Non è di certo uno dei periodi più tranquilli per il Vallo di Diano. Il comprensorio deve dividersi tra le criticità legate alla nuova zona rossa e alla carenza di personale all’ospedale di Polla e al dibattito che si è acceso intorno al discorso dell’alta velocità.
Una delle tematiche che, tuttavia, sta “latitando” da diverso tempo è quella relativa al progetto “Città Vallo di Diano”, che prevede di riunire in un’unica città il territorio valdianese.
L’istituzione di un comune unico comporterebbe il passaggio dagli attuali 15 sindaci ad un solo primo cittadino. Il numero complessivo di consiglieri, inoltre, scenderebbe da 166 a 27, mentre gli assessori diventerebbero 7, a fronte dei 43 attualmente in carica.
L’idea è nata negli anni ’60, per poi essere ripresa nel decennio successivo dagli architetti Paolo Portoghesi e Uberto Siola. Ad appoggiarla sono stati anche rilevanti esponenti politici della zona, tra i quali Gerardo Ritorto, Luigi Pica ed il senatore Enrico Quaranta. Per quanto riguarda l’iter, all’inizio degli anni ’80 si sono tenuti diversi incontri sulla questione e si è dato vita ad iniziative che hanno portato nel Vallo esponenti culturali di rilievo nazionale.
Poi tutto è sembrato gradualmente sfumare, fino a tornare attuale circa 10 anni fa. Nel tempo si sono susseguiti convegni, dibattiti, sondaggi, ecc. E si sono espresse anche le amministrazioni comunali valdianesi. Al riguardo quasi tutti i consigli comunali si sono espressi (chi in modo ipocrita, chi effettivamente essendone convinto) a favore della città Vallo di Diano.
Mancava quello che sembrava essere l’ultimo step, ovvero la deliberazione ufficiale per l’indizione di un referendum consultivo popolare che permette alla popolazione del Vallo di esprimersi. Manca, quindi, l’avallo della Regione Campania.
Il progetto, quindi, sembra “sonnecchiare” negli uffici di Palazzo Santa Lucia e il tanto auspicato referendum sembra oggi essere vicino all’utopia.
Certo, il diffondersi dell’emergenza Coronavirus non ha aiutato. Fatto sta che al momento è tutto sospeso. Non che prima si fosse prossimi alla definizione del tutto, ma quantomeno orientamenti e posizioni erano variegati e chiari. E si, perché non tutti si sono espressi favorevolmente. Si è arrivati anche a dar vita al “Comitato per il no al Comune Unico”.
Alla base della non condivisione del progetto, tra le altre cose, il non rispetto dell’identità dei singoli paesi e il fatto che la popolazione dovrebbe esprimersi per mezzo di un referendum consultivo, quindi senza un quorum da rispettare.
Tuttavia, tutto sembra andare verso l’accorpamento e l’unione, anche funzionalmente all’accesso a fondi e finanziamenti ed al poter contare un pò di più come realtà territorial
Anche perché grazie al numero di abitanti vantato dal comprensorio (circa 60mila), lo stesso, una volta unitosi, diventerebbe il secondo comune per grandezza sui 158 della provincia di Salerno ed il decimo di tutta la regione.
Cosa aspettarsi, quindi? Non facile dirlo, soprattutto in proiezione Covid. Ad ogni modo pare essere palese il fatto che in qualche direzione ci si debba muovere. Non sembra, infatti, più possibile restare fermi sulle proprie “posizioni” e sulle proprie singole identità. Pena l’impoverimento e la carenza di servizi e la difficoltà di conquistare la considerazione territoriale più a volte auspicata.
In tal senso un passo è già stato fatto attraverso la doppia rappresentanza del Vallo di Diano nel consiglio regionale campano, frutto della presenza di Corrado Matera e Tommaso Pellegrino.
Cono D’Elia