Dopo Sica e Marino è stata la volta di Voza per la presentazione della sede come punto nevralgico e logistico in vista del prossimo confronto elettorale. Ora che i vari schieramenti sembrano essere consolidati (attendendo quella ufficializzazione di Alfieri che sta cominciando ad innervosire l’opinione pubblica) tocca essere sinceri e chiari, sia con i propri candidati che con il proprio elettorato. Riuscire ad accattivare i vari delusi, che solamente due anni fa hanno espresso un voto di cambiamento e di discontinuità proprio dai vecchi politici locali, sarà la sfida dei candidati che si affacciano per l’ennesima volta sul palcoscenico della politica. Infatti, proprio la mancanza di ricambio dirigenziale, può produrre un sostanziale scoraggiamento se gli stessi politici, che sono responsabili, ognuno a lor tempo, della situazione in cui versa Capaccio Paestum, non riusciranno stavolta ad essere chiari e dunque credibili. E proprio la chiarezza, scarnificata dallo sterile politichese, sarà la chiave per rianimare quella parte di tessuto sociale scoraggiato e deluso. La pregiudicante, per quanto riguarda la credibilità, saranno certamente le liste ma anche le facce con cui i vari candidati si accompagneranno nella prossima campagna elettorale. Capire quale parte del tessuto sociale i candidati rappresentano è l’aspetto più importante, in base al quale un pezzo dell’elettorato orienterà il proprio voto; siccome la fine dei partiti tradizionali e l’incombente civicità ha rotto di fatto la bussola degli ideali e ha generato il disorientamento politico soprattutto nelle elezioni locali.
Tra le varie promesse e “mea culpa” fatti dai tre ex sindaci, che hanno governato Capaccio Paeastum ininterrottamente dal 1995 al 2017, manca la risposta sulla questione politica più importante: siccome il vincitore sarà uno solo, cosa ne farete dei voti raccolti dopo la debacle elettorale? Cosa succederà ai vostri campi qual ora si andrà ad un prevedibile ballottaggio? Chi di voi accetterà “l’ingrato” ruolo di rappresentanza consiliare d’opposizione?
Queste domande rimangono, per il momento, sospese e sarà necessario essere chiari per non ripiombare in quel vuoto politico caratterizzato dell’assenza di una opposizione. E’ giusto spiegare agli elettori dove andrà il loro voto, qual ora non si raggiungesse il risultato sperato. E’ sacrosanto, inoltre, onorare la rappresentanza e far valere gli interessi dei propri elettori anche dai banchi consiliari che, come noto, sono la macchina e l’anima della politica locale.
Certamente i vari comunicati che incoraggiano all’unione e alla “pacificazione” tra i candidati locali denotano una sostanziale comunanza di idee ma anche una incombente paura del “forestiero”. Inoltre, questo stile di comunicazione al quanto esplicito, può degenerare in un “vasa vasa” velato che non produrrà altro che un inevitabile bipolarismo tra “quelli di prima” e Alfieri. Una mossa ovviamente rischiosa, anche se va dato atto che almeno su un punto sono abbastanza chiari: in caso di ballottaggio con lo “straniero” i tre si stringeranno a coorte. Forse sarebbe meglio una unione ufficiale tra i tre leader, in modo da riuscire a contrastare efficacemente l’ascesa di un Alfieri che, a quanto pare, ha ben 7 liste già pronte. Un fronte locale forte e compatto che potrà suggestionare l’animo patriottico dei capaccesi, anziché spacchettare i propri voti stendendo di fatto il tappeto rosso sulla via del ballottaggio all’ex sindaco di Agropoli. L’unico ostacolo sono i personalismi e le varie leadership sempre più idolatriate e mai messe in discussione dai propri seguaci. Ma, a volte, il bene del proprio territorio lo si fa anche facendo un passo indetro…