di Mariarosaria Nese
Da Ascea, a conclusione dei lavori del convegno internazionale “The Benevolent Bean in the Mediterranean Diet”, il segnale che giunge è chiaro: lo stile di vita e il regime alimentare in cui si sostanzia la Dieta Mediterranea rappresentano un fattore determinante nella prevenzione oncologica.
“Il Cilento deve rispondere con forza all’accostamento che in questi giorni è passato sui media della patria della Dieta Mediterranea all’alta percentuale di tumori registrata sul territorio” – è la presa di posizione della Fondazione Alario. “In un’epoca dove l’approfondimento e la riflessione lasciano spazio alla velocità e al sensazionalismo della notizia, si rischia di delegittimare un modello alimentare che è ritenuto dalla comunità scientifica internazionale un valido alleato della prevenzione oncologica e nella lotta alle patologie tumorali”. Non si mettono in dubbio i dati emersi dalle rilevazioni effettuate sul territorio campano, ma non può passare il messaggio riduttivo che “nella terra patria della dieta mediterranea e delle tante bandiere Blu le comunità locali sono maggiormente a rischio rispetto ad aree industriali e metropolitane.”
Il vero problema è la pratica della dieta mediterranea, che è scomparsa dalle nostre abitudini. Come rimarcato durante i lavori del convegno da Tommaso Chirico, amministratore delegato, e Maria Rosaria Nese, project manager della Fondazione Alario, “iniziative di sensibilizzazione e diffusione come quella posta in essere nella due giorni sui legumi sono occasioni per rilanciare un modello di sviluppo locale che porti alla creazione di una filiera tra produzione, trasformazione e consumo, e alla reintepretazione in chiave strategica dell’area del Cilento come Food Value System, sistema locale di offerta in cui il cibo diventa la chiave per interpretare e organizzare le dimensioni del vivere – culturali, sociali, relazionali, sportive, ludiche, turistiche – attraverso la realizzazione di un network territoriale capace di co-creare in modo veloce innovazione strategica, dove persone, comunità, imprese e istituzioni – tenute insieme dal tema del food nelle sue vastissime implicazioni ed interessenze – interagiscono tra loro avvalendosi di metodologie e strumenti avanzati per connettersi, dialogare, interpretare lo scenario e i suoi singoli aspetti. Il Food Value System costruisce ambienti multidisciplinari e multistakeholder, da cui consumatori, fornitori, imprenditori e abilitatori traggono opportunità, progetti e business strutturati, che possono essere ulteriormente sviluppati in specifici laboratori di innovazione che possono qualificare maggiormente l’offerta agroalimentare cilentana. Ciascun attore del Food Value System alimenta, condivide e utilizza la conoscenza prodotta dal sistema stesso, le evidenze del mondo della ricerca si incontrano con il mondo della produzione agricola e della ristorazione, i produttori di conoscenza dialogano con i produttori di valore”.
D’altronde, lo stesso convegno internazionale – che ha chiuso idealmente l’International Year of Pulses (IYP2016) promosso dalla FAO – è stato sviluppato nell’ambito del progetto “La Dieta Mediterranea on table & tablet”, che – unendo elementi tradizionali e di innovazione – rilegge il patrimonio enogastronomico e la cultura alimentare oltre che come sfida, come una grande opportunità di mercato: la trasformazione in ottica innovativa delle filiere alimentari risponde a cambiamenti scientifici (si pensi agli OGM), culturali (modificazione delle filiere, km zero), salutistici (collegati al wellness e agli stili di alimentazione), socioeconomici (il declino del modello industriale e quindi dei condizionamenti su luoghi e orari di lavoro, le rivoluzioni di gender, il cambiamento delle logiche urbanistiche) e genera un’innovazione multidimensionale che crea un numero illimitato di nicchie per produrre valore e sviluppo.
La Fondazione ha inteso iniziare tale ambizioso programma d’azione da un percorso di ‘conoscenza’ sia delle evidenze scientifiche e dei risultati della ricerca, sia delle realtà che sul territorio continuano ad essere custodi delle locali cultivar. E così nelle giornate del 16 e 17 dicembre, presso il Complesso Alario, ad Ascea, in quella che fu l’antica Elea-Velia, grazie al coordinamento scientifico della SINU – Società italiana di Nutrizione Umana e dell’Associazione per la Dieta Mediterranea Ancel Keys Pioppi, illustri nomi del mondo accademico si sono avvicendati nella proposizione di una riflessione di carattere scientifico-culturale di altissima caratura. L’apertura del convegno, reso possibile dal contributo della Regione Campania e del MiBACT, e patrocinato dall’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e dal Comune di Ascea, è stata affidata alla dottoressa Maria Xipsiti, ospite internazionale e rappresentante della Nutrition and Food System Division della FAO, la quale ha esposto le linee guida della Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura dell’ONU e gli obiettivi perseguiti in questo anno, rimarcando come le caratteristiche nutrizionali, unite alla facilità ed eco sostenibilità della produzione, rendono i legumi un’arma efficace per contrastare malnutrizione, migliorare il livello di salute nei paesi più sviluppati e contribuire al risanamento ambientale. Per la FAO la promozione delle leguminacee – affidata anche alla rete e ai social network con contenuti multimediali – mira ad incentivarne il consumo, stabilire un dialogo globale e regionale tra produttori e creare un database delle varietà locali. Alla proposta dell’Organizzazione di prolungare la promozione dei legumi nel corso del prossimo decennio, il professor Strazzullo della SINU ha rilanciato con la simpatica provocazione di istituire il “secolo dei legumi”.
Una presentazione dell’eterogenea famiglia delle leguminacee e delle componenti nutrizionali è stata oggetto dell’intervento della professoressa Carmela Spagnuolo Istituto Scienze dell’Alimentazione ISA – CNR di Avellino, seguita dalla relazione tenuta dal professor Alfio Spina del CREA di Acireale, sugli studi scientifici sulle farine di legumi, focalizzata in particolare sull”umile lupino”, che nasconde grandi proprietà salutistiche e potenzialità di impiego. La relazione del professor Spina ha evidenziato gli effetti benefici del consumo di lupini, quale utile alleato nel contrastare il colesterolo, e la possibilità della produzione di snack altamente salutari e ipocalorici, a base di sfarinati di lupini e fibre di agrumi.
Il professor Angelo Campanozzi, docente dell’Università di Foggia e specialista in pediatria, ha portato a conclusione la prima sessione della giornata, toccando un argomento scottante nella società moderna e industrializzata: l’alimentazione in età pediatrica. Constatando la cattiva influenza della pubblicità e dei media sui gusti alimentari delle fasce giovanili, Campanozzi ha rimarcato come i problemi di salute nell’adulto siano in gran parte effetto di cattive abitudini nutrizionali in età evolutiva.
Centrale nell’economia del convegno è stato l’intervento di Rosalba Giacco dell’Istituto Scienze dell’Alimentazione ISA-CNR di Avellino, Marialaura Bonaccio del IRCCS, Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Pozzilli, Francesca Ghelfi dell’Istituto Europeo di Oncologia Milano, che durante la seconda sessione del convegno, hanno presentato una profonda analisi sugli effetti dei legumi sul metabolismo glico-lipidico e l’incidenza benevola che il loro consumo apporta sia a livello cardio-vascolare che a livello oncologico. Moderata dal prof. Pasquale Strazzullo, la terza sessione del convegno è stata arricchita dalle relazioni di Laura Rossi del CREA – Dipartimento Alimenti e Nutrizione che ha efficacemente esposto gli orientamenti attuali nella diatriba scientifica fra proteine animali e proteine vegetali, e della sua collega Stefania Ruggeri che, nel trattare la promozione del consumo dei legumi tra evidenze scientifiche e tabù, ha evidenziato come i social possano essere uno strumento sia di rilevazione che di educazione dei gusti degli utenti in fatto di alimentazione.
La quarta ed ultima sessione, con il talk Il Cilento casca a fagiolo! ha esplorato lo stato dell’arte delle produzioni locali attraverso la tecnica dello storytelling, con il racconto delle esperienze di chi ha fatto dell’agricoltura il proprio progetto di vita. In collaborazione con Impronta Cilento e KIBSAgro – ramo dedicato all’agroalimentare del Centro Sperimentale di Sviluppo Competenze e Servizi Avanzati della Fondazione Alario – e moderata da Antonio Isabella, la fase conclusiva dell’evento ha accompagnato il pubblico alla scoperta del ricco patrimonio agroalimentare locale e ha presentato nuove prospettive per il settore e l’economia del territorio.
Sul palco dell’auditorium Parmenide si sono avvicendati realtà imprenditoriali protagoniste di storie di caparbietà e successo: Domenico Tancredi, Alessandro Santangelo, l’azienda ERMMA’, Giorgio Iannuzzi, Giuseppe Ferrante, Giovanna Voria, Gianluca Lamanna, Biagio Fedullo, Domenico D’Alessandro, tutti accomunati dall’appassionato ritorno alla terra e dal lavoro duro e faticoso per la salvaguardia delle eccellenze cilentane dei fagioli Regina, di Controne, Gorga, Mandia e Casalbuono, del cece di Cicerale, della cicerchia e del ‘piccolo’ maracuoccio di Lentiscosa, un pool di biodiversità che, di varietà di fagioli, ne conta ben 64! Ogni legume è legato intrinsecamente al suo territorio e diventa per questo un patrimonio da custodire e preservare nel tempo, oltre che gustare.
“The Benevolent Bean”, alle battute finali, si è proposto come vetrina di progetti di valorizzazione delle peculiarità colturali, come la rassegna stagionale Ciccimmaretati, esempio di maggiore e più duraturo successo. Il valore rivestito dagli eventi enogastronomici e culturali nella promozione di un piatto o di un prodotto tipico, esaltato dalle attività di Slowfood come Leguminosa e In bocca al lupino, è stato testimoniato da Giuseppe ‘Jepis’ Rivello, fiduciario della Condotta di Camerota-Golfo di Poilcastro, che ha efficacemente sottolineato come quando si parla di promozione e sviluppo del territorio c’è sempre bisogno di ‘incontri’.
Il congresso ha voluto dare spazio, inoltre, ad alcune idee emergenti in cui la fusione del know-how con l’applicazione delle nuove tecnologie dà vita a talentuose proposte di valorizzazione: “ColtivoCultura”, campagna di crowdfunding che mira alla riconversione di aree incolte e abbandonate con una mappa interattiva dei terreni “adottati”; “Legàmi e Legumi” di Alimentaria Hub, un progetto interattivo per l’educazione ai sapori tradizionali; “The Bean Experience” di CLOE che – attraverso il kit ‘Piantala!’ -permette di piantare un seme di fagiolo e localizzarlo in rete con un codice QR dedicato, affidando a chi se ne prenderà cura il compito di diventare custode di un bene tradizionale e a rischio di estinzione.
Progetto come questi, ora allo stadio beta o in fase di fund-raising, possono rappresentano la strada da percorrere per metter in valore le risorse territoriali, tutelando l’identità e contemporanemanete sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie per preservare le biodiversità, diffondere la conoscenza delle piccole realtà produttive, creare occupazione e reddito in un territorio concepito come Food-Value System.
Centrale è stata la presentazione in anteprima mondiale – a cura del prof. Pasquale Strazzullo e di Vincenzina Esposito, coordinatrice di English Key – della versione italiana del libro di Ancel e Margaret Keys “The Benevolent Bean”, tradotta dal Laboratorio linguistico della Fondazione Alario.
Non sono mancati focus sulle componenti culturali e immateriali, dalla installazione multimediale ‘Legumi ad opera d’arte’, carosello di immagini artistiche sul tema, curata da Valentina Dolgetta, alla riproposizione delle antiche Cene di Ecate, in cui gradevoli momenti conviviali – sapientemente curati dal catering di Francesca D’Agostino e dalle incursioni culinarie di Agriturismo Prisco e Giovanna Voria – si sono alternati alle narrazioni di Biancarosa Di Ruocco che hanno coinvolto i presenti trasportandoli in un immaginifico viaggio tra panspermie e pianepsie, tra banchetti in onore di Afrodite, Saturnalia e feste del Re Fagiolo.
Prendendo, dunque, avvio dal “ben-essere” del singolo, perseguito attraverso la diffusione di un corretto stile alimentare, passando per suggestioni evocative e di attualità, il convegno ‘The Benevolent Bean’ ha rappresentato l’occasione per suggerire un modello di crescita responsabile e porne le prime basi. La patria della Dieta Mediterranea – che, come affermato con forza dal prof. Campanozzi, ‘o è Dieta Mediterranea, rispettosa dei canoni che la contraddistinguono, o non lo è’ – ha nella specializzazione produttiva legata all’agroalimentare – chiosata nell’immagine del panpiatto di Angelo Avagliano di Tempa del Fico che magnificamente sintetizza la filiera fra produzione, trasformazione, valorizzazione e consumo – la chiave vincente per attivare i potenziali locali di sviluppo.