Giuseppe Cafaro e i suoi amici hanno presentato lo scorso weekend la terza edizione d’attesa del solstizio d’estate negli orti del suo studio multimediale a Caggiano in via Morrone. Il 18 giugno alle 19:00 Enrico Baleri ha svelato il logo della manifestazione e ha raccontato ai presenti, a modo suo, l’ideazione e le relative suggestioni. Alle 19:30, invece, Giulio Iacchetti ha presentato il libro “Semplici formalità” insieme a Pasquale Caprio, Giuseppe Isoldi e Mario Scairato. Un racconto intriso di come flora e fauna dei nostri paesaggi domestici e urbani, esistono oggetti che ci sfilano sotto gli occhi ogni giorno: utili e umili, alcuni li troviamo ordinati nello stipetto del bagno o nella dispensa della cucina, altri sul tavolo di lavoro, per le strade oppure in giardino. Sono le “semplici formalità”, radiosi esempi di un design efficace senza compiacimenti stilistici né vanità. E proprio per questo iconici e senza tempo. Giulio Iacchetti ha scelto trentadue di questi oggetti piacevolmente minimi per rendere loro giustizia e celebrarne la forma. Lo fa attraverso le immagini, con scatti realizzati ad hoc, e attraverso le parole, raccontando le storie e le curiosità che stanno dietro agli scacchi Staunton, all’Arbre Magique, alle pedine del Monopoli o allo stecco del gelato.
Lo sguardo incantato del progettista si combina a quello divertito e brillante del fruitore, così che questi oggetti diventano di volta in volta protagonisti del suo vissuto quotidiano o dei suoi ricordi. Una dichiarazione d’amore e gratitudine a questi compagni familiari e gioiosi che con la loro perfetta semplicità hanno accompagnato nei decenni l’evoluzione delle abitudini di tutti noi. Una serata molto partecipata che ha veramente messo in evidenza l’importanza della riflessione e del dialogo. Domenica 19 giugno, la giornalista scrittrice Piera Carlomagno ha, invece, presentato il suo libro “Nero Lucano” con Maddalena Laluce e Pasquale Persico. “La vista che si presenta di fronte a Viola Guarino, anatomopatologa chiamata per un sopralluogo sulla scena del delitto, è orribile: un uomo con la testa spaccata, letteralmente, in due. È un ingegnere di origini lucane che da tempo abita a Varese, tornato al paese per affari. Ma quali affari? La sua efficientissima segretaria – e forse amante – ne ha perso per ore le tracce proprio alla vigilia di un accordo milionario. E la moglie Leda, che detesta la Basilicata, si mostra vaga fino al punto di essere sospetta – dice l’autrice del romanzo – le fin troppo sensibili «antenne» di Viola, un po’ scienziata e un po’ strega, colgono una tensione erotica più torbida rispetto a un semplice triangolo – o quadrato – extraconiugale. O forse si sta lasciando influenzare dal ritorno del sostituto procuratore Loris Ferrara, irresistibile e sfuggente come il giorno in cui si sono incontrati – e come il giorno in cui si sono lasciati? Prima che possa fare ordine tra prove, intuizioni e sentimenti, però, si scopre un nuovo cadavere. C’è stata un’altra vittima, prima dell’ingegnere. L’assassino firma i suoi crimini lasciando al suo passaggio tracce che sembrano sberleffi: una mappa del territorio fin troppo dettagliata, una pagina dalla Divina Commedia. Non c’è dubbio che colpirà ancora. Una Matera invernale e inquietante, di straordinario fascino tra tempeste e gravine, fa da sfondo a una corsa contro il tempo sulle tracce di un serial killer implacabile. Per inseguirlo, in sella alla sua moto, Viola Guarino dovrà attraversare diverse sfumature di nero: dentro e fuori dall’animo umano. Franco Morrone ha infine chiuso con Ugolino o del disperato dolor relativo al Canto XXXIII dell’Inferno.
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