Patrizio Bianchi: “Esercitare la memoria non vuol dire soltanto ricordare un fatto. Vuol dire fare proprio un insegnamento, anche il più tragico, e trasformarlo in materia viva della nostra scuola. La scuola deve essere scuola di legalità, deve cioè sviluppare, insieme alla capacità di conoscere le leggi, anche quella di interiorizzare il sentimento di appartenenza collettiva. Che si basa su un principio di solidarietà, essenziale per la partecipazione attiva di tutti i cittadini.
Piace, ricordare Antonino Scopelliti, magistrato di favorevole consenso universale per le qualità umane, la capacità professionale e l’impegno civile, citando uno dei suoi tanti pensieri pubblicati per la rivista “Gli oratori del Giorno: rassegna mensile d’eloquenza”. Di sconvolgente attualità è la sua concezione del magistrato in merito ai rapporti tra magistratura e mass media, parte dello scritto “Libertà d’informazione o di diffamazione” (pubblicato in “Gli Oratori del Giorno”, Roma, luglio 1987 Anno LV) in cui, tra l’altro, con grande equilibrio, afferma: ”Grande quindi la responsabilità del giudice e del giornalista in ogni momento ed in ogni piega della propria attività[…] stampa e magistratura sono oggi i protagonisti più potenti della società italiana; […] hanno il potere di distruggere l’immagine di chiunque con una frettolosa comunicazione giudiziaria o con un insidioso articolo nella pagina interna di un giornale; che la nostra è una società in cui un qualsiasi pentito (vero o presunto) o un subdolo corsivo possono delegittimare la più autorevole delle persone e dissolvere il prestigio di ogni istituzione; che in questo gioco perverso il magistrato e il giornalista stanno coltivando un pericoloso ruolo primario ed è quindi inevitabile che si entri in rotta di collisione non avvedendosi, né l’uno né l’altro che delegittimare è delegittimarsi, uccidere è un po’ suicidarsi”. E ancora: “ Ora noi magistrati, che abbiamo l’istituzionale compito di regolare i rapporti sociali e garantire l’ordine collettivo e voi giornalisti che avete il compito di informare e che quindi come noi vivete di quotidianità, stiamo diventando un po’ troppo protagonisti della straordinarietà: noi aggrediti dal virus di prima pagina, voi prigionieri dell’enfasi e della drammatizzazione ritenute necessarie per fare il giornale e venderlo…”. Il Ministero dell’Istruzione, ieri, 29 luglio, ha commemorato la figura del giudice Antonino Scopelliti. Il suo insegnamento e il suo rigore, ha dichiarato il Ministro Bianchi, devono essere materia viva della nostra scuola. “Esercitare la memoria, ha detto, non vuol dire soltanto ricordare un fatto. Vuol dire fare proprio un insegnamento, anche il più tragico, trasformarlo in materia viva della nostra scuola. La scuola deve essere scuola di legalità, deve cioè sviluppare, insieme alla capacità di conoscere le leggi, anche quella di interiorizzare il sentimento di appartenenza collettiva. Che si basa su un principio di solidarietà, essenziale per la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Antonino Scopelliti ha affrontato momenti oscuri della storia del nostro Paese con il rigore morale di un vero servitore dello Stato e ha pagato con la vita. Ed è questo che va ricordato, il suo insegnamento deve essere memoria che ci proietta nel futuro in cui devono stare le nostre scuole”. La commemorazione del giudice Scopelliti è una manifestazione della scuola ed è dedicata alla scuola. La scuola è sede di condivisione di cultura e legalità; è sede di memoria. E’ il posto più opportuno dove trova ancora più senso la celebrazione dell’evento commemorativo a trent’anni dal sacrificio del giudice. Antonino Scopelliti era Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, fu assassinato dalle mafie il 9 agosto 1991. Queste le indicazioni professionali contenute nella scheda del Consiglio Superiore della Magistratura: Antonino Scopelliti nasce a Campo Calabro, in provincia di Reggio Calabria, il 20 gennaio 1935. Frequenta il liceo classico a Reggio Calabria e l’Università a Messina; si laurea in giurisprudenza a soli 21 anni (il 24 novembre 1956) discutendo una tesi dal titolo “Il Contratto astratto”: relatore il prof. Angelo Falzea. A soli ventiquattro anni vince il concorso in magistratura. Nominato uditore giudiziario il 10 aprile 1959, è destinato prima al Tribunale di Roma – dove prenderà possesso il 27 aprile 1959 – e poi a quello di Messina per svolgere il prescritto tirocinio. Il 7 giugno 1960 gli vengono conferite le funzioni giudiziarie e, a domanda, viene trasferito alla Pretura di Roma, dove prende possesso l’11 ottobre 1960 con le funzioni di Vice Pretore. Nel rapporto redatto per l’ammissione all’esame pratico per la nomina ad aggiunto giudiziario, il dirigente della sezione alla quale è assegnato il dott. Scopelliti, sottolinea, tra l’altro, come lo stesso, in poco più di un mese: “ha presieduto n. 10 udienze e redatto complessivamente n. 34 sentenze. Dalla redazione delle sentenze, di cui talune importanti per le questioni di diritto processuale civile e di diritto civile, che risolvevano, risulta che il dott. Scopelliti possiede un’ottima cultura giuridica e una precisa conoscenza della giurisprudenza”. Il 15 febbraio 1962 il dott. Antonino Scopelliti risulta idoneo nell’esame pratico per la nomina ad aggiunto giudiziario ed il 17 maggio 1963 viene trasferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo in qualità di Sostituto Procuratore della Repubblica, dove rimane fino al dicembre del 1964. Per l’attività investigativa svolta per assicurare alla giustizia i membri della Banda Cavallero (una banda che negli anni ’60 fu autrice di numerose e sanguinose rapine in diversi istituti di credito fra Piemonte e Lombardia), il Procuratore Generale presso la Corte di appello di Brescia, il 18 febbraio del 1964, tributandogli un partecipato encomio, evidenzia tra l’altro come: “…ho potuto rendermi conto del Suo zelo, e di quelle particolari attitudini alle funzioni del P.M., denominate intelligenza, intuito, prontezza, che i Suoi superiori sempre le riconobbero, nell’affidarLe compiti di speciale rilievo”. Il 5 maggio 1964 il Consiglio Giudiziario presso la Corte di appello di Brescia esprime parere favorevole alla promozione del dott. Antonino Scopelliti a magistrato di Tribunale (all 6 fascicolo procura). Nel suo rapporto informativo, il Procuratore della Repubblica di Brescia osserva come il dott. Scopelliti:” ha confermato vieppiù le sue doti di Magistrato veramente valoroso messe in evidenza nei rapporti precedenti. Ha intuizione rapida ed acuta, profonda preparazione dottrinale e giurisprudenziale. […] Dotato di facile, forbito eloquio, impronta le sue requisitorie ad alto senso di umanità ed equità, fornendo un contributo determinante nella soluzione dei processi…. […] Gentile, serio, dignitoso, esemplare nella vita pubblica e privata, instancabile nel lavoro, ha saputo accattivarsi le simpatie ed il rispetto dei Magistrati, del Foro, dei Funzionari e del pubblico che in lui vedono un Giudice di particolare prestigio”. Con provvedimento in data 17 luglio 1964, il Consiglio Superiore della Magistratura delibera la promozione del dott. Scopelliti a magistrato di Tribunale, ed in data 19 dicembre 1964 il magistrato prende possesso delle funzioni di Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Durante la permanenza nel capoluogo lombardo, il dott. Scopelliti si occupa di delicati procedimenti per i quali riceve diverse attestazioni di apprezzamento da parte dei dirigenti degli uffici coinvolti. Sostiene, infatti, la pubblica accusa nel procedimento nei confronti della Banda Cavallero ricevendo, per il proprio operato, l’elogio sia del Presidente della Corte d’assise di Milano che quello del Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale. Si occupa, inoltre, del processo a carico di Mario Capanna per il sequestro del professor Pietro Trimarchi, docente dell’Università Statale di Milano e figlio del Presidente della Corte d’appello di Milano. Anche in questo caso il dott. Scopelliti per “lo stile, il garbo, la compostezza e, soprattutto, il tempismo e l’equilibrio dimostrati” riceve l’elogio del Presidente della Corte e quello del Procuratore della Repubblica. Alla cerimonia, oltre al Ministro Bianchi, erano presenti: Rosanna Scopelliti, figlia del giudice, che presiede la Fondazione a lui dedicata, e il Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero, Stefano Versari. Hanno preso parte all’iniziativa, in videoconferenza, il Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il Sindaco di Campo Calabro (RC), Sandro Repaci, e le studentesse e gli studenti premiati nell’ambito del concorso per l’assegnazione delle borse di studio intitolate al magistrato e istituite per volontà della figlia Rosanna e della Fondazione Antonino Scopelliti. Anche quest’anno, per i vincitori del concorso sono state messe a disposizione borse di studio destinate alle studentesse e agli studenti delle classi quinte della scuola primaria, delle terze della secondaria di I grado e per il biennio della secondaria di II grado. Alle candidate e ai candidati è stato proposto di realizzare un elaborato artistico-letterario e/o multimediale sul tema della diffusione di internet, dei social network e delle piattaforme digitali che hanno favorito profonde trasformazioni nei processi di produzione e distribuzione delle notizie e nella fruizione delle informazioni. È stato chiesto a ragazze e ragazzi di cimentarsi in componimenti in poesia o prosa, opere di arte figurativa (pittura, disegno, fotografia, grafica), video o cortometraggi, musica, per spiegare quali percorsi di legalità si possano intraprendere per aumentare il livello di attenzione e di analisi nei confronti dei contenuti presenti online. Sempre con l’obiettivo di promuovere la diffusione della cultura della legalità nelle giovani generazioni, soprattutto tramite la prevenzione e lo sviluppo di consapevolezza e spirito critico. L’iniziativa è stata organizzata dalla Fondazione Antonino Scopelliti, in collaborazione con l’ANP (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola), con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Così Rosanna Scopelliti, figlia del giudice, “Ucciso dopo aver rifiutato una cifra immensa. Ucciso per aver fatto il suo lavoro con la competenza che lo contraddistingueva. Ucciso lasciando a noi, a me bambina, un insegnamento difficile da comprendere pienamente: il rispetto per la propria dignità. Una dignità che non è in vendita“. E poi ancora: “Sulla morte di mio padre c’è una verità che deve ancora essere raccontata tutta e fino in fondo. Ma noi abbiamo pazienza. Non permetterò mai che si dica che le istituzioni hanno fallito o che i magistrati non fanno il loro lavoro. Io ho fiducia, in questo Stato, in questa magistratura, in queste istituzioni, perché me lo ha insegnato mio padre che non ha mai smesso di crederci. Lui da magistrato sapeva perfettamente che cos’è un’indagine e quanto impegno ci vuole per arrivare ad una verità importante“.
Emilio La Greca Romano