Dopo la Marcia della Pace, Perugia Assisi, eccomi alle prese con la settimana cruciale della mia avventura da “maratoneta”: ho fissato per domenica la mia lunga di 4 ore per tentare di andare oltre i 32 Km corsi la settimana precedente.
Vale la pena fare una richiamo alla bella esperienza fatta nel camminare tra Perugia ed Assisi in nome di una bene troppo grande che i nostri genitori ci hanno consegnato agli inizi degli anni ’50: la pace in Europa.
È stato bello vedere decine e decine di scuole sfilare dietro i loro striscioni inneggianti al diritto di vivere in pace. A fare da corona migliaia di altri essere umani consapevoli che tutto il resto è relativo al fatto di poter mantenere i rapporti pacifici tra nazioni, popoli e stati.
L’aspetto “sportivo” dell’evento scade in secondo ordine e si diluisce nei mille modi in cui ognuno dei partecipanti, individualmente o in gruppo, affronta il percorso.
Dopo il 12° Km, a me è prende la frenesia di correre per coprire i restanti 12 che mancavano all’arrivo. L’ho fatto con un sottile piacere di sopravanzare l’interminabile colonna umana che avanzava verso la spianata situata davanti al santuario che domina la pianura di Santa Maria degli Angeli.
La gimcana continua alla quale sono costretto nel tentativo di avanzare tra i varchi che si aprivano nel corteo mi restituisce in modo pieno la visione del mondo che si era messo in marcia da Perugia alle 9:30 del mattino sotto una pioggia battente..
Arrivato in cima alla città di Francesco, ho ripreso la strada del ritorno con il piacere di guardare in faccia la gente che per l’intera giornata continuerà ad arrivare ai piedi della salita. Io vado incontro a Gina che ho lasciata a Bastia Umbra a seguire il suo andare per tornare con lei a far visita alla chiesa di S. Francesco.
Già dal lunedì successivo comincio a concentrarmi sull’evento che mi aspetta la domenica successiva: la prova generale della mia preparazione alla maratona di torino. Seguendo il mio piano di allenamento e, di buon’ora, la domenica esco di casa alla ricerca del mio record di resistenza e sperando di poter giungere al 35° Km.
L’aria è fresca e invitante, lo spirito è quello giusto ed anche l’incontro lungo la strada con Sergio, Rosmery e Pasquale che con la Sporting Calore sono già in viaggio andare ad Alvignano dove si correrà una gara podistica mi sembra un segno di buon auspicio.
Già da qualche giorno ho tracciato nella mia mente il percorso che mi porterà fino a Cerrelli di Altavilla, per poi ripiegare verso Matinella di Albanella ed infine approdare sul Rettifilo di Capaccio Paestum per riprendere la 266 che mi porterà fino a casa.
Al 10° Km mi sento bene, ho mantenuto un ritmo costante e al di sotto dei 7’ a Km. Sono sulla salita che porta a Cerrelli e riconosco i luoghi dove con un caro amico, Ezio Vernieri, andavamo a cavallo alla fine degli anni ’90. Percorro il centro abitato di Cerrelli pensando ad un’altra persona speciale, Marcello Cembalo e a sua moglie Edolmina.
Alla rotonda piego verso il lungo rettifilo che porta all’incrocio di Borgo Carillia che raggiungo in scioltezza e supero lasciandomi un po’ andare nella discesina che porta al ponte sul fiume che separa i due comuni gemelli: Altavilla e Albanella.
La gambe risentono della salita che mi riporta in quota. Giro verso la zona industriale e mi addentro in un dedalo di stradine ben tenute con abitazioni basse e circondate dal verde di giardini ornamentali, ma non mancano gli orti ricchi di ogni tipo di ortaggi.
All’altezza della “Tana di volpe” mi immetto sulla SP 11a in direzione Ponte Barizzo nel comune di Capaccio Paestum.
Poco prima di giungere al ponte sul fiume Sele, giro a sinistra in direzione Scigliati. L’orologio segna di aver superato i 22 Km. Ed entro nella seconda metà della distanza che mi separa dai 42, 195 Km.
Procedo ad un’andatura di 7 Km all’ora. Quella che mi ero prefissato. Ho fatto un rifornimento di liquidi e integratori ogni 6 Km, ma il sole e il caldo comincia a farsi sentire con l’avanzare della giornata.
Quando salgo sulla SP 316°, che collega il Rettifilo a Matinella, sono oltre il 25° Km. Gli altri tre che mi separano dal Rettifilo sono lì di fronte a me e pronti ad essere macinati sotto i miei piedi. Non ho eccessivi problemi e penso di arrivare in buone condizioni al tornante del 30° Km.
Mi rifornisco d’acqua lungo lo sterrato che costeggia il fiume Forma, il gemello di Capo di Fiume a causa della suaacqua salmastra. Esso nasce nella piana situata in faccia al santuario della Madonna del Granato e, dopo poco più di due Km si getta con una rumorosa cascata nel corso d’acqua gemello proprio nella Tenuta Le Trabe.
Quando rientro sulla SS 266 all’altezza dell’incrocio che porta a Capaccio Capoluogo, comincio a sentire il “peso” della fatica ma so che il traguardo prefissato, i 35 Km, è alla mia portata. Immagino che sarà così quando mi troverò a 5 Km dall’arrivo il 4 di novembre a Torino.
Giungo a Vuccolo Maiorano e bevo a piene mani dalla fontana che si trova all’ingresso della strada che porta alla scuola dove ho insegnato per oltre 20 anni. Riparto per andare a cogliere il risultato prefissato. Nonostante la gambe cominciano a dare segnali di stanchezza, continuo ad avanzare con la forza della volontà.
Mi immetto nello sterrato che porta alle soglie di Valle Cent’anni ad incrociare la strada che ho già percorso di prima mattina. Ora devo ritornare “solo” verso casa. Eccomi di nuovo sulla SS 266 all’altezza dei silos nella tenuta ex D’Elia. So già che se reggo l’ultimo sforzo supererò i 35 Km e la corsa si fermerà al 36° Km.
L’arrivo a casa è caratterizzato da un ultimo tratto in leggera salita con un piccolo strappo più impegnativo. Mi faccio forza e tento l’affondo finale. Arrivo in cima e poi mi lascio andare nella discesa fino a casa.
Immagino al momento in cui arriverò allo stesso Km a Torino e dovrò ancora affrontare altri 6 Km prima di tagliare il traguardo. A quel punto sarò nella “terra di nessuno” dove solo se il corpo sarà ancora collegato alla “testa” potrà andare a ricercare la riserva di energia necessaria per spingermi fino a piazza Castello. Sarà quello il momento della verità, della gioia e del dolore, degli abbracci e, forse, di qualche lacrima sulla guancia che si mischia al sudore.
Mentre mi attardo su questi pensieri, sento la voce della mia nipotina Zoe. Mi vede arrivare trafelato e stanco e mi guarda con qualche apprensione. Ingurgito un po’ di liquidi, mi rilasso a godermi l’impresa e poi entro in doccia.
15’ di relax sul letto e poi mi preparo per andare a Piaggine, questa volta in auto, per pranzare con mia mamma Giuseppina che non si sarà risparmiata nel preparare un bel piatto di pasta fatta in casa a doppia mandata: Fusilli e Ravioli.