Lascia la vita terrena Carmine Capo, il padre di Lucio, un collaboratore di Unico fin dalla prima ora.
L’ho conosciuto molti anni fa in occasione di un incontro nella sua grande casa situata in contrada Spinazzo di Capaccio, lungo la strada consortile della Gaiarda.
In quella occasione ho visto un uomo allegro e socievole, un contadino consapevole e pratico del suo ruolo, un padre orgoglioso dei suoi figli.
In quel tempo festeggiavamo la costituzione di una cooperativa mista di occupati e disoccupati con l’obiettivo di dare una mano a questi ultimi a trovare o crearsi un lavoro nel territorio.
Lucio fu individuato presidente e questo rese il contadino di Spinazzo tre volte orgoglioso: innanzitutto perché egli stesso, partito con suo padre con l’occupazione delle terre a danno dei latifondisti, si era fatto da solo; in secondo luogo perché, dopo averlo mandato all’università a Napoli, vedeva il figlio fare quel passo avanti che la sua generazione aveva immaginato per i figli; infine, perché mettersi insieme per cooperare era l’unico modo per dimostrare che l’unione fa la forza.
Quella forza che lui ha messo ogni santissimo giorno per rendere i 30 tomoli di terra di Spinazzo, segnato dalla “serchie” d’estate e resa “paludosa” d’inverno con la malaria a farla da padrona, coltivabili prima e produttivi dopo. Con l’arrivo della canalizzazione delle acque cominciò per Carmine e per tutti i suoi compagni un’altra vita che somigliava molto alla precedente: nel campo a sgobbare dall’alba al tramonto prima con la zappa e poi con il moto zappa che lui stesso era andato a comprare sulla via Casilina nella periferia romana.
Quella stessa motozappa che ha imposto ai figli di mettere in bella mostra davanti alla sua ampia casa, che all’inizio era solo un piccolo casolare, in ordine ma senza nascondere i segni del tempo: “la motozappa deve morire lentamente con me!”
I suoi ultimi anni sono stati segnati prima dalla scomparsa della moglie e poi da problemi di salute: l’ultima volta che l’ho visto saltellava da una parte all’altra del cortile sostenendosi con due stampelle perché era rimasto offeso ad un piede.
Carmine Capo è stato un uomo capace di attraversare l’intero XX secolo orgoglioso di ciò che era e fiero di ciò che aveva fatto per rendere la realtà dove ha vissuto migliore di come l’aveva trovata quando nacque a Capaccio Capoluogo 91 anni fa.
Il nostro giornale, onorando lui nel momento della sua scomparsa, vuole rendere omaggio a quanti hanno avuto lo stesso coraggio di prendere il suo destino in mano e proiettarlo nel tempo che aveva da vivere.