Ho incontrato Carmelo Butrico, l’ultima volta, poco più di una settimana fa intanto che mi recavo a fare la mia visita abituale a mia madre Giuseppina in via Gaetano Ricci, ex via Roma, in Piaggine.
È la stessa via che ci ha visti crescere, anche se distanziati da un lasso tempo di 6 anni.
Un veloce saluto e poi entrambi ci siamo rinchiusi dietro il portone di casa dove le nostre mamme, Anna e Giuseppina, vivono il tempo che resta della loro esistenza già da tempo vedove dei rispettivi mariti, Pasquale e Giuseppe.
Un’esistenza, la loro, che le ha viste protagoniste come mamme, nonne e ora anche bisnonne.
E noi, un tempo bambini, poi ragazzi, uomini e donne incanalati in vite lontane a scontare il tempo che ci era stato donato.
Anna, in particolare, mamma di tre figli, Lucia, Ersilia e Carmelo.
La prima, Lucia, ci lasciò dando alla luce Luciana, oggi mamma a sua volta, senza dare al vicinato il tempo di gioire. Oggi è toccato a Carmelo ad essere trascinato via da un male che lui ha combattuto senza tentennamenti assistito dalla sua nuova compagna di vita, Giovanna.
Ad Anna resta Ersilia, una donna che è stata mia compagna di giochi insieme a tanti altri cresciuti in quella strada che dai “porcili” porta al “campanaro”: Filomena, Gaetano, Vincenzo, Antonio, Maria, le due Anne, Paolo, Carmelo V. …
Carmelo era più piccolo e non poteva essere parte di quel gruppo, ecco perché ho avuto l’impressione che la sua esistenza mi è passata accanto senza incrociare mai gli “occhi” dell’amicizia, nonostante abbia sposato Giuseppina Palma, di Rofrano, figlia di un cugino di mio padre Giuseppe, che gli ha dato due figli: Cristiana e Lucian.
La sua scomparsa, invece, lascia vuoto un posto che, per quanto piccolo, il giorno dei suoi funerali mi sembra una voragine.
Che si è allargata ancora di più quando ho abbracciato l’inconsolabile sorella Ersilia e sua madre Anna e ho stretto la mano alla sua seconda compagna di vita Giovanna Sqittieri, ai suoi due figli e ho sfiorato con lo sguardo il cognato Carmelo Arcaro e la nipote Luciana.
Ai funerali è arrivata gente da ogni angolo della provincia a testimonianza del fatto che anche sul lavoro aveva saputo essere uomo aperto e disponibile. Ma anche l’intera comunità “chiainara” non ha fatto mancare la sua vicinanza alla famiglia stringendosi intorno alla bara contenente la salma ormai senza vita dell’uomo onesto che era: le due piazze si sono svuotate e la gente si è ritrovata in chiesa.
Ritorno a casa lasciando i luoghi frequentati da bambino: come la chiesa da chierichetto; la piazza del municipio e la risalita verso la piazza dei “purcili” che risalivo ogni giorno per andare a scuola; e poi la via del campo sportivo, dove si trovano le scuole elementari e l’istituto magistrale; la via del “patri”, dove c’era la vigna, e poi la “chiova”, dove avevamo l’uliveto; la strada di “Villa Littorio” dove c’è ancora al “Lanternina”, altro appezzamento di terra ricca di frutta…
I pensieri rivolti al tempo lontano mi accompagnano per la stretta stradina della “Macchia” fino a Felitto e poi l’altra altrettanto stretta che passa a monte di Castel San Lorenzo fino a “Carpine” di Roccadaspide, infine fino a Fonte.
A casa parlo poco del funerale, ma i famiglia tutti capiscono che voglio restare con me stesso.
Voglio riprendermi un po’ di tempo disperso nel “tempo” della mia esistenza senza sperperarlo in rivoli di luoghi comuni che pure ci accompagnano in molte di queste occasioni. Un modo, come un altro, per recuperare un po’ di spazio nel profondo di me stesso per depositarvi briciole di ricordi della vita di Carmelo Butrico che mi è passata a fianco.