di Giuseppe Liuccio
Tutti o quasi i paesi delle colline circostanti hanno fatto riferimento, da sempre, a Capaccio e alla sua pianura e ne sono stati influenzati nelle attività economiche e nel conseguente sviluppo. Non è azzardato affermare, quindi, che da Altavilla ad Ogliastro, da Albanella a Cicerale, da Roccadaspide a Giungano e a Trentinara economia e sviluppo si sono sintonizzati sull’orologio della storia di Capaccio/Paestum. L’esempio più vistoso fu quello della occupazione delle terre incolte con una partecipazione attiva e generosa dei diseredati,senza terra e senza lavoro, calati da colline e montagne per una battaglia di giustizia sociale. E nella vasta pianura da Gromola a Spinazzo, dal Rettifilo a Scigliati quotisti e poderisti di prima, seconda e terza generazione danno vita ad un meticciato che ha faticato non poco a radicarsi in una realtà nuova e a diventarne protagonista nel lavoro dei campi come nelle piccole attività di microaziende a ramificazione diffusa. Per non parlare delle attività nuove, soprattutto quelle legate al turismo, nelle quali è ampiamente diffusa la convinzione che la promozione dell’offerta si qualifica, si diversifica e si destagionalizza solo se irrompe sui mercati con la ricchezza e l’esaltazione delle specificità dell’intero territorio. Questo è un settore chiave dello sviluppo futuro del territorio soprattutto se si prende coscienza che va dilatato nello spazio e nel tempo nel segno della cultura. (Ritornerò sul tema con riflessioni più puntuali nelle prossime settimane). Diversamente c’è il pantano dell’immobilismo ed il crogiolarsi nel campanilismo asfittico, sterile ed improduttivo. Spero, pertanto, che venga fuori una classe dirigente nuova, motivata, aperta al futuro, capace di lanciare questa sfida e vincerla.
Anche perché, nonostante il risultato del recente referendum, occorrerà ipotizzare nuovi Organismi Amministrativi, capaci di dare voce a territori piuttosto vasti accomunati, però, da una visione unitaria dello sviluppo sulla base di storia, tradizioni, cultura ed economia condivise. Si tratterà di minicittà, di Unioni dei Comuni, il cui accorpamento è necessario e non rinviabile. Una cosa è certa: la riforma sarà imposta dalla forza degli eventi. Di qui la necessità di attrezzarsi con un LABORATORIO, che elabori, appunto, con serietà ed impegno idee e politiche in questa visione ampia e comprensoriale dello sviluppo. Di qui la necessità di inserire questo “tema cruciale” nell’agenda del dibattito elettorale. Se ne rendono conto i tanti (forse troppi) candidati ad amministrare la città? Sono consapevoli del lavoro duro che li attende che è quello di RIFONDARE LA POLITICA con questo respiro, in una visione nuova e moderna? Si stanno attrezzando per pescare nel territorio di Capaccio/Paestum, ma anche di quello più vasto della Kora, intelligenze, competenze e professionalità per mettere in campo una squadra all’altezza del compito gravoso? Vorrei ricordare che non si tratta tanto di attrezzare una squadra qualsiasi capace di VINCERE la competizione elettorale ma mettere insieme persone credibili di assoluta dirittura morale, di acclarate capacità professionali, di riconosciute competenze per GOVERNARE. Non si tratta tanto di mettere insieme un gruppo di amici scelto con la logica selettiva dei PORTATORI DI VOTI ma non DI PORTATORI DI IDEE E DI PROGETTI. Questo è un vecchio modo di fare politica nel segno del clientelismo, del familismo e del comparaggio. Con una squadra così si potrà “vincere”, forse, ma di sicuro non si potrà “governare”. Paestum per la sua storia merita altro. Forse mai come in questo momento sarebbe opportuno eleggere un Consiglio Comunale che abbia il ruolo che gli è proprio, quello politico di elaborazione di progettualità nel confronto dialettico di tutti gruppi politici, con il lavoro fecondo di tutte le Commissioni di lavoro e dare all’Esecutivo (sindaco e giunta) il ruolo di operatività sulla base delle indicazioni fornite dall’Assemblea Elettiva. Anche questo è un tema di dibattito elettorale. Non so se ho l’autorevolezza di dare questi suggerimenti. Ma sento di doverlo fare come operatore dell’informazione ed intellettuale del territorio. A mio modesto parere, il dibattito della campagna elettorale di Capaccio Paestum dovrebbe concentrarsi anche e, forse, innanzitutto sui due seguenti interrogativi, ai quali i candidati sindaco dovrebbero dare una risposta esauriente e credibile: 1)Come recuperare, valorizzare ed esaltare l’unità della Kora Pestana nella ricca e varia articolazione dei paesi delle colline che, nel corso dei secoli, hanno fatto riferimento a Capaccio e, soprattutto, alla sua ricca e vasta pianura per uno sviluppo unitario condiviso del territorio? 2) Come interpretare e rappresentare una fetta consistente di territorio dandogli voce e protagonismo ipotizzando un LABORATORIO per nuovi ORGANISMI AMMINISTRATIVI nella direzione dell’accorpamento non più rinviabile dei comuni? Se ne rendano conto i candidati, con la consapevolezza profonda di dover amministrare non una città qualsiasi, ma una CITTÀ/MONDO. Se ne rendano conto ed agiscano di conseguenza sapendo che il mondo ci guarda e ci giudica, anche nell’ipotesi che dovessero scegliere come sindaco un uomo della Kora motivato ed operativo, come Francesco Palumbo, che ha al suo attivo un intelligente e proficuo lavoro come sindaco di Giungano, per ben tre mandati.