Quando si parla di mal di testa tendiamo a generalizzare la condizione, senza distinguere le varie sintomatologie. Tutti i che si percepiscono al di sopra della linea immaginaria che unisce l’occhio all’orecchio rientrano nella definizione generica di cefalea, che raggruppa un pò quindi tutte le tipologie di dolori alla testa esistenti. Si distinguono due tipi di cefalee: le cefalee primarie, ovvero che non hanno alcuna causa organica, e le cefalee secondarie, ovvero quelle che insorgono a seguito di altre patologie. Sia la cefalea che l’emicrania sono condizioni che appartengono generalmente al primo tipo di cefalea, dove cioè non sussiste alcuna causa scatenante. La cefalea primaria più diffusa è quella muscolo-tensiva, dove si pensa che la genesi del dolore sia nella contrazione dei muscoli del collo e delle spalle, e si manifesta con un dolore che dalla nuca e si sviluppa omogeneamente su entrami le porzioni della testa, con la classica sensazione del ‘cerchio’ alla testa. La cefalea tende ad essere episodica, con attacchi relativamente brevi, che si risolvono tra i 30-60 minuti. A differenza della cefalea, l’emicrania è classificato come un disturbo del sistema nervoso poiché il suo insorgere è correlato al coinvolgimento di alcuni neurotrasmettitori, la serotonina in particolare, di alcuni circuiti del dolore e dell’eccessiva vasodilatazione dei vasi cerebrali. Per confermare la diagnosi di emicrania, il dolore deve durare tra le 4 e le 72 ore, e possedere almeno due di quattro caratteristiche: il dolore deve avere localizzazione unilaterale, deve insorgere con una sensazione di tipo pulsante, e di intensità media/forte che peggiora quando si compiono azioni fisiche di routine come salire le scale o camminare. Questi sintomi possono essere a volte accompagnati da nausea o vomito, e spesso da foto- e fono- fobia. In caso di cefalea, il trattamento prevede antidolorifici o antinfammatori da banco; nell’emicrania invece, lo specialista può prescrivere farmaci che agiscono sul dolore una volta sviluppato, i triptani, che imitano l’azione della serotonina endogena nel contrastare la vasodilatazione dei vasi cerebrali, o ne caso in cui le crisi siano frequenti, più di 4-5 episodi al mese, la prescrizione prevede l’utilizzo di farmaci betabloccanti che danno una costante vasocostrizione dei vasi cerebrali.