In un tempo relativamente breve, quella che sembrava la cavalcata trionfale di una nuova classe dirigente pronta finalmente a cambiare verso, sembra già essersi fermata. La maggioranza del sindaco di Capaccio Paestum, Franco Palumbo, decimata dalla fuoriuscita di ben cinque consiglieri + uno, ha paralizzato di fatto il consiglio comunale creando una perfetta parità tra maggioranza e opposizione. La presente condizione politico-sociale ci dà lo spunto per analizzare quelli che sono stati i motivi e gli episodi che hanno portato Capaccio Paestum in una situazione di stallo e di profondo smarrimento.
Tutto ci riporta al 2017 e all’inizio della campagna elettorale per le elezioni amministrative a Capaccio-Paestum che ha inizio con la prematura uscita di Franco Sica dalla giunta Voza. L’assessore allo Sport, che per cinque anni ha fiancheggiato il sindaco in tutto e per tutto, sembra adesso essere pronto a prendergli il posto. Già cinque anni prima Sica, presidente del PDL capaccese, aveva manifestato chiare intenzioni di presentarsi per il municipio ma, dopo attente riflessioni e calcoli elettorali, decise di salutare il partito e accodarsi in una lista civica che sorreggeva la candidatura di Voza.
Il dott. Franco Sica è l’assessore più in vista dell’amministrazione. I suoi modi gentili e umili colpiscono gran parte dell’elettorato e, quando abbandona una ormai agonizzante amministrazione Voza, diventa ancora più pop. Tra gli amanti dello sport e non solo risalta soprattutto la sua conquista più importante: la modernizzazione dello stadio “Mario Vecchio”. Sembra davvero il suo momento e la conferma è il matrimonio politico con Francesco Petraglia, ultimo dei non eletti alle scorse elezioni tra le file voziane e mai preso in considerazione dal sindaco. Non candidato ma pienamente coinvolto nello schieramento Sica c’è il fratello Enzo. Già ex sindaco con esiti deludenti e leader incapace di tener unito il proprio campo, riscuote ancora grande popolarità a Capaccio Paestum.
Voza nel frattempo si prepara a riprendersi il municipio. Asciugate le lacrime per aver perso l’unico assessore che aveva riconfermato nel terremoto del rimpasto di giunta qualche anno prima, riacquista le forze per preparasi allo scontro. Nel suo schieramento cambia poco. I nomi e i flussi elettorali su cui aveva fatto affidamento la scorsa tornata elettorale sembrano essere gli stessi. Sostanzialmente ricomincia da tre. Sul campo il sindaco uscente porta la lista delle opere realizzate dalla sua amministrazione tra le quali la piscina comunale “Poseidone”. Opera che secondo alcuni è un grosso calderone nella quale i costi altissimi di gestione non compensano gli esigui ricavi. Si scoprirà, successivamente, che oltre ad essere economicamente insostenibile, la piscina non risponde nemmeno ai minimi parametri di sicurezza e difetti strutturali.
Inoltre, le continue divergenze all’interno del consiglio comunale non consentonoall’amministrazione Voza di approvare il PUC, bloccando lo sviluppo del paese per cinque anni.
Sulla scorta dei cinque anni passati al potere, Voza decide di ricandidarsi nel 2017. La sua azione amministrativa non riscuote particolare simpatia ma, la forza di Voza, risiede altrove: nelle sue liste. Infatti leggendo i nomi dei candidati che lo appoggiano si intuisce che il bacino elettorale di cui dispone è ampio. Da Patella a Nese, dalla Adinolfi a Ciuccio (figlia) passando per Sabatella e l’highlander Pasquale Mazza sono la sua arma vincente.
I due duellanti Sica e Voza, forti dalla loro leadership, prendono sotto gamba Franco Palumbo.Il sindaco di Giungano è l’outsider della politica capaccese. Non arriva certo in punta di piedi e riscuote già simpatia soprattutto dalla parte rivoluzionaria del tessuto sociale. Ha una dialettica chiara e sferzante. Fa nomi e cognomi, a volte esagerando, distinguendosi dal linguaggio democristiano degli altri due. E poi ha una altro punto di forza: non essere responsabile di nessuna delle conseguenze in cui versa il paese. Mentre i suoi sfidanti vengono da cinque anni di governo. E comizio dopo comizio riesce ad avere molto seguito. Si presenta come l’anti-establishment. La testimonianza, più apparente che sostanziale, è che le sue liste sono composte da “persone del popolo” come spesso ripete. Tra le sue file emergono i nomi di Nino Pagano (ex voziano e già nel consiglio comunale poi passato all’opposizione nel gruppo PD) e Giovanni Piano leader del movimento politico “Vola Alto”.
Quando ormai Sica e Voza si accorgono del “pericolo Palumbo”, è troppo tardi. Cercano in tutti i modi di contrastarlo e di smentirlo con argomenti più o meno validi e ragionevoli. Sostanzialmente due contro uno. Ma la valanga di popolarità per Palumbo non si ferma, anzi. Nasce dunque il “Paradosso di Palumbo”: più viene insultato e delegittimato e più lui cresce nei sondaggi. Il dado è tratto.
L’undici giugno, al primo turno, Voza riesce a primeggiare anche se di poco su Palumbo, terzo Sica. Tutto rimandato al ballottaggio che si terrà il 25 giugno.
Sica raccoglie una sconfitta quasi inaspettata. Il giorno dopo il suo campo si divide o per meglio dire, si lacera. Enzo Sica decide quasi immediatamente di appoggiare Voza al ballottaggio mentre Franco vorrebbe rimanerne fuori. In una riunione accesissima tra chi voleva seguire Enzo e chi Franco emergono tutte le debolezze che avrebbe avuto una probabile amministrazione Sica.
Palumbo arriva di poco secondo. Dal responso elettorale emerge quello che molti avevano predetto. Le liste di Palumbo sono molto deboli e lui dovrà contare solo sulla sua forza elettorale. Contrariamente Voza ha liste di gran lunga più popolari di lui. Ma al ballottaggio si vota solo per il sindaco.
Due settimane di fuoco quelle che vanno dall’undici al venticinque. Compaiono i manifesti anonimi tanto odiosi quanto infami nei confronti di Palumbo. Voza si dissocia ma Palumbo viene visto come un “martire” dall’elettorato e ne giova. Riesce a contrastare, in questo modo, la nuova alleanza, Voza-Sica (Enzo), con molta facilità aiutato soprattutto dal fatto che gli altri due erano certamente stati protagonisti di stagioni politiche non proprio entusiasmanti. Gli avversari ideali per chi si presenta come il nuovo che avanza. Nell’aria già serpeggia aria di sconfitta per i due ex sindaci che si muovono in ordine sparso e con poca credibilità dato che la condizione del ballottaggio ha suggestionato parecchi cambi di casacca e inversioni a U dei protagonisti politici. Insomma le prediche non fanno più breccia sull’elettorato.
Il venticinque giugno in una caratteristica serata afosa della Capaccio-Paestum d’estate arriva la fumata bianca: Palumbo stravince le elezioni. Il numero di voti per Palumbo testimoniano una transumanza di proporzioni bibliche.
Poco è servito a Voza & C l’appoggio di Enzo Sica il quale è riuscito a perdere due elezioni in un solo colpo. Preso atto della sconfitta, il sindaco uscente che tanto aveva decantato il sentimento di appartenenza al proprio territorio, riesce a sua volta a smentirsi rinunciando al ruolo di consigliere e coordinatore di una eventuale opposizione. E così tutti i corifei e turiferari che lo avevano sostenuto si ritrovano in un asfissiante imbarazzo politico.
Un sospiro di sollievo per i semplici osservatori politici che tanto avevano odiato il clima cinico da campagna elettorale scopriranno che nei mesi successivi non è finito affatto.
Palumbo è riuscito nella storica impresa di ricambio della classe dirigente. Un successo storico. Lo “straniero” si insedia nel municipio con una maggioranza solida e quasi bulgara. Sì perché nel frattempo Franco Sica ha deciso di sostenere Palumbo (anche se solo dopo il ballottaggio) in cambio di un assessorato che gli spetta per “titoli”, quello allo sport. Palumbo accetta e i consiglieri di Sica, Petraglia e Franco (quest’ultimo subentrato in seguito alla nomina ad assessore di Sica) entrano ufficialmente in maggioranza. A questo punto è dodici su sedici. Potenziata dal totale smarrimento dell’ opposizione disgregata e inefficace, Palumbo ha tutte le carte in tavola per realizzare il suo programma di cambiamento e dimostrare di essere diverso dai suoi predecessori. Fallire significherebbe smentire il grandissimo successo raccolto alle elezioni e deludere i tantissimi elettori che hanno creduto in lui e nel suo progetto rivoluzionario.