Castellammare di Stabia, un territorio dall’infinita ricchezza. Il piccolo paese campano custodisce meraviglie straordinarie, un mare eccellente, tradizioni enogastronomiche prelibate, terme spettacolari e, soprattutto un sito archeologico meraviglioso architettonicamente e storicamente. La storia del luogo inizia circa tremila anni fa, nella lontana epoca del ferro, quando un gruppo di uomini decide di abitare proprio quella zona, incolta e poco conosciuta, dotata, però, già allora di un panorama di rara bellezza. Sono seguiti gli Osci, i Greci, gli Etruschi e i Romani, che nel 89 a.C. hanno reso Stabia la loro meta preferita nel tempo libero. Sfortunatamente, gli sforzi dei laziali per rendere il capoluogo campano un esempio di straordinaria abilità costruttiva sono in parte andati perduti prima durante il terremoto di Pompei nel 62 a.C. e dopo nel 79 con l’improvvisa eruzione del Vesuvio che ha trasformato Stabia in un enorme massa di lapilli e cenere. L’immenso patrimonio culturale è rimasto sepolto fino al 1749, quando re Carlo di Borbone, decide di iniziare gli scavi alla ricerca di quella bellezza nascosta. Con metodi non ancora sviluppati, che spesso hanno persino danneggiato i reperti, i reali di Napoli sono riusciti a scoprire la Stabia sotterranea, la Stabia delle ville patrizie, la Stabia affrescata e adornata, la Stabia romana. I lavori sono proseguiti, con alcune interruzioni, sino al 1775, quando il sito archeologico è stato ancora una volta abbondonato per lasciare spazio e visibilità ai ben più conosciuti Pompei ed Ercolano. Nel 1950 un preside di scuola media, Libero D’Orsi, appassionato di archeologia, con alcuni amici decide di riprendere nuovamente i lavori per la rinascita dell’antica Stabia, i fondi sono modesti, le risorse contenute, negli anni sessanta anche il sogno di Libero svanisce e il sito continua a essere avvolto da quel velo di mistero e incompiutezza che sembrano seguirlo nei secoli. Dopo difficoltà e imprevisti, oggi, la meraviglia del passato può vedere di nuovo la luce grazie alla fondazione Restoring Anciet Stabiae, onlus italo-americana che con pazienza, competenza e amore ogni giorno cerca di far risorgere il patrimonio culturale campano. L’ente composto da titolati accademici come il Professor Pietro G. Guzzo e il Professor Thomas Noble Howe, dal 2001 a oggi ha dato vita a numerose iniziative culturali per aumentare la partecipazione e il coinvolgimento del pubblico. Nell’ estate del 2008, per esempio, ha creato attraverso l’intervento di Lucio Dalla uno spettacolo intriso di storia, musica e emozione. Passeggiando tra le vie riscoperte dell’antica Stabia si può immaginare un ricco romano che, dopo una settimana trascorsa in città tra lavoro, fatiche e pubbliche relazioni si dedica al meritato otium, un momento di riflessione, profonda meditazione e contemplazione, in cui gli aspetti pratici e manuali vengono superati dalle attività mentali e astratte. Il ricco patrizio, quindi, riserva il tempo alternando bagni nelle terme private a passeggiate nei giardini adornati in cui compone poesie e intona melodie. Villa San Marco, spettacolare esempio architettonico di undicimila metri quadri, è sicuramente un ottimo sfondo per una di queste attività immateriali. La costruzione racchiude in sé una straordinaria bellezza come il portico affrescato con dipinti che anticipano le tecniche impressionistiche, Villa Arianna, invece, custodisce ‘’Flora’’, l’opera muraria più nota di Stabia diventata un simbolo dell’Italia all’estero come dimostra l’emissione di una serie francese di francobolli a suo nome. Insomma, le Ville d’otium sono l’esempio concreto della grandezza nascosta nel passato, attraverso mosaici, affreschi murari, enormi portici, terme, colonnati di pregio, giardini pensili e altre eccellenti costruzioni i romani hanno dimostrato ai posteri l’eternità del loro pensiero, un pensiero soave, leggiadro, delicato che insegna l’importanza della bellezza, una bellezza morale, intellettuale, artistica, personale, una bellezza infinita. Il sito di Castellammare vanta anche la costruzione di numerose ville rustiche, in cui l’otium è sostituito dal negotium, momento contraddistinto da attività pratiche e manuali in cui l’operosità tangibile è la protagonista. Villa Carmiano sita presso la località che le dona il nome ha una superficie di circa quattrocento metri quadri ed è una testimonianza concreta dell’eccellente volontà dei romani, che attraverso scarse strumentazioni, ma un abbondante intuito, sono riusciti a costruire una cella vinaria con una capacità complessiva di settemila litri di vino, anche Villa Petraio rappresenta un ottimo compromesso tra il fasto delle residenze d’otium e le abitazioni rustiche, custodisce affreschi mitologici di straordinaria bellezza come Narcisio che si specchia sull’acqua e il ritratto di Psiche uniti a un intonaco semplicemente bianco che riviste la maggior parte delle pareti. Purtroppo, ad oggi alcune case sono ancora interrate, ma sicuramente grazie alla Fondazione Ancient Stabiae in un futuro l’intera meraviglia dell’antica Stabia potrà nuovamente vedere la luce. I Romani non solo sono attenti alla vita terrena ma mostrano spiccata attenzione anche per l’esistenza ultraterrena reputata momento di enorme importanza in cui si realizza appieno il senso dell’essere umano. Nel sito archeologico sono conservate diverse necropoli come quella di Santa Maria delle Grazie, in cui si alternano tombe più antiche con un corredo funerario composto da armi per gli uomini e oggetti ornamentali per le donne a sepolcri più recenti formati solo da unguentari. Il Sito Archeologico di Stabia rappresenta un patrimonio artistico e morale degno di essere, non solo riscoperto e tutelato, ma custodito in cuore e mente al fine di comprendere il suo valore intrinseco formato dal quell’ insieme di valori cui la civiltà romana ancora oggi è fiera fautrice.
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