Giuseppe Liuccio [email protected]
Ho scritto, a più riprese nel corso degli anni,che i Cilentani debbono riscoprire ed esaltare l’orgoglio di identità e di appartenenza. E’ un modo efficace per rimotivarsi, riacquistare fiducia e proiettarsi con entusiasmo verso il futuro. Per farlo debbono conoscere la propria storia, che conserva pagine straordinarie a partire dall’età dei miti e delle caverne della preistoria fino ai nostri giorni. L’intero territorio, dal Sele a Sapri, lungo la costa, ed inerpicandosi verso l’interno, lungo i corsi dei fiumi, a conquista dei monti, è stato teatro di grandi conflitti tra colonizzatori invasori che vi approdavano lungo le rotte delle vie de mare ed indigeni orgogliosamente attaccati alla propria terra e che si battevano con eroismo temerario per difenderla.
Qui c’è stato l’incrocio di grandi civiltà, che hanno lasciato i segni del loro passaggio e radicamento, di cui è possibile leggere le tracce in insediamenti significativi, ma anche nella contaminazione della cultura, attraverso la lingua, le tradizioni, i costumi,la gastronomia Riscoprire e valorizzare queste pagine non è solo un atto dovuto per conoscere le proprie radici, ma anche uno strumento per qualificare l’offerta turistica per i tanti, studiosi o semplici turisti, che esplorano le nostre contrade con crescente interesse.
A Roma, da un po’ di anni a questa parte, si tengono, con crescente interesse e con una insperata affluenza di pubblico, lezioni per “volgarizzare” e “popolarizzare” l’evoluzione dei percorsi storici della città e del suo territorio. Ne parlano con linguaggio rigoroso ma non accademico, coinvolgente e non serioso, brillante e non spocchioso, intellettuali specialisti dei vari periodi. E la sala anfiteatro dell’Auditorium è superaffollata, tanto che gli organizzatori sono stati costretti a ricorrere ad un biglietto di ingresso, per contenere la ressa.
Ciononostante il successo continua con le prenotazioni che fioccano già dal giovedì per la lezione della domenica successiva. Io ci sono stato più di una volta e ne sono rimasto semplicemente entusiasta. E, come mi capita spesso, ho pensato al mio Cilento lontano ed alla possibilità di ripetere l’esperimento anche lì, nella mia terra, che è una miniera di ricchezze da esporre e far fruire a residenti e visitatori.
Ci sono le strutture logistiche, capaci ed accoglienti, Penso, tanto per fare un esempio, al teatro diocesano “La Divina Provvidenza” di Vallo della Lucania.
Ci sono le risorse umane: docenti universitari, ricercatori, storici, scrittori, giornalisti, a cui attingere a piene mani per una qualificata squadra di conferenzieri in grado di sviluppare un discorso sinergico e coerente sull’evoluzione della storia del territorio lungo i secoli.
C’è, secondo me, una vasta platea, (giovani, imprenditori e la varia ed articolata società civile), che ha fame e sete di sapere e che affollerebbe le conferenze/lezioni.
Manca l’Ente organizzatore dell’evento. Potrebbe farlo il Parco. Ma la governance è demotivata ed in via di smantellamento. Per la verità senza rimpianto Potrebbe farlo una delle due Fondazioni, L’Alario di Velia, o la Giambattista Vico di Vatolla, che prevedono iniziative culturali del genere nel proprio statuto
Ed a ragion veduta, perchè il progetto è di facile realizzazione, a costi contenuti, ma con effetti dirompenti sulla maturazione di una coscienza civile della società cilentana, attraverso la riscoperta del proprio vissuto storico ad esaltazione di presente ed a proiezione di futuro e, soprattutto, per l’eco che susciterebbe sui media con la conseguente positiva ricaduta d’immagine sull’intero territorio.
Non sarà difficile ipotizzare un calendario dell’evento: dieci/dodici conferenze/lezioni che focalizzino l’interesse su altrettanti periodi della nostra storia, a cominciare dall’età dei miti e della preistoria fino ai nostri giorni, passando attraverso la colonizzazione etrusca, greca, lucana e romana, il processo lento della cristianizzazione, l’arabismo e le incursioni saracene, il monachesimo basiliano e benedettino, le dominazioni angioine e aragonesi, le rivolte del sette/ottocento, il brigantaggio, l’onda lunga dell’emigrazione, senza trascurare la cultura (filosofi,storici, letterati), le tradizioni, il folclore civile e religioso, la cultura materiale( civiltà contadina e antichi mestieri) e chi più ne ha più ne metta.
Sono convinto che l’iniziativa avrebbe successo, ma, quel che più conta, sarebbe utile ai ragazzi delle scuole, che sono il nostro futuro, e che di sicuro, anche con lo stimolo dei docenti, parteciperebbero in massa all’evento, agli imprenditori del turismo e dell’accoglienza in genere che hanno la necessità di disporre di un minimo di conoscenza del territorio per consigliarne la scoperta ai loro ospiti, doterebbe le istituzioni di uno strumento di informazione qualificata ed avvalorata da firme di specialisti.
Ed, infatti, io penso a conferenze/lezioni che abbiano un necessario corollario: una pubblicazione, agile e facilmente fruibile, che contenga i testi dei professori/conferenzieri, da distribuire alle scuole perchè ne facciano materia di ricerca ed approfondimento, attraverso l’attivazione di percorsi didattici che impegnino docenti e alunni non solo e non tanto nell’approfondimento teorico ma ne stimolino la verifica in testimonianze concrete e tangibili disseminate sull’intero territorio. Sarebbe, secondo me, un modo efficace per educare tutti ed ognuno alla conoscenza, all’amore ed al rispetto della propria terra nella logica di un principio elementare di pedagogia: conoscere per amare, amare per difendere, difendere per propagare.
C’è più di una buona ragione per realizzare l’iniziativa, che, oltretutto, avrebbe costi contenuti e, comunque, inversamente proporzionali alla sua efficacia. Credo che 10/15.000 euro sarebbero sufficienti. E, allora, professore Vincenzo Pepe, avvocato Franco Chirico ,provateci e predisponete fin da subito gli atti amministrativi necessari. A volerlo si potrebbe partire fin dal prossimo ottobre per calendarizzare le 10/12 conferenze/lezioni, a cadenza quindicinale, in modo da chiudere il corso in coincidenza con la fine dell’anno scolastico e con una gran bella festa della cultura all’inizio della prossima estate. Il titolo della festa, come dell’intero corso delle lezioni? Ne suggerisco uno a volo: IL FUTURO DELLA MEMORIA, lasciandovi, ovviamente, liberi di trovarne un altro più efficace.