di Bartolo Scandizzo
“Il Cilento Deve cambiare” questo il titolo di un libro in cui Franco Chirico, l’avvocato del Cilento, aveva disegnato il futuro del nostro territorio. In quel libro, che sembrava un “testamento” da affidare ai “curatori” che avrebbero preso in carico il potere di agire dopo di lui, presentava progetti, apriva nuovi solchi, affidava ad una nuova classe dirigente il compito di dare seguito alla sua azione di riscatto delle “Terra dei tristi”.
Ma le cose non sono andate come lui stesso aveva previsto! Infatti, dopo aver rintuzzato l’assalto alla “holding” da lui costruita nell’arco di 40 anni e più di irrefrenabile attività per modernizzare la società cilentana, si è reso conto che se avesse dato corso al piano immaginato del libro, ben presto si sarebbe trovato di fronte allo spezzatino del suo “impero” facile preda degli appetiti della politica politicante.
Ecco perché ha avuto buon gioco a dimostrare anche a chi tra suoi amici lo invitava a fare un passo indietro, che solo se fosse stato lui a continuare l’opera di modernizzazione e a fare da apripista ai nuovi progetti che aveva ipotizzato poteva esserci speranza di successo.
Dopotutto, è stato difficile per lui digerire il colpo subito in occasione del defenestra mento dalla Bcc del Cilento e Lucania Sud che fece scattare la caccia aperta alla galassia che comprendeva, oltre alla banca, anche la Fondazione Alario, il consorzio Velia, IdroCilento Scpa, Ingegneria Velia Srl, ed altre partecipate.
Il sistema creato dall’avvocato è “autoreggente”, ruota intorno alla sua persona e alle sue idee. Per cui ha potuto reggere l’onda d’urto con l’affondamento di una corazzata dome la Bcc di Vallo della Lucania, ma difficilmente avrebbe potuto reggere la perdita della presidenza del Consorzio che a sua volta ha potere di interdizione sulle partecipate. Soprattutto su IdroCilento Scpa che è la cassaforte del gruppo e il vero vanto di Chirico che la considera l’opera sociale più importante della sua vita: “ho risolto il problema dell’acqua del Cilento”!
Ora che i consorziati gli hanno dato ragione rieleggendolo sulla plancia di comando del Consorzio Velia non badando all’età che supera gli ’80, Franco Chirico dovrà riprendere in mano il suo libro- testamento e procedere con celerità al programma di selezione della nuova classe dirigente del “mondo” che ha creato.
Lo deve a se stesso, per dimostrare che le aziende possono vivere e progredire anche oltre la sua presenza.
Lo deve al Cilento, che dalla loro funzionalità riceverà ancora uno scatto in avanti verso un futuro migliore.
Lo deve alle giovani generazioni e alla meglio gioventù, che potranno trovare ruoli e funzioni per evitare di andare oltre l’Alento per realizzare le loro ambizioni per diventare classe dirigente.
Se lo conosco bene, farà fatica ad accettare di fare quello che lui lucidamente ha scritto ne “Il Cilento deve cambiare”, ma alla fine si renderà conto che non ci sono alternative al divenire: si tratta di subirlo o di guidarlo. E Franco è uno che il destino, finora, lo ha costruito e non seguito.