erbe aromatiche e medicinali, ognuna delle quali perfettamente catalogata dal Museo delle Erbe di Vallo della Lucania. La spontaneità di mia madre si ridesta all’improvviso: “Questi odori così forti mi stanno dando alla testa … ma sicuro che sono tutte erbe legali?”… la guida ci guarda scandalizzata e noi, tra un evidente imbarazzo e l’incontenibile risata, iniziamo a scendere i gradini dello scalone. Mia madre, prendendomi sotto braccio, dice: “Bene, così anche noi abbiamo visitato l’ Expo!”