Non si placa il totonomi per gli aspiranti candidati per “Palazzo Città” a Capaccio Paestum. Il continuo brusio e movimenti sotto traccia, aumenta il clima di incertezza tra chi oggi si riconosce sempre più convintamente nel partito dell’astensionismo. Le interminabili dichiarazioni e cambi di casacca da prima repubblica, ma anche da seconda per la verità, denotano una distanza e uno scollamento dalla realtà sociale e politica che contraddistingue l’epoca in cui viviamo. Il sostanziale bipolarismo, che momentaneamente sembra veder protagonisti lo schieramento Marino e quello Sica, da una lettura di un paese retrodatato e incapace di rinnovarsi sia nelle idee che negli uomini che le rappresentano. Il primo è un grande ritorno, dopo molti anni di assenza dal municipio, che si accompagna con le vecchie glorie della politica che proprio non vogliono saperne di abbandonare la scena e il secondo, anche. La finta novità e il camuffato rinnovamento appaiono incompatibili con le esigenze dell’elettorato sempre più disorientato e che, come detto prima, si riconosce solo nell’astensione. Appaiono ossimori parole tipo “idee nuove” o “rinnovamento” pronunciate dai due attori politici che finiranno per presentare, molto probabilmente, lo stesso pacchetto, più o meno diversificato e meglio confezionato, di consiglieri che in questi anni si sono fiancheggiati, a momenti alterni, nell’assise comunale. E’ il “gattopardismo” bellezza. La dimostrazione, più formale che sostanziale per la verità, è stato il salto che ha compiuto, da un giorno all’altro, l’ex senatore Gaetano Fasolino il quale è passato dallo schieramento Sica a quello Marino palesando un auspicio di “collaborazione tra le due forze politiche” riconoscendo, involontariamente, una comunanze di idee e di visione politica.
Oltre al “Senatore”, Marino è fiancheggiato anche da Paolo Paolino che è già stato nominato nel suo staff. Il ritorno dei tre, che possiamo definire il sequel della “Belle Epoque”, è coincidente con la famosa e seguitissima intervista che hanno dato in diretta su Stile Tv dove, evidentemente, tutte quelle frasi di ammirazione, riverenza e anche un po nostalgiche del tempo che fu, sono state travisate come una ri-chiamata alle armi dalla vecchia legione. Anche perché, prima dell’intervista, di Marino non si parlava neanche lontanamente e Fasolino fino al giorno prima ero un fiero pretoriano del campo Sica.
Mentre l’Italia si è affacciata nella terza Repubblica a Capaccio Paestum si ritorna alla prima; siamo sempre in leggera controtendenza.
La continua speculazione retorica somministrata a colpi di comunicati stampa caratterizzati da frasi fatte e parole a “piacere” ci allontana dal pragmatismo, quanto mai necessario, in un comune in cui le cose da fare sono tante, forse troppe.
Le famose “palestre politiche”, di cui i due candidati parlano, sono nate solo dopo la caduta di Palumbo e, dunque, senza avere il tempo di creare un qualche tipo di percorso attorno ad un programma che avrebbe certamente coinvolto e interessato i cittadini, invece di avere una struttura politica debole che si attorciglia solo ed esclusivamente intorno al leader carismatico di turno che parla e detta la strada da seguire. E proprio le medesime “palestre” avrebbero “allenato” una nuova classe dirigente e fatto emergere le migliori energie del paese le quali potevano popolare le nuove liste. Insomma, la politica non la si fa solo alla vigilia di una campagna elettorale o con i comunicati stampa; altrimenti è logico che i candidati restano sempre i soliti noti e, tra l’altro, sempre meno “allenati”.
Va dato merito, sotto questo punto di vista, al movimento cinque stelle che, nonostante la sconfitta plateale raccolta alle elezioni 2017 che non ha permesso al movimento di entrare in consiglio, con Ernesto Franco (ufficioso candidato sindaco M5S) e il suo gruppo, è stato sempre presente praticando la politica concreta, facendo spesso le pulci al Sindaco, e dunque rappresentando l’unica vera opposizione all’amministrazione Palumbo sin dal suo insediamento. Insomma Ernesto, insieme al M5S, ha dei bicipiti da paura ma sono, purtroppo per loro, in inferiorità numerica.
Continuando sul filone del bipolarismo e addentrandoci nei meandri della politica, sembra che lo schieramento Sica stia rafforzando il proprio campo poiché potrebbe verificarsi una ri-unione, dopo le distanze iniziali, col fratello Franco Sica che pare stia pensando anche a questa eventualità. Questo darebbe certamente uno smacco diverso al fronte Sica, al netto dei risultati portati a casa dallo stesso Franco come assessore allo Sport, ma finirebbe per smentire tutto quello che è stato, sul piano politico, dal ballottaggio in poi. Insomma, il peso dei fatti, delle parole e dell’idea su come amministrare un Paese produrrà inevitabilmente un compromesso tra le due diverse anime politiche. Se poi il programma (che non c’è ancora) avesse una durata spalmata sui cinque anni di governo e fosse vincolato da un “contratto” (anticipato alla presentazione della candidatura dallo stesso Enzo Sica) nel quale si definiscono le linee guida e una minuziosa scaletta di priorità per il paese, probabilmente si potrebbero evitare eventuali scissioni future tra i due. Procedere a braccio vorrebbe dire perdere in partenza.
Una chiave di lettura potrebbe indurre a pensare che una possibile unione tra Enzo e Franco, sia il frutto dell’eco “Alfieri” in quanto, nonostante il suo nome a candidato sindaco sia diventato ormai di dominio pubblico, non ha mai smentito una sua possibile entrata in scena.
La sua scesa in campo sarebbe una specie di “Palumbo bis”, ovvero il rivoluzionario forestiero che si prende la scena contesa tra due vecchi arnesi della politica capaccese. Sostanzialmente avremo la cover delle elezioni 2017.
Alfieri è un altro leader carismatico, diverso da Palumbo ma comunque autoritario nelle sue decisioni e che di certo non approderà a Capaccio per mediare o pacificarsi con la politica locale. Sarà un altro tornado rivoluzionario dopo soltanto un anno e mezzo. E succedere all’esperienza Palumbo potrà essere il suo più grande ostacolo.
Lo scout di Alfieri potrebbe, forse, essere Laboratorio Politico il quale dovrebbe riconvincere gli elettori locali a dare fiducia al nuovo “leader forestiero” stando attenti a non ricadere in quella infatuazione da “fuoco di paglia” salvo poi svegliarsi dopo le elezioni e venire a spiegarci che “pensavo fosse amore ma invece era un calesse”. Come dicono a Brindisi “stateci attenzione!”
Il terzo incomodo, che di solito è quello che alla fine gode, serpeggia come uno spettro e potrebbe suggestionare inversioni a U e dietrofront clamorosi tra i diversi schieramenti, che finirebbero inevitabilmente per rafforzarlo ancora di più.
Il film “Palumbo” ci insegna che, per far breccia nel nostro elettorato, serve una dialettica chiara e precisa basata su un programma innovativo e concreto, il tutto accompagnato da una classe dirigente totalmente nuova capace di accattivare i tantissimi delusi e disgustati; ma ci insegna anche che un sindaco, una volta vinte le elezioni, non può permettersi di assumere un atteggiamento divisivo e invasivo(dentro e fuori il consiglio comunale) continuando all’infinito la campagna elettorale contro chiunque dissenta dal pensiero dominante. In altre parole senza calpestare, come direbbe Pansa, il sangue dei vinti.
In conclusione, il bipolarismo politico che possiamo definire certo (Marino-Sica), ci prospetta (sperando di sbagliare) il grande ritorno dell’ancien regime; che specula sui giovani e santifica gli anziani; che allude al rinnovamento ma ammicca alla stagnazione. Come cantava Checco Zalone “La prima repubblica non si scorda mai!”