Casal Velino è un borgo dalla storia millenaria situato nel cuore della costiera cilentana.
L’insediamento sorse intorno all’anno Mille sulla costa.
I primi abitanti furono i monaci basiliani fuggiti dall’iconoclastia di Leone III Isaurico, che si insediarono nei pressi del porto velino di San Matteo. Dopo l’anno Mille, a causa della malaria e, soprattutto, delle frequenti incursioni dei Saraceni, i monaci e gli abitanti iniziarono a spostarsi sulla collina.
Intorno al Convento, precedentemente eretto dai Carmelitani che per primi avevano lasciato la costa, nel 1200 sorsero agglomerati di piccole case costruite dagli abitanti e dai monaci ritiratisi sulla collina in cerca di riparo dalle scorrerie dei pirati.
Il villaggio crebbe, e nel tempo sorsero altri rioni: Vallecupa, Serramarina, Pendino.
Il toponimo Casalicchio, in riferimento al nucleo dell’abitato collinare, è documentato per la prima volta nel 1276, e sarà cambiato in Casal Velino solo dopo il 1893.
Sotto la giurisdizione dei Benedettini di Cava, nel corso dei secoli ebbe varie dominazioni.
Dal 1484 visse periodi tormentati dopo la congiura dei Baroni, passando in varie mani fino ai Bonito di Amalfi.
I comportamenti del sanguinario barone Giovambattista Bonito causò l’insurrezione del popolo il 23 luglio 1647. Casalicchio passò sotto i baroni Gagliardi nel 1749 e, quando il re abolì la feudalità, nel 1811 il borgo, che fino a quel momento era Università con Acquavella, divenne comune autonomo.
La situazione economica e sociale restò tuttavia precaria almeno fino ai primi decenni del ‘900, e la tassazione imposta dal Podestà non agevolò il riscatto sociale degli abitanti.
Poi, iniziarono i lavori alla viabilità, fino a quel momento inesistente, per collegare la parte alta con la parte bassa dell’abitato.
Dalla seconda metà del ‘900, anche grazie alle prime strade, iniziò lo sviluppo economico, e turistico, di uno fra i paesi più floridi della fascia costiera cilentana.
Oggi quell’ antico abitato collinare, dove per sfuggire dalle incursioni trovarono rifugio gli abitanti della costa, è la sede del municipio: Casal Velino Paese.
Il Comune di Casal Velino appartiene alla Comunità montana Alento-Monte Stella ed è interamente compreso nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Confina con i comuni di Ascea, Castelnuovo Cilento, Omignano, Pollica, Salento e Stella Cilento. Oltre al Paese, Casal Velino comprende la frazioni: Acquavella, Bivio di Acquavella, Marina, Vallo Scalo, Verduzio.
Casal Velino Paese sorge su una collina dal clima mite, perfetto tutto l’anno. Vie, piazze, archi, portoni, case in pietra, artistiche chiese e palazzi gentilizi ne testimoniano l’ antico passato medievale.
Intorno, ad avvolgerlo, un mare celeste che si unisce al cielo: scorci dalla disarmante bellezza che si può godere in quasi ogni angolo.
C’è una piazzetta, un belvedere mozzafiato che si affaccia sulla valle dell’Alento e dove la vista spazia dal Golfo di Velia fino a Capo Palinuro. Una morbida salita porta alla Chiesa dell’Assunta, che di recente ha subìto una ristrutturazione totale.
Il forte legame degli abitanti col territorio e con la fede è dimostrata dalla devozione per la Madonna dell’Assunta e per il protettore San Biagio, che si celebrano rispettivamente il 15 agosto e il 3 febbraio.
Scendendo verso la parte bassa, sul mare si trova la turistica frazione Marina, mentre dirigendosi verso l’interno si attraversano le frazioni: bivio di Acquavella, da cui si raggiunge, su un’alta collina, Acquavella; Verduzio e Vallo Scalo, dove ha sede la Stazione Ferroviaria “Vallo della Lucania – Castelnuovo”, fondamentale punto di collegamento per tutti i comuni limitrofi, per Vallo della Lucania e per le aree interne.
Stazione che, nel nome, del comune a cui appartiene non ha nessun riferimento: sono ancora in pochi a sapere che la più importante stazione a sud di Agropoli appartiene al comune costiero di Casal Velino.
La presenza della stazione e la via che porta al mare sono tra i motivi che rendono vive e molto abitate le frazioni in pianura di Vallo Scalo, Verduzio e bivio di Acquavella.
A risentire dello spopolamento sono le zone alte: Acquavella, che si trova nell’interno, su un’altura; e il Paese che, pur trovandosi a una manciata di minuti dalla costa, ha perso i tanti negozi e la scuola, che prima si trovava in un ampio edificio che guardava il mare, costruito accanto al Convento.
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Adesso, per la scuola occorre recarsi a Marina o a Verduzio, dove molti abitanti si sono trasferiti.
E il Paese ogni anno sembra sempre più un villaggio medievale abbandonato.
A rianimarlo, d’estate, ci pensano pochi turisti che, stanchi della calca estiva, hanno deciso di comprare casa nel dedalo di viuzze antiche.
La Marina invece è diventata negli ultimi decenni un’infinita distesa di case costruite sulla costa. I ‘Casalecchiari’ scesi dal Paese, quasi fossero memori delle incursioni saracene subìte dai loro avi, hanno preferito vivere un po’ più lontani dal mare, al di qua della via che porta ad Ascea e che segna l’inizio delle lunghe file di nuove costruzioni pensate per i turisti.
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I residenti hanno costruito intorno e alle spalle della Chiesa di San Matteo, appena sotto la via che porta al Paese e che è il primo luogo che si raggiunge venendo dalle frazioni interne.
Qui sorge anche la scuola, appena ricostruita e ampliata.
Sulla costa le tante case sono stracolme di villeggianti d’estate e chiuse d’inverno.
Il porto, scrutato dalla silenziosa Torre di avvistamento che svetta sulla bella spiaggia di Dominella, d’inverno non ospita barche se non quelle dei pochi pescatori rimasti.
Sull’altro lato della costa, verso Ascea, c’è un luogo meta di pellegrinaggio ricco di spiritualità che testimonia l’indissolubile legame fra i Greci e il territorio cilentano.
Nel 1700 il barone Giuseppe Antonini, geologo, scrisse: “Tra Velia, e Casalicchio all’incontro è un’isola formata da due fiumi, cioè dall’Alento, da per se stesso chiaro, è nominato, e da un altro piccolo senza nome, che cala dalle falde della Montagna della Stella.
Ad antico, qui fu una chiesa, che sussiste ancora, dedicata a San Matteo, e si chiama “S. Matteo ad duo flumina”.
La Chiesa, che ha ospitato il corpo di San Matteo, simboleggia un antico legame spirituale fra le terre dell’Alento.
Nel Cilento afflitto dallo spopolamento, Casal Velino, che pure vede morire l’abitato medievale, resiste e anzi acquista abitanti che si vedono solo d’estate.
Aveva un porto ai tempi dei velini, e oggi lo conserva, anche se sul lato opposto. Ha un’efficiente stazione ferroviaria, anche se porta un nome non suo.
Ha la Bandiera Blu, numerosi riconoscimenti, tanti turisti, è un luogo di collegamento strategico e i suoi abitanti sono legati ai valori e alle tradizioni.
Casal Velino è tra i paesi che non moriranno nel prossimo futuro, ma il timore è che possa snaturarsi e diventare un parco giochi per turisti.